Erano i primi di maggio quando insieme agli altri colleghi della stampa ci recammo alle Piane al Canale per assistere alle spiegazioni che il Prof. Zecchini ci fornì in merito all’enorme patrimonio archeologico che da secoli dormiva al riparo del bosco. Ci ritornai da sola, curiosa di riscoprire a mia volta quei graffiti sul granito a forma di pesce, insegne di una comunità paleocristiana, di cui aveva rivelato l’esistenza il Prof. Zecchini alla fine del campus di studio. Pensai fosse un posto perfetto per la preghiera, sebbene io non sapessi come si pregasse. Pensai che ogni segno là intorno parlasse di rispetto, per il Dio dei credenti, per gli uomini, per le felci e per i pesci. Mi chiesi perché la piccola comunità fosse nata proprio lì nonostante mille e cinquecento anni fa l’Elba risultasse raramente abitata. La risposta la trovai subito, girando lo sguardo a 360 gradi. Non mancava proprio nulla, era tutto al suo posto: era a misura del Dio dei credenti, degli uomini, delle felci e dei pesci scolpiti nella pietra. E’ questo ciò che abbiamo perso.
piane al canale 1