Uno dei personaggi-capolavoro di Totò è fuor di dubbio Antonio La Trippa, candidato n. 47 del fantasioso Partito della Restaurazione, che cerca con arti da pecoreccio persuasore occulto (meraviglioso il reiterato "Votantonio!" notturno con squillo di tromba e poi con un imbuto usato come megafono per convincere gli sbeffeggianti coinquilini) di soddisfare la propria ambizione. Ma poi Antonio La Trippa, essendo una persona sostanzialmente onesta, accortosi di essere uno strumento decisivo per i disegni di una banda di porconi corrotti, non esita a sacrificarsi sulla piazza di Roccasecca denunciando tutto nella catarsi di un comizio finale e urlando: "Non votate per me!" sotto una pioggia di ortaggi. Orbene facendo tirare un sospiro di sollievo a quanti eventualmente temessero che ci lanciassimo in parallelismi elbani sull'epilogo della storia di Totò, magari (che sappiamo?) ipotizzando che dietro il fuoco sacro del richiamo alla missione amministrativa potrebbero celarsi interessi tuttaltro che limpidi come acque di polla, limitiamoci ad osservare quanti "Votantonio" si sentono risuonare nei chiassi, nei vicoli e nei carugli osservando parimenti che il cittadino medio (chiamiamolo con un nome di fantasia: Elbano Dello Scoglio) fino ad oggi ha capito benissimo che c'è uno stuolo di petenti il suo voto, che però non ha ancora chiarito perché si dovrebbe votare Antonio La Trippa in luogo di Benedetto Mallegato o Domenico Coratella. Al povero Elbano Dello Scoglio sono state proposte fino ad ora quando andava bene delle fumose (ed in taluni casi pure contraddittorie) dichiarazioni d'intenti, innovative idee di governo poche, percorsi di programmi partecipati punti. Elbano Dello Scoglio ha fino ad oggi l'impressione di avere alla porta una fila di questuanti che sventolano dei rettangoli di carta che attendono la sua firma. Trattasi di cambiali
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