C’era un luogo all’Elba dove al solidarietà era di casa, e così l’amicizia e una cultura vivace rivolta al sociale e all’analisi critica della realtà in cui viviamo, con spinte propositive e obiettivi concreti. Quel luogo, a Lacona, ha ospitato per anni giovani provati dalla devastante esperienza della droga, bisognosi di aiuto per ritrovare la strada di una vita piena e dignitosa. Lì essi hanno incontrato persone capaci di coniugare professionalità e competenza con una eccezionale sensibilità umana. “Gli sposi di Lacona”, come amava chiamarli affettuosamente il cardinale Angelo Comastri, quando era vescovo della nostra diocesi, Marta e Stanislao Pecchioli, non sono solo due operatori sociali che dirigono una delle comunità di Exodus di Don Mazzi, ma sono stati anche madre e padre di tanti giovani che, grazie al loro impegno, attraverso lo studio, il supporto psicologico, il lavoro, lo sport – la vela in particolare – hanno sperimentato vite sane e forti di vivere la loro giovinezza. Amico della Comunità, ed in particolare di Marta e Stani, era don Sebastiano, il compianto direttore della Caritas diocesana e così don Mario che puntualmente frequentava la Comunità, e molte persone, elbani e non, spesso giovani, studenti, volontari, famiglie, amavano fermarsi alla “Vecchia Trebbia”, dove accoglienza e ospitalità si respiravano insieme col profumo del rosmarino. Queste mie parole vogliono essere un invito a tutti, cittadini, amministratori, chiesa locale, a riflettere seriamente anche sull’impoverimento culturale e sociale che potrebbe subire il nostro territorio dalla definitiva chiusura delle comunità Exodus “L’uomo non vive di solo pane…” e forse, in un’iola impregnata di turismi, piuttosto povera di stimoli sociali, di occasioni di solidarietà, di attenzione all’ambiente, è necessario più che mai proteggere l’esperienza di Exodus. A questo fine si è attivato con concretezza e tempestività il consiglio comunale di Portoferraio che, con delibera unanime del 25 febbraio, ha impegnato l’amministrazione comunale a mettere a disposizione della comunità di don Mazzi un’abitazione con terreno circostante. Efficace aiuto è venuto anche dal vescovo che ha offerto, temporaneamente, accoglienza e ospitalità ai giovani e ai loro responsabili presso la casa diocesana del Cavo. Ma non è sufficiente. Occorrono molte risorse perché la Comunità Exodus possa ripartire, sia pure in un luogo diverso dalla Vecchia Trebbia di Lacona dove tanto lavoro era stato portato avanti negli anni. Solo se in molti daremo una mano, trovando i modi e i tempi per farlo, la Comunità potrà collocarsi anche altrove e prosperare nel segno dell’umanità, della cultura solidale e del rispetto dell’ambiente e potrà riproporre l’esperienza vissuta con nuovo slancio e sicurezza, al di là di ogni rimpianto e amarezza. Con grande stima e amicizia nei confronti di Marta e Stanislao Pecchioli.
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