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Controcopertina: Marketing etico anche all'Elba... perchè no?

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 19 marzo 2009

Alla fine degli anni ’80, in pieno boom di espansione pubblicitaria, erano da poco nate le televisioni private, abbandonai il magico ed effimero mondo della “Milano da bere”. Da qualche tempo provo grande compiacimento nel nuovo corso della “comunicazione etica”, negli anni ’80 completamente assente ad esclusione dell’allora neonata Pubblcità Progresso. Con quanto segue propongo al lettore qualche utile spunto di riflessione. Recentemente il Corriere della Sera ha dedicato due intere pagine alla comunicazione e al riposizionamento su temi ecologici e ambientali di molti prodotti industriali e di largo consumo. Montature di occhiali ricavati da plastiche riciclate oppure telefonini a batteria solare e persino le case automobilistiche sono dovute correre anch’esse ai ripari, il bene che produce più inquinamento durante il proprio impiego ha costretto chi lo produce, complice la crisi finanziaria internazionale, a ripensarlo finalmente non più in termini di cavalli erogati o di prestigio nel possederlo, ma per quanto poco consumi e inquini. Eureka! Sul Magazine del Corriere del 12 marzo 2009, a pagina 92 e 94, compaiono due annunci consecutivi in pagina destra di una nota marca di tè. Queste 2 pagine non esaltano direttamente le caratteristiche organolettiche proprie del prodotto come il sapore, il profumo, l’utilizzo di miscele pregiate o la convenienza; parlano invece dell’impegno della compagnia a utilizzare tè coltivato avendo cura dell’ambiente e dei lavoratori delle piantagioni. La compagnia spiega che si è presa a cuore l’istruzione dei figli dei 18.000 dipendenti in Kenya pagandone le spese scolastiche. E’ appena iniziata una campagna pubblicitaria televisiva di una famosa acqua minerale, non si parla dei suoi effetti diuretici ma si spiega la collaborazione con l’Unicef per il finanziamento della costruzione di acquedotti in Africa. Finita l’era del consumismo cieco e dell’economia virtuale? Speriamo. La paura presa nel settembre 2008 da tutti i colossi industriali e finanziari mondiali ha reso chiaro che il “mercato” troppo libero provoca troppi guasti e che forse qualche regola, anche etica, si debba adottare per evitare guai maggiori in futuro. Oggi è diventata una scelta imposta da diverse situazioni internazionali e ambientali dover parlare di ambiente, ecologia, etica degli affari e diritti dei lavoratori nella comunicazione pubblicitaria. Qualche azione filantropica o ecologica potrà sembrare forzata, ma fortunatamente ci sono virtuosi esempi che lasciano ben pensare su questo recente massiccio corso del marketing Esistono sinceri antesignani in questo ambito di posizionamento e comunicazione. Quello che conosco meglio è quello di una ditta di indumenti sportivi, perché ne ho visitato la sede in California e ne ho letto persino citazioni in saggi di amministrazione aziendale e come esempio di eccellenza nella gestione delle risorse umane. Questa azienda offre da quasi 40 anni ai dipendenti degli uffici di Ventura contratti di lavoro a orario flessibile, ha cura dei loro figli ed è considerata una delle migliori aziende al mondo dove una mamma possa lavorare e fare carriera senza togliere attenzione alla propria prole. Questa azienda è stata la prima al mondo a confezionare capi sportivi ricavati da fibre di plastica riciclata o a utilizzare solo cotone coltivato biologicamente per produrre pantaloni, camicie o T-shirt. La missione di questa azienda è produrre capi da tempo libero per viaggi o escursioni, ed è apparso sin troppo ovvio al suo fondatore che senza natura o tempo libero non esisterebbe un mercato per i suoi prodotti. Ha cominciato subito a dare il buon esempio attraverso la cura dell’ambiente e il religioso rispetto dei diritti del lavoro dei propri dipendenti e dei lavoratori dei fornitori terzi. Ma è possibile adottare questi esempi di comunicazione e posizionamento per le aziende elbane o per l’Elba intesa come “sistema di aziende”? Dato che viviamo in un’isola che “vende ambiente e natura per il tempo libero” e offre “ospitalità” a chi viaggi la risposta è affermativa. I nostri affari sono vincolati al fatto che ci sia sempre gente che abbia maggior tempo da passare nella nostra natura da mantenere e curare. Occorre chiaramente non solo fare affermazioni di intenti ma perseguire veramente dei programmi comuni di azione fissati da protocolli di intesa tra imprese, enti, istituzioni e associazioni. Un proto-esempio elbano da poter citare ancora una volta come “progetto tipo” fu l’accordo tra Albergatori e Legambiente che prese il nome di “Elbambiente”. Un protocollo di 10 punti adottato dagli alberghi isolani. Un altro esempio ancora incompiuto, ma sempre attuale e percorribile, è il programma “Elba Bellezza Solidale” che fu appena abbozzato con i primi risultati di aiuto dati alla prestigiosa Fondazione Piero e Lucille Corti Onlus con sede a Milano, dedicata al funzionamento del più grande ospedale caritatevole dell’Africa equatoriale a Lacor in Uganda.. Perché non ripensare a cosa iniziammo a fare come precursori in questo ambito di comunicazione ambientale ed etica proprio all’Elba. . La sensibilità collettiva nazionale e internazionale ai temi ecologici e umanitari è notevolmente cresciuta, il mondo industriale e commerciale sta adottando sempre più diffusamente azioni di Cause Related Marketing.. Perché non riprovarci all’Elba in modo più organico e convinto? La cosa è fattibile dato che varie aziende già operano con tali finalità seppur ognuna per proprio conto, come il Consorzio di alberghi Costa del Sole, e l’azienda Profumi dell’Elba a sostegno dell’ambiente. Ben 2 tra i più grandi eventi sportivi elbani hanno anche finalità benefiche coinvolgendo migliaia di iscritti nella raccolta di fondi a scopi umanitari in Africa. Un altro evento è legato a Telethon. La Moby ha sostienuto un progetto umanitario tramite un programma di Joint Fund Raising a bordo delle proprie navi. Siamo stati capaci di azioni virtuose da decenni, eppure in pochi lo percepiscono. Dovremmo comunicare questi progetti in maniera strutturata in merito ad argomenti così attuali inerenti la Responsabilità Sociale d’Impresa, un tema non certo nuovo ma sicuramente in forte crescita.


elba bellezza solidale marketing etico

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