La terribile tragedia di Ragusa, dove un branco di cani ha aggredito varie persone ed ucciso un bambino di 10 anni, ha i suoi veri responsabili negli amministratori che, in totale dispregio delle leggi nazionali e regionali, non realizzano le strutture comunali destinate ad accogliere gli animali abbandonati. Il disgraziato al quale erano stati affidati 50 (!) cani inselvatichiti è, giustamente, colpevole di una serie di reati gravissimi che hanno prodotto il dramma finale, ma ugualmente colpevole è chi ha deciso di dare in custodia a quella specie di troglodita animali potenzialmente pericolosi, che hanno perso il rapporto con gli umani, affamati, ammalati, nutriti con le carcasse dei loro compagni morti. Alcuni anni fa anche all'Elba si è sfiorata una tragedia simile a quella siciliana. Un branchetto composto da animali abbandonati, ma anche da cani di proprietà lasciati liberi, si era stabilito nella zona collinare tra Procchio e la discarica di Literno. Si era sparsa la voce, anche perché in quella zona passa una strada sterrata frequentata da ciclisti, motociclisti e cacciatori, ma nessuno aveva preso iniziative. Un giorno un gruppo di ragazzini in bicicletta fu aggredito dal branco; per fortuna, a parte un paio di morsi e qualche caduta, i ragazzi riuscirono a fuggire. A quel punto, vista l'inerzia istituzionale, qualcuno decise di risolvere il problema. Nell'arco di qualche giorno i cani sparirono, giustiziati, sembra, a fucilate. Fatti degni di realtà socioeconomiche incompatibili con la nostra presunzione di civiltà, ma cronaca quasi quotidiana in un paese, l'Italia, che rinuncia a controllare e gestire i problemi e si limita ad affrontarne le conseguenze. Se all'Elba non si sono più verificate situazioni così estreme è solo per merito del volontariato che ha coperto le mancanze di ASL e Comuni in materia di accoglienza e cura dei randagi. Ma l'impegno non è sostenibile a tempo indeterminato e con le risorse a disposizione. L'unico perno intorno al quale si può innescare quel processo di sensibilizzazione che porta ad una efficace prevenzione del fenomeno dell'abbandono e del randagismo è il canile. Sapere che in Italia ben 1600 comuni, per la maggior parte nel sud e nelle isole, sono fuorilegge riguardo alla realizzazione di strutture di accoglienza non può essere un alibi, né una giustificazione per chi ha tentato (e forse ci prova ancora) di boicottare (più o meno scopertamente) o ritardare la costruzione del Canile Comprensoriale. Il Presidente dell'Unione dei Comuni ed il Sindaco di Capoliveri ci hanno per l'ennesima volta confermato la piena volontà politica di realizzare questa importante opera pubblica. Di chi sono allora le responsabilità per le inefficenze, le perdite di tempo, gli iter amministrativi dilatati a dismisura? A distanza di quattro anni dalla scelta di Colle Reciso non è stato ancora depositato a Capoliveri il progetto definitivo; la sensazione è che stiamo rivivendo una commedia già vista, quella del Canile di San Martino, dove tutto fu bloccato in dirittura d'arrivo, con la giustificazione di una raccolta di firme. Gli amministratori responsabili di tale scelta scellerata, che dal 2002 ha privato l'isola di una struttura di accoglienza, sono stati poi travolti, per altri motivi, da una bufera giudiziaria che ancora non si è esaurita. Interessi privati? Opportunismi politici? Abbiamo il dubbio che qualcuno, per un utile personale, privi la comunità intera di un diritto obbligatorio per legge, chiesto per anni ed a gran voce da migliaia di elbani. E' possibile che all'Elba viaggino su corsie preferenziali solo le autorizzazioni per residences e speculazioni edilizie varie? Noi non ci stiamo. A questo punto chiediamo risposte pubbliche e chiare sui tempi di realizzazione del canile. In particolare chiediamo che sia rilasciata la concessione edilizia e parta l'appalto per l'assegnazione dei lavori prima della scadenza elettorale di giugno. In mancanza di date certe annunciamo fin da adesso una serie di iniziative pubbliche ed azioni legali tese a denunciare, a livello locale e non, le mancanze di chi, sul piano tecnico o politico, possa essere sospettato di inadempienza e inosservanza delle leggi dello stato.
cane in gabbia