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Controcopertina: L'oltraggio come assenza di linguaggio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 11 marzo 2009

Ci stiamo abituando ad un’aggressività latente che talvolta si manifesta in episodi poco edificanti ai danni di singole persone ma anche di cose, con un accanimento motivato o … spesso anche immotivato. Leggendo sulla stampa della brutta vicenda capitata a Marina Aldi, la brava guida del Parco Nazionale che opera all’Isola del Giglio, si rimane senza parole. Un mattino come un altro, vicino a casa, ha trovato la sua auto marcatamente sfregiata da un grosso blocco di granito trasportato da lontano e, con intenzione e forza, scagliato sul parabrezza. Un gesto chiaro in un’isola dove tutti si conoscono, specialmente fuori stagione estiva. In un paese dove lei può avere amici, solidarietà e certamente anche antagonisti, vista la sua sincera posizione di ambientalista a difesa del patrimonio della sua splendida terra, quale è il significato di questa iniziativa? Il chiacchiericcio e le illazioni non ci servono per cercare una risposta, perché la vera domanda è un’altra. Perché si usa l’oltraggio come linguaggio? Il linguaggio dell’offesa diretta e premeditata è stato utilizzato con la certezza che vi sarà silenzio, anche da chi non vorrebbe che accadessero queste cose. La vicenda si può chiudere in breve attribuendogli il valore di un conflitto locale e di un avvertimento che rimangono tutti addosso alla persona nel silenzio più tranquillo dei tanti. Con questa stessa sicurezza di agire nel silenzio e di procurare altrettanto silenzio, altre persone, forse lo stesso tipo di figure, si accaniscono sulle strutture pubbliche, imbrattando cartelli appena posizionati, rompendo panchine e distruggendo i cestini per i rifiuti, scaricano immondizie, abbandonano a terra con naturalezza sia gli scarti ingombranti che più piccoli rifiuti come cartacce e cicche di sigaretta lanciate spesso dal finestrino dell’auto, per insipienza, per desiderio di oltraggio, per un pauroso vuoto interno,. Nel caso di Marina la storia personale ha destato un po’ di attenzione poi torna il silenzio. Nel caso degli atti vandalici ai danni dei beni pubblici l’effetto paradosso è che la gente se la prende poi con l’Ente pubblico che non aggiusterebbe, non pulirebbe, non farebbe niente per il decoro. La cultura della responsabilità, la manifestazione di atti di coraggio, la solidarietà della comunità di appartenenza (considerata il vero antidoto al crescente isolamento interpersonale) ed infine la lealtà nel confronto tra portatori di opinioni diverse, sono assorbite in un assordante silenzio coperto da un vociare scomposto. Il silenzio purtroppo demolisce la socialità e può facilmente prevalere il ricorso all’anestesia dello stordimento. Di fronte agli atti incivili la vera risposta è la solidarietà, il lato umano ci riguarda molto da vicino e una maggiore convivialità può guarire le solitudini e curare l’indifferenza, aiutandoci a trovare uno stile di vita più autentico e una motivazione positiva a perseguire la bellezza e la fiducia piuttosto che l’imbruttimento e la degenerazione. Mario Tozzi e Franca Zanichelli Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano


atto vandalico Aldi giglio 2009

atto vandalico Aldi giglio 2009