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Regione: Investire sulle case popolari, un dovere rispondere alla crisi

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 08 marzo 2009

Firenze Dopo la presentazione della proposta di legge sull'edilizia residenziale pubblica l'assessore regionale alla casa Eugenio Baronti, ribadisce il valore delle scelte operate dalla giunta. «Molti organi di informazione - osserva Baronti - hanno concentrato l'attenzione sulla questione delle vendite sostenendo che la scelta operata dalla giunta regionale sia ideologica e sbagliata. Ma la proposta di legge approvata dalla giunta non è questo, è una riforma che vuole far voltare pagina alla Toscana, vuole dare risposte rendendo efficiente il sistema, risparmiando anche molte risorse sui costi di gestione e sulla burocrazia. Sopratutto vuole dare nuovo valore all'edilizia sociale.» Baronti replica anche a chi accusa la Regione di immobilismo. «Mi meraviglia – ribadisce – la pratica dello scaricabarile, che vuol fare della R egione il capro espiatorio della situazione. La Regione non ha tenuto nulla nei cassetti. La responsabilità di una certa politica, che ha dominato per anni, pensando che il problema della casa fosse risolto e che fosse inutile costruire nuovi alloggi popolari, è evidente. C'è stata una sottovalutazione degli effetti sociali della precarizzazione del lavoro e la caduta di sensibilità sociale tipica di questi ultimi decenni ha fatto sì che i progetti di edilizia residenziale sparissero quasi dappertutto dalla programmazione dei Comuni.» Quanto alla questione delle vendite Baronti replica. « Vorrei precisare che i diritti acquisti dagli assegnatari che intendono acquistare le case a suo tempo messe in vendita non saranno toccati. Laddove invece non vi siano diritti acquisiti, e visto che il piano di vendite è partito da ormai 15 anni, crediamo sia giusto operare dei correttivi. E questo &egr ave; il senso delle disposizioni contenute nel testo approvato». L'assessore ricorda quali sono. «Nella bozza approvata le vendite di alloggi popolari saranno possibili solo in determinati casi, alla condizione che non si depauperi il patrimonio pubblico e con nuovi meccanismi per la determinazione del prezzo, che deve essere “scontato”, ma non irrisorio. Finora infatti - ricorda Baronti – sarebbe più corretto dire che gli alloggi popolari sono stati svenduti, molti al prezzo di una automobile, circa 20 mila euro. E allora, a chi dice che abbiamo compiuto una scelta ideologica, domando: è giusto questo? E' giusto che per avere 1 nuova casa se ne dabbano vendere 5? E' giusto che dopo qualche anno gli alloggi che sono stati costruiti con soldi pubblici finiscano sul mercato degli affitti privati con canoni da 6-700 euro? O che dopo 10 anni vengano venduti a prezzi 10 volte superiori al prezzo di acquisto? N on voglio generalizzare – precisa – perchè non sempre è così, ma sono comunque migliaia le case costruite con soldi pubblici che oggi sono sul libero mercato«. Infine gli investimenti. «Abbiamo deciso la sospensione delle alienazioni per fare una ricognizione del patrimonio e delle risorse. E questa ricognizione è stata faticosa ma anche fruttuosa. Abbiamo già assegnato circa 120 milioni di euro e altri 130 saranno assegnati a breve con misure straordinarie. Fanno 250 milioni che serviranno per costruire case e per recuperare il patrimonio pubblico e assegnarlo a chi ne ha diritto e bisogno. Una volta approvata la legge, grazie al fondo unico regionale sulla casa, finanzieremo un piano casa da 350 milioni. Credo – conclude Baronti – che sia sotto gli occhi di tutti come la crisi economica e sociale imponga il dovere di cambiare e di dare risposte a quanti hanno bisogno di un tett o, che è un diritto primario. Questo è il motivo, altro che ideologia, che ci ha spinto a riportare in primo piano nell'agenda politica il tema della casa, che per troppi anni era stato trascurato. E questa è la sfida, rispondere all'emergenza e alla crisi, che abbiamo accettato con la nuova legge»


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