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Dei delitti (del bullismo) e delle pene (scolastiche)

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 21 febbraio 2009

La scuola e il bullismo I recenti episodi accaduti fuori e dentro la scuola, anche se ancora da accertare e verificare (attenti alla diffusione di presunte notizie), spingono ad alcune riflessioni. La violenza a scuola c'è sempre stata, dicono in molti, ma se anche è vero, certo vanno analizzate le differenze rispetto al passato e sicuramente va moltiplicato l'impegno collettivo per dare una risposta condivisa e se possibile attivare strategie di prevenzione al fenomeno. Rispetto al passato assistiamo ad una spettacolarizzazione della violenza che porta ad una conseguente assuefazione, ad una sottostima della portata e della gravità degli atti violenti, ad una gratuità degli stessi, fino a fenomeni di voyerismo ed emulazione, specialmente da parte di quei soggetti più sensibili e privi di difese, come bambini e adolescenti, lasciati soli davanti alla tv, a internet, a videogiochi estremi e diseducativi. Se da una parte culturalmente certa violenza non è più tollerata come fino a qualche generazione fa, dall'altra se ne imbottiscono cuori e cervelli con leggerezza e poi non si hanno strumenti condivisi e definiti per dare delle risposte. Così, mentre un tempo tutto il mondo adulto era compatto almeno nei metodi da adottare per contrastare certi atteggiamenti, oggi può succedere che bambini prepotenti a scuola siano tranquillamente difesi dai genitori e che non si stringa quel patto educativo tra famiglia e scuola che tanto gioverebbe a tutti. E' vero che la prima prevenzione avviene in famiglia (quale tipo di famiglia?), però sicuramente anche la scuola ha il compito-obbligo di offrire un ambiente accogliente e sicuro agli studenti e deve dotarsi di strumenti efficaci per affrontare questo fenomeno con decisione, senza drammatizzare, ma anche senza minimizzare. Anche se è ovvio che la scuola da sola non non è in grado di reggere l'urto di certe situazioni radicate e resistenti al cambiamento, questo non la esime tuttavia dal ricercare incessantemente delle tipologie di intervento sempre più adeguate. Spesso insegnanti e genitori sono parzialmente ignari degli incidenti prodotti dal bullismo e tendono a minimizzare episodi gravi senza intervenire, lasciando soli i bambini e i ragazzi di fronte alle vessazioni e alle prepotenze di alcuni. La prima regola per gli insegnanti, categoria di cui faccio parte, è non restare indifferenti, perché altrimenti i bulli si rafforzano nell'idea di poter dare sfogo ai propri impulsi e gli altri nel subire, nell'adeguarsi passivamente. Il mancato intervento degli adulti nelle situazioni di una certa gravit� produce danni sia nel breve che nel lungo periodo, tanto che in alcuni casi la violenza può arrivare a pervadere le relazioni tra compagni, se certi comportamenti non vengono ostacolati e sanzionati. Gli insegnanti debbono prestare attenzione a ciò che avviene tra coetanei: un buon osservatore si accorge delle situazioni, di chi è escluso, di chi è prepotente, di chi subisce. Senza diventare iperprotettivi, occorre bloccare sul nascere certi comportamenti perché far rispettare limiti e regole di convivenza è necessario oltre che educativo. I bambini e i ragazzi si aspettano che gli adulti reagiscano e mostrino di avere il controllo della situazione. Si aspettano che gli adulti li difendano dai loro stessi impulsi indicando appunto regole e limiti. Regole e limiti che loro testano continuamente, ma anche questo fa parte dell' apprendimento. I ragazzi vanno ascoltati e capiti, hanno diritto a molte attenuanti, ma non riconoscergli alcuna responsabilità non li aiuta, anzi li priva di un'occasione per maturare e molti psicologi sono d'accordo nell'affermare che nel rapporto con il singolo è proprio sulla responsabilità individuale che bisogna puntare. E per quanto riguarda le sanzioni, si può affermare che la sanzione educativa non è mai una contro-violenza, non ha carattere vendicativo, non umilia, non è una rappresaglia. E' un mezzo e non un fine. Può servire a far comprendere ai soggetti interessati che cosa la comunità di aspetta da loro. La sanzione educativa attribuisce a ognuno la responsabilità dei propri atti e fornisce un risarcimento alla vittima, ristabilendo l'equilibrio che è stato alterato. Può anche capitare che non sempre si riesca a chiarire fino in fondo tutti gli aspetti di un episodio di bullismo, ma in una comunità la presenza di regole uguali per tutti è garanzia di giustizia, sancisce la preminenza della legge, non del singolo. Detto tutto questo torno ad un vecchio cavallo di battaglia, e cioè all'importanza di avere uno psicologo scolastico che aiuti con la propria esperienza e la propria visione "esterna" gli alunni, i genitori e il personale scolastico ad individuare precocemente le situazioni a rischio e ad adottare quelle metodologie educative di ascolto ed empatia che aiutino gli alunni ad acquisire anche competenze di vita sociale e di relazione, fondate sul rispetto e l'accoglienza che portano alla gioia della condivisione.


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