Non credo che la crisi del PD, sia solo crisi della leadership, è crisi di progetto politico. Intendo per progetto politico non tanto gli obbiettivi originari e generali: grande forza riformista, democratica, a vocazione maggioritaria o il programma e proposte varie elaborate in questi mesi, bensì l’insieme dell’armametario culturale ed organizzativo, che avrebbe dovuto consentire al progetto di mettere le gambe, di radicarsi effettivamente nella “carne” e nel sentire comune della società italiana. La profonda crisi economica e sociale indotta da una globalizzazione selvaggia, governata da forze e logiche speculative, si sta rivelando in tutta la sua carica dirompente e catastrofica. Ingiustizie, insicurezze, emarginazioni e conflitti sociali colpiscono non solo i paesi poveri come l’Africa, ma anche i paesi ricchi e sviluppati come l’America. La crisi ha trovato origine nel defecit di governo e controllo democratico dello sviluppo, sia a livello mondiale, sia nei contesti nazionali. L’egemonia è stata di quelle forze, principalmente della destra dei paesi sviluppati, che hanno spinto sul cosidetto “Lasser fair”, sul mercato che da solo avrebbe distribuito, secondo meriti e bisogni effettivi, le ricchezze ed i beni prodotti. Così non è stato, anzi il modello distributivo attuato ha visto l’aumento della ricchezza nelle mani di sempre più pochi ricchi e l’aumento della povertà e del numero dei poveri, anche nelle nostre ricche società, e di milioni di esseri umani migranti e abbandonati nelle periferie urbane. Questo globale modello di ingiustizia sociale produce un altro immane danno che è quello ambientale, anch’esso globale, con uno sfruttamento così intenso degli abitat naturali da modificarne le condizioni climatiche e biologiche della riproducibilità di questi. Ora un partito, anche se nuovo nella forma, non può misurarsi con questi problemi privo di un background culturale, già radicato nella coscienza e negli orizzonti ideali delle persone, come portato positivo di esperienze passate e vissuti che mantengano ancora vivacità e capacità di suscitare passioni, speranze ed impegno. Nella storia italiana ed in quella europea questo background è rappresentato, pur con limiti e ritardi, dalle forze del socialismo democratico europeo e dal cattolicesimo democratico. Aver pensato di prescindere da questo background storico del socialismo democratico europeo, rincorrendo culture e modelli “nuovisti”, o terze vie tra quelle del partito democratico americano e partito laburista inglese, ma privi di collegamenti con i contesti storici europei ed italiani, ha allontanato il nascente PD da quelle culture fondamentali e reali, dalle quali trarre forza ed innovazione. Il PD si è dimostrato privo di anima e di un vero progetto alternativo, perché incapace di stare dentro questo background politico e culturale: il mondo dei lavoratori, dei disoccupati e della produzione, il mondo dei diritti civili, della parità e della solidarietà, delle libertà personali, della laicità democratica e socialità dello Stato. L’egemonia delle culture della destra si è avvalsa di questa deficienza per affermare i propri modelli e la propria forza elettorale. Il cammino può essere ripreso ripartendo dalla storia, dalle radici e dalla memoria, guardando e rispondendo comunque ai bisogni ed alle speranze di oggi.
PD logo più grande