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Giorno del Ricordo, Amadio e Majoli: Non accettiamo commemorazioni a metà

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 11 febbraio 2009

«In occasione del Giorno del Ricordo, crediamo sarebbe stato opportuno che a Livorno si fosse tenuta una seduta solenne del Consiglio comunale, soprattutto dal momento che anche molti livornesi che si trovavano per vari motivi sul confine orientale sono stati infoibati dai comunisti di Tito. Di certo il Comune di Livorno non se la può cavare con un convegno, per di più di parte». «Non esistono morti di serie A e di serie B, anche se per una certa sinistra gli italiani infoibati sono dei morti scomodi. Ciò non giustifica tuttavia né i silenzi, né i mezzi silenzi e neanche il fatto che le istituzioni, come il Comune di Livorno o il Consiglio comunale, non commemorino in modo adeguato questa ricorrenza». «Del resto vi è una legge nazionale che, nell’istituire il 10 Febbraio come Giorno del Ricordo, manifesta la volontà del legislatore di dare riconoscimento a dei nostri connazionali, a dei nostri concittadini addirittura, che sono stati martoriati, vilipesi e poi uccisi per il solo fatto di essere italiani. Anche il Sindaco Cosimi è italiano. Anche l’Assessore alle Culture Guantini lo è. Anche solo per questo, riteniamo dovrebbero dimostrare una sensibilità più accentuata verso i fatti accaduti». «Ormai sono molti i comuni e le città governate dal centrosinistra che hanno intitolato vie o piazze ai Martiri delle Foibe. E non ci soddisfa la risposta di Guantini quando afferma che da parte della giunta comunale il via libera all’intitolazione c’è stato, ma che ad oggi manca la strada da intitolare. Stiamo freschi, se aspettiamo che venga individuata una strada nuova». «No. La verità è che, se ci fosse la volontà politica di dare il giusto riconoscimento alle vittime delle foibe, allora si troverebbe non solo una strada, ma per lo meno un luogo, un edificio pubblico, una scuola, una biblioteca… Il problema è che questa volontà politica non c’è». «L’ipocrisia non è ammessa. Meno che mai in questo ambito».


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