Il Presidente Tozzi e la Direttrice Zanichelli a nome del parco dell’Arcipelago sono intervenuti sul documento congressuale di Federparchi. Lo hanno fatto –e non è la prima volta- con estrema franchezza e chiarezza invitando l’associazione dei parchi a denunciare senza timori e diplomatismi una realtà preoccupante e dare le risposte giuste. Nella lettera si è preso spunto anche da qualche termine usato nel documento congressuale, ‘I parchi a misura di futuro’, che si presterebbe a interpretazioni ambigue ed anche pericolose come ‘sfruttamento’ delle aree protette. Del resto il termine presenta la stessa ambiguità se riferito anche più in generale all’ambiente. La preoccupazione è che specie in tempi difficili e di crisi come quelli che stiamo vivendo a farne ancora una volta le spese sarebbero l’ambiente e più specificamente anche le aree protette. La preoccupazione è sicuramente legittima visto che anche in tempi di vacche grasse non è che ci sia sempre sbracciati più di tanto a favore dei parchi e di efficaci politiche ambientali. Allarme che si accresce comprensibilmente a fronte del tentativo sfacciato di valutare il ruolo e la funzione dei parchi in base a dei presunti ‘introiti’, una sorta di conto della serva a cui Tozzi e la Zanichelli contrappongono correttamente il ‘valore’ incommensurabile per il paese di politiche che tutelino le nostre bellezze, il paesaggio, la natura. Ma su questo credo che Federparchi non la pensi – e non da ora- diversamente. Se qualche termine del documento si teme possa prestarsi ad equivoci non credo sarà difficile precisarlo meglio e correggerlo. Va semmai raccolto l’invito e la sollecitazione a Federparchi ad una presenza che non lasci spazi a sortite peregrine che vanno sempre rintuzzate con forza e determinazione in nome non di tattiche politiche ma di un ruolo istituzionale pari a quello dell’ANCI, dell’UPI e dell’UNCEM. Che questa esigenza sia particolarmente avvertita da un Parco come quello dell’Arcipelago che è stato così a lungo sulla graticola e non ne è ancora del tutto uscito per quanto riguarda l’area marina, è comprensibile e da condividere. E Federparchi credo ne terrà conto. La lettera di Tozzi e Zanichelli esprime anche qualche riserva sul documento laddove si parla della necessità di ‘sburocratizzare i parchì’. In effetti appare impresa improba sburocratizzare –tanto per fare un esempio non scelto a caso- delle aree marine protette, che non hanno neppure gli occhi per piangere. Ma non è che anche a terra le cose presentino situazioni tali da far pensare a schiere di ‘fannulloni’ che si stanno girando i pollici in attesa di un Brunetta di turno. Gran parte dei parchi ha piante organiche striminzite – quando le ha- e quelli nazionali anche con una vigilanza che dipende da altri. Qui effettivamente più che sburocratizzare i parchi va finalmente sburocratizzata la politica del ministero. E di questo sicuramente si discuterà anche al prossimo congresso. Infine una rapida notazione a proposito delle privatizzazioni a cui la lettera risponde peraltro efficacemente, e cioè che questa è stata perseguita con cocciutaggine per quanto riguarda i musei con risultati che come spesso ci ricorda Settis sono penosi. Pensare che questa cura possa andar bene per i parchi più che sbagliato è ridicolo.
Enfola Ginestra