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In democrazia anche E. Fede e M. Giordano hanno diritto alla parola

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 22 gennaio 2009

In democrazia anche i cialtroni hanno diritto alla parola. Mario Giordano, direttore del quotidiano fondato da Indro Montanelli e diventato organo ufficiale della famiglia del cavaliere, titola il redazionale: CARO BARACK, È TUTTO QUI ? Ovviamente solidale con il TG $ di E. Fede, sempre del medesimo padrone ! Deve obbedire agli ordini di chi regge il libro-paga, anche a costo della sua già limitatissima professionalità, pagata (non retribuita) di gran lunga al di sopra del reale valore, ma solo perché non ha un valore, bensì un prezzo, il prezzo del servilismo più osceno…!!!! Non si è accorto che il discorso di insediamento di Obama ha rappresentato la progettualità di uno statista che ha visto la discarica abusiva nella quale Bush aveva condotto l’America e il mondo e ha tracciato le linee guida del rinnovamento, del cambiamento, del rinnegamento dei troppi errori. Si evince, anche dal titolo dello scudiero messo a dirigere quel quotidiano, che spazio futuro per il cavaliere non ce ne sarà; gli atteggiamenti del nano che si sente gigante, si scontreranno con il dimensionamento internazionale che lo relegheranno negli ultimo banchi, se non addirittura dietro la lavagna. Nei punti essenziali che il modestissimo analista Giordano non ha neppure notato, Obama ha evidenziato: · l’idea più volte espressa di un ruolo meno "invasivo" della sovranità degli Stati del mondo. · la volontà di chiusura di quella barbarie di Guantanamo. · l’affermazione che il "mercato" non debba essere il solo fattore regolatore dell'economia. · il proposito di dar voce alla "diversità" di ogni genere. · il dovere di dare "pane ed acqua" a chi non ne dispone. · l’attribuzione della responsabilità della "finanza disinvolta" che lascia quattro quinti del pianeta col c...o per terra. · La promessa di un mondo più equo, equilibrato e solidale, insomma! I fatti emergeranno in temi molto brevi, mentre l’Italia rimarrà al passo ipnotizzata dagli illusionisti di regime che non hanno capito che è cambiata la musica, gli strumentali, il direttore d’orchestra, il panorama di sfondo; rimane inalterata solo una piccola parte della platea che applaude a comando, perché è stata loro garantita l’immunità fiscale ed economica; ma il loggione mormora; volano i primi insulti, i fischi, i rumori molesti (pernacchie): quando il loggione fischia non rimane spazio per il primo tenore, ha chiuso, con disonore, la carriera costellata da stecche e stonature.


emilio fede

emilio fede