"Gli eventi alluvionali che hanno investito molte regioni nelle ultime ore richiedono ancora una volta una seria riflessione sulla necessità di prevenire il dissesto idrogeologico nel territorio italiano perché gli effetti dei cambiamenti climatici in atto hanno incrementato ancora di più ondate di maltempo improvvise, con piogge sempre più concentrate che arrivano in alcuni casi anche a 200 millimetri in un solo giorno". Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente commenta l'ondata di maltempo che si è abbattuta in molte regioni causando danni e forti disagi. "Nonostante l'aumento della frequenza di questi fenomeni – aggiunge il presidente di Legambiente - non si nota da parte di governo e enti locali, una concreta inversione di tendenza capace di rendere il territorio più sicuro da frane e alluvioni". Solo lo scorso dicembre - ricorda l'associazione ambientalista - il Capo della protezione civile denunciava un taglio del 22% alle risorse per la protezione civile, ben 486 milioni di euro in meno rispetto ai 2 miliardi inizialmente stanziati e che gli stanziamenti per la tutela dell'assetto idrogeologico sono stati addirittura dimezzati passando da 500 a 269 milioni di euro con una maggior riduzione riguardante gli interventi di tutela del territorio in Sicilia e Calabria (-151 milioni di euro). Secondo le ultime stime disponibili del ministero dell'Ambiente per mettere in sicurezza l'Italia, servirebbero circa 43 miliardi di euro, di cui 27 al Centro-Nord, 13 al Sud e 3 per gli interventi di recupero delle coste. Negli ultimi 50 anni però ne sono già stati spesi altrettanti senza contribuire ad impedire danni e vittime causate da frane e alluvioni. "Governo centrale Regioni, Province e Comuni si assumano la responsabilità di intervenire con urgenza per la sicurezza della collettività – prosegue Cogliati Dezza - mettendo innanzitutto fine agli attuali usi speculativi e abusivi del territorio. Perché se è vero che questi fenomeni metereologici sono sempre più spesso improvvisi, bisogna anche prendere atto che la fragilità del territorio di molte regioni è perlopiù attribuibile ad un uso del suolo e delle acque che troppo spesso non considera le limitazioni imposte da un rigoroso assetto idrogeologico. Insieme ai fondi è necessaria una politica di convivenza con il rischio che metta al primo posto la prevenzione. La messa in sicurezza del territorio –ha concluso il presidente di Legambiente - è la più grande opera pubblica da fare"
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