Segnaliamo che il numero in edicola di Oasis, forse la più prestigiosa rivista di cultura ambientale italiana, contiene un servizio di ben sei pagine (più una foto su due pagine di presentazione), intitolato "L'Arcipelago delle Farfalle", scritto da Leonardo Dapporto. L'Articolo, scritto con la solita chiarezza, passione e competenza da Dapporto, contiene altre informazioni, bellissime foto e il percorso del Santuario delle Farfalle, dedicato alla memoria di Ornella Casnati, che nascerà tra Monte Perone e Monte Capanne. Si tratta di un vero e bellissimo spot sull'Elba e sulla sua biodiversità che vale la pena di comprare, leggere e far vedere ad amici e conoscenti per comprendere quanto sia bella la nostra isola e quanta ricchezza ambientale contenga. Vi alleghiamo quanto scritto da Leonardo Dapporto. L'ARCIPELAGO DELLE FARFALLE Chi non ha mai sognato almeno una volta di visitare l'Australia o il Madagascar per conoscerne gli strabilianti abitatori? Koala, canguri, ornitorinchi, lemuri, e migliaia di piante, uccelli e insetti possono essere incontrati in un solo luogo del mondo: la loro isola. Sulle isole infatti nuove specie si generano per fenomeni di evoluzione singoli e irripetibili. La nascita di una nuova specie è favorita dal caso che genera nuove forme nei viventi; poi la selezione naturale accompagna l'evoluzione come per mano, scegliendo tra le nuove forme i caratteri utili per rendere ogni specie adatta all'ambiente unico di ogni isola. Non a caso l'osservazione da parte di Charles Darwin dello spettacolare adattamento dei fringuelli delle isole Galapagos ha contribuito in modo decisivo alla formulazione della sua teoria dell'evoluzione. Isole quindi come centri di evoluzione, ma non solo. Isole come arche di Noè, su cui alcuni animali possono salpare e sfuggire all'estinzione che li avrebbe inevitabilmente colpiti nel resto del mondo (si chiamano specie relitte). I marsupiali australiani e i lemuri del Madagascar sono testimoni di entrambi questi meccanismi. Difatti prima i marsupiali e poi i lemuri erano ampiamente diffusi nel mondo. Successivamente, specie più avanzate li hanno soppiantati ovunque, tranne che sulle due grandi isole dove non sono riusciti ad arrivare. Così lemuri e marsupiali hanno potuto continuare ad esistere ed evolvere "tranquillamente" in tutte quelle specie che possiamo incontrare oggi, ma solo su queste due isole straordinarie. Il sommarsi di questi fenomeni fa si che le aree insulari, pur occupando una porzione relativamente modesta della superficie terrestre, raccolgano una frazione enorme della biodiversità globale. Ma se è vero che in ogni gatto c'è un piccolo leone è anche vero che in ogni isola c'è una piccola Australia. Fenomeni di speciazione e di relittualità sono presenti, anche se inattesi e poco evidenti, anche nelle isole più piccole e prossime ai continenti come le nostre isole minori. Certo, non vi troveremo mai un lemure o un ornitorinco, ma andando a studiare approfonditamente qualunque gruppo di organismi, troveremo molte differenze con quelli che vivono a pochi chilometri di distanza sulla terraferma. Queste differenze rappresentano una ricchezza unica e irripetibile assolutamente degna di essere conservata. In questo articolo parlerò di come, nel loro piccolo, le farfalle dell'isola d'Elba possano essere viste come i canguri australiani e di un progetto in corso ideato per proteggerle nel loro ambiente più prezioso. Questo articolo non avrei voluto scriverlo da solo, ma insieme a Ornella che ha fotografato e studiato le farfalle dell'isole d'Elba per anni. Ornella Casnati ha pensato e voluto il Santuario delle farfalle insieme a me, ma questa estate ci ha lasciati. A lei saranno dedicati il Santuario e ogni altra iniziativa sulle farfalle dell'Arcipelago Toscano, questo articolo compreso. Immigrazione, estinzione, speciazione. Per capire come proteggere gli ambienti insulari è necessario comprendere i tre principali processi che determinano quali e quanti organismi vi si trovino a vivere. L'immigrazione è l'arrivo su un'isola di una specie che riesce a fondare una nuova popolazione. Sopravvivere su un'isola però non è semplice e le popolazioni insulari, da un lato tanto preziose, sono esposte a un rischio continuo e particolarmente elevato di estinzione, determinato proprio dal loro isolamento. Infatti, mentre le popolazioni terrestri possono essere facilmente arricchite o ristabilite da popolazioni vicine, gli animali delle popolazioni insulari, proprio a causa del loro isolamento, hanno meno possibilità di entrare in contatto con i loro simili. Inoltre sulle isole è difficile trovare un nuovo ambiente idoneo alle proprie esigenze dopo che quello originale sia stato distrutto per cause naturali o per l'azione dell'uomo. Quando una specie riesce a resistere per lungo tempo su un'isola pur perdendo i contatti con le popolazioni continentali, può iniziare a divergere, cioè a cambiare lentamente il suo aspetto, fino a rappresentare una specie nuova. E' il fenomeno della speciazione che crea gli endemismi: specie esclusive dell'isola su cui si sono formati. Una "fauna chimera" La Sardegna e la Corsica erano un tempo collegate alla Spagna e alla Provenza ma, a causa di una rotazione tettonica verso est, si sono allontanate dal continente europeo isolandosi definitivamente al centro del Mediterraneo occidentale circa tre milioni e mezzo di anni fa. Questo lungo isolamento ha determinato la comparsa di numerose forme endemiche tra cui molte farfalle e falene. Le sette isole maggiori dell'Arcipelago Toscano sono collocate tra la costa toscana e la Corsica a diversa distanza tra questi due blocchi. Durante l'abbassamento del livello del mare causato dalle glaciazioni del Pleistocene, Elba, Pianosa e Giglio sono entrate in contatto con il continente italiano ricevendone un gran numero di viventi. Al contrario, data la profondità del canale di Corsica nessuna isola dell'Arcipelago dovrebbe essere mai stata a contatto con la Corsica in passato. Ciononostante svariate farfalle endemiche del complesso Sardo-Corso sono riuscite a valicare i bracci di mare che le separavano dalle isole Toscane fino a stabilirsi su quest'ultime. Queste specie però, dopo aver raggiunto l'Elba e il Giglio, non sono hanno stabilito popolazioni nella vicina Toscana. Quali siano le barriere che impediscono questo piccolo "ultimo salto" è un mistero cui non esiste ancora risposta. Quello che invece è chiaro è che, grazie alla posizione felice dell'Arcipelago Toscano, calato "a ponte" tra la penisola italiana e la Corsica, le specie endemiche dell'Elba e quelle che sono immigrate dal complesso sardo-corso e dalla Toscana si sono qui "scontrate" determinando una sorta di "fauna chimera". Sulle isole toscane infatti è possibile veder volare a fianco specie che non convivono in nessun altro luogo al mondo. Una simile associazione di farfalle rappresenta qualcosa che, nel suo complesso, deve essere considerato unico e la cui importanza va ben al di là del valore delle singole specie. In questo quadro, infatti, non solo le specie rare e endemiche sono importanti, ma anche tutte le specie comuni, perché parte integrante di queste particolari associazioni. Il Santuario delle farfalle La prima volta che ho visitato un'isola dell'Arcipelago Toscano è stato proprio per studiarne gli insetti. Nella primavera del 1998 stavo lavorando alla mia tesi di laurea sulle farfalle delle Foreste Casentinesi e il Museo Zoologico "La Specola" ottenne i permessi per studiare gli insetti di Pianosa. L'accesso ai turisti era ancora precluso per la presenza del carcere e l'isola appariva come un piccolo paradiso silenzioso e fiorito. Poi, grazie a un assegno di ricerca sulla biodiversità delle isole Mediterranee ottenuto al Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa, ho avuto la fortuna di dovermi recare svariate volte all'anno sulle sette isole dell'Arcipelago per studiarne gli insetti. Utilizzando tutti questi dati siamo riusciti a produrre diversi studi dove abbiamo dimostrato che, dopo la Sicilia, l'Elba è l'isola italiana più ricca di farfalle, superando così anche la più vasta Sardegna. Ma non è solo una questione di numero di specie a rendere unica l'Elba. Infatti, anche in base al valore delle singole specie (endemismi e rarità) l'isola d'Elba deve essere considerata la più importante tra le isole minori italiane. Il numero di endemismi in particolare è maggiore in isole molto grandi e isolate; ma, in un confronto tra tutte le isole europee, l'isola d'Elba ha mostrato di possedere il più alto tasso di specie endemiche rispetto al numero atteso in base alle sue caratteristiche (un'isola relativamente piccola e vicina al continente italiano), superando così, in questo ordine di interesse, anche le più "blasonate" Canarie, Sardegna, Corsica e tutte le isole turche e greche. Ma non è tutto oro quel che luccica. Infatti, grazie alle loro caratteristiche straordinarie, le farfalle dell'Elba hanno attratto l'attenzione degli studiosi che da sempre hanno raccolto e pubblicato i dati faunistici sulle farfalle elbane. Grazie a questi dati ho potuto verificare di come le farfalle dell'Elba stiano purtroppo subendo delle modificazioni (vedi box nella pagina …..). L'area dell'isola dove si concentra la maggior parte di specie endemiche e di specie scomparse o comunque a rischio di estinzione, si trova intorno al Monte Capanne, che, in base a tutti gli studi presenti e passati sembra rappresentare uno dei più importanti "punti caldi" di biodiversità del Mediterraneo occidentale. Questi studi sarebbero però rimasti nelle riviste specializzate se non avessi conosciuto Ornella Casnati. Ornella mi ha fatto vedere le sue bellissime fotografie e sembrava un vero peccato tenerle in un cassetto. Abbiamo così deciso di proporre al Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano la stampa di un libro delle farfalle. L'idea è stata subito raccolta con entusiasmo dal Direttore Franca Zanichelli, e tanto favore ci ha portati ad azzardare, insieme al botanico elbano Angelino Carta, la possibilità di creare un Santuario delle farfalle proprio alle pendici del Monte Capanne. Anche questa idea è stata subito raccolta con favore, non solo dal Parco Nazionale, ma anche da Legambiente e da ENEL che hanno stanziato i finanziamenti necessari per realizzarla. Il progetto prevede lo studio floro-faunistico dell'area e la realizzazione di una ricca cartellonistica da dispiegare lungo il crinale che sale al Monte Capanne, in modo da conoscere e far conoscere l'unicità delle farfalle elbane. Quest'estate però Ornella ci ha lasciati improvvisamente poco prima che il progetto di ENEL-Legambiente diventasse operativo. Il Santuario, che dovrebbe essere inaugurato a primavera, porterà il suo nome.
Farfalla 1 Ornella
farfalla 2 Ornella
farfalla 3 Ornella
Farfalle Ornella 8
farfalla ornella 11