Come una rondine non fa primavera, una nevicata non fa equilibrio climatico globale. E’ chiara la risposta del WWF alla polemica avviata dagli “opinionisti” negazionisti e ampiamente supportata (solo in Italia) dalla stampa nazionale, secondo i quali il gelo e le nevicate di questi giorni, insieme a un annunciato recupero della superficie ghiacciata dei mari artici, negherebbero la grave crisi climatica in atto, crisi che la comunità scientifica ormai afferma con voce unanime, attribuendone in larga parte la responsabilità all’aumento dei gas serra in atmosfera provocato dalle attività umane. Per chiarire la questione, il WWF ricorda innanzitutto la differenza tra la scienza climatica – che studia il “clima”, ovvero l’insieme degli stati dell’atmosfera (temperatura, venti, precipitazioni, insolazione, umidità ecc.) per un periodo di almeno 25-30 anni – e la meteorologia – che descrive lo stato dell’atmosfera in un momento particolare e l’analisi della sua evoluzione nel breve termine (pochi giorni o al massimo qualche settimana). I cambiamenti climatici sono dunque un fenomeno globale, da monitorare nel lungo periodo e sulla temperatura media, e l’equazione “riscaldamento globale=temperature più elevate” non è che un errore semplicistico, tanto più che autorevolissimi climatologi ipotizzano come possibile risvolto del surriscaldamento globale proprio l’innesco di una situazione di “glaciazione” nell’emisfero settentrionale. Solo due mesi fa, mentre in Italia assistevamo allo strano fenomeno di un prolungato periodo di piogge tropicali - e nessuno dei negazionisti diceva nulla - in Siberia la temperatura media superava di ben 13° la media stagionale. I dati della Nasa dimostrano come l’anno passato (dic. 2007 – nov. 2008) sia stato eccezionalmente caldo per quella parte del globo, mentre l’aumento delle temperature medie a livello globale dal 1880 a oggi è indubbio, nonostante le oscillazioni. “Posto che quest’inverno, rigido in alcune parti del mondo, non ha alcun significato preso singolarmente – ha spiegato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia - non è detto che i cambiamenti climatici portino necessariamente e ovunque a condizioni di caldo intenso. Anzi uno degli effetti del global warming è costituito proprio dall’estremizzazione degli eventi meteorici. La nostra specie ha modificato profondamente i sistemi naturali dell’intero pianeta tanto che gli scienziati paragonano ormai il nostro intervento a quello delle grandi forze geologiche che da sempre hanno agito sulla Terra. Il cambiamento climatico costituisce la punta dell’iceberg dei cambiamenti globali che abbiamo provocato sul Pianeta. Le previsioni su come si concretizzerà la minaccia dei cambiamenti climatici sono tuttora dibattute, ma tutti concordano che avranno effetti pesantissimi sui nostri sistemi sociali. Non si sono mai verificati cambiamenti climatici, durante la storia della Terra, in un mondo con oltre 6,7 miliardi di esseri umani, con un pianeta completamente trasformato da zone agricole, città, industrie, infrastrutture e che nel 2050 raggiungerà oltre 9 miliardi di abitanti.” Le emissioni di carbonio causate dall'utilizzo dei combustibili fossili sono cresciute dai 6,2 miliardi di tonnellate del 1990 agli 8,5 del 2007, con un incremento del 38%. Il tasso di crescita delle emissioni è stato del 3,5% l'anno nel periodo 2000-2007, un incremento di quasi quattro volte dallo 0,9% l'anno del periodo 1990-1999. Se a queste emissioni aggiungiamo quelle derivanti dai cambiamenti di utilizzo del suolo, in particolare dovuti alla deforestazione, nel 2007 le emissioni di carbonio sono state di 10 miliardi di tonnellate. Il tasso di aumento di anidride carbonica nella composizione chimica dell'atmosfera nel 2007 è stato di 2,2 ppm (parti per milione di volume), mentre per i precedenti venti anni la media annuale era stata di 1,5 ppm. Questo incremento ha condotto a 383 ppm la presenza di anidride carbonica nella composizione chimica dell'atmosfera nel 2007, il 37% in più della concentrazione all'inizio della rivoluzione industriale (circa 280 ppm nel 1750), arrivando alla più alta concentrazione negli ultimi 800.000 anni e probabilmente, come ci ricordano gli scienziati del Global Carbon Project, negli ultimi 20 milioni di anni. La modificazione della composizione chimica dell'atmosfera produce a sua volta importanti modificazioni nella dinamica energetica del sistema climatico (cambiamenti nella radiazione/calore che entra o esce dal sistema climatico), espresse dal concetto di “forzante radiativo”, che per quanto riguarda solo l’anidride carbonica è cresciuto del 20% dal 1995 al 2005, il cambiamento maggiore di qualsiasi decennio almeno negli ultimi 200 anni, che si estrinseca proprio nella estremizzazione dei fenomeni meteorologici che stiamo riscontrando anche in questo periodo. “Alla luce di questi dati – conclude Bologna – si capisce bene come il 2009, che il WWF ha ribattezzato ‘anno del clima’, sia davvero strategico perché alla conferenza di Copenhagen della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici di dicembre, sia raggiunto un nuovo accordo globale per il clima che ponga obiettivi efficaci e vincolanti per l’intera comunità mondiale e si possa finalmente far decollare una nuova economia priva di carbonio che ci consenta di avviarci sulla strada della sostenibilità dei nostri modelli di sviluppo socio-economici oggi palesemente insostenibili”.
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