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Toremar: Interviene il Sindaco di Portoferraio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 09 gennaio 2009

E’ necessario che si faccia chiarezza, quanto prima, sulla privatizzazione di Tirrenia e conseguentemente sul destino di Toremar, uscendo da una sorta di pericolosa nebulosa in cui adesso siamo tutti immersi. La mancanza di chiarezza coinvolge diversi aspetti, tutti essenziali. Innanzitutto la questione stessa della privatizzazione. Qualche mese fa il Governo ha affermato che Bruxelles ha consentito la proroga della concessione, rinviando il percorso della privatizzazione sostanzialmente al 2010. Questa notizia, sicuramente positiva, non sembra però ancora avere riscontro in alcun documento ufficiale della Commissione Europea. A questo aspetto se ne somma un altro: il D.L. 112/98 consentiva il trasferimento dei singoli rami regionali di Tirrenia alle Regioni stesse (Toscana, Campania, Sicilia, Sardegna); le più recenti modifiche normative apportate dal Governo impediscono questa possibilità (il c.d. “spacchettamento”) e sembrano prefigurare una privatizzazione in blocco di Tirrenia. Sul punto si sta attendendo che il Governo di esprima con un nuovo decreto, per eventualmente superare quest’impostazione normativa, su cui però non si ha ancora una volta alcun elemento di certezza. Problematici e estremamente pesanti appaiono anche gli assetti finanziari ed economici. Sul punto la Corte dei Conti, nella relazione sul bilancio della società, scrive che la gestione “presenta risultati negativi, se si considera che l’utile di esercizio più cospicuo che si è avuto negli ultimi due esercizi è di 23,135 milioni nel 2006 e di 14,050 milioni nel 2007”, mentre il passivo dello stato patrimoniale presenta debiti per quasi 890 milioni per il 2006 e per quasi 814 per il 2007, debiti che non trovano compensazione nei crediti della parte attiva. Dal 2004 al 2007 Tirrenia ha ricevuto contributi in conto esercizio complessivamente pari a circa 314 milioni di euro; di essi circa 265 sono scrivibili ai servizi in convenzione, mentre la restante parte prevalentemente compensa la società dei minori introiti derivanti dall’applicazione di tariffe agevolate ai residenti. Questi contributi sono stati e probabilmente saranno ulteriormente pesantemente tagliati. Secondo quanto riferiscono i colleghi siciliani, in un quadro di questo tipo Siremar dal 14 gennaio prossimo non garantisce più i servizi. E’ difficile pertanto essere ottimisti per il futuro –considerata anche la vetustà della flotta-, tant’è che vi è chi ha già prefigurato un’operazione assimilabile a quella di Alitalia, con la nascita di una bad company e di una good company, che poi qualche “capitano coraggioso” rileverà accollandosi ovviamente solo una parte dei debiti. Un simile scenario –inquietante, a dir poco- impone ancor di più chiarezza e trasparenza sulle scelte strategiche. Il Governo deve dire cosa intende fare e come intende perseguirlo e aprire immediatamente un confronto con la Regione e le istituzioni locali espressione delle realtà insulari. Il dialogo fra le parti è una scelta imprescindibile, obbligata; senza dialogo c’è solo il baratro autolesionistico dell’autodistruzione, che per noi isolani vuol dire marginalizzazione del nostro territorio e distruzione del nostro turismo. Il dialogo, peraltro, ha bisogno di chiarezza, almeno sulle questioni di fondo. E’ allora bene ribadire che: - l’apertura al mercato non può prescindere da un serio piano industriale di rilancio anche delle società regionali, tra cui Toremar, altrimenti saremmo in presenza di una svendita e di un depotenziamento di tutti i servizi, opzione per le istituzioni locali semplicemente inaccettabile; - la privatizzazione –inevitabile per le norme comunitarie- non può assolutamente prescindere da almeno tre aspetti non superabili: il mantenimento di servizi di trasporto marittimo qualitativamente e quantitativamente elevati, il rilancio della società sul fronte della competitività dell’offerta e, importantissimo, la garanzia di avere tutti i servizi essenziali per i cittadini residenti ampiamente garantiti nel periodo di bassa stagionalità e nel periodo invernale; - qualsiasi percorso deve garantire la tenuta dei livelli occupazionali ed anzi la loro crescita, in un’ottica di potenziamento dei servizi. Non siamo il Governo e non siamo la Regione e non abbiamo competenze specifiche sull’argomento, ma vogliamo comunque con forza essere al tavolo con loro, per uscire da questo pericolosissimo porto delle nebbie e garantire un futuro adeguato ai nostri territori.


peria testona

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