Negli ultimi giorni abbiamo a lungo riflettuto se sia il caso di scendere in campo o meno, ora siamo quasi decisi, raccoglieremo intorno a noi quanti ci sono più vicini e daremo vita ad un soggetto nuovo, destinato (se la sua battaglia avrà buon esito) a dare una svolta, ad incidere sulla qualità della vita dei nostri concittadini. Immaginiamo che a questo punto qualcuno incominci a preoccuparsi e pensi: "Stai a vede' che questo vecchio matto, azzoppacavalli, mette su una lista ed è pure capace di fregarci un centinaio di voti" "Paura eh?" Tranquilli, quello a cui vogliamo dare vita non è finalizzato al concretizzarsi di un cadreghino sotto le vetuste chiappe nostre, bensì più ambiziosamente il M.A.F. (movimento abolizionista festività). Prendendo a prestito l'innocenza di un bambino lo stesso che esclamò che il re era nudo, liberiamoci fratelli e compagni, ammettiamo, no, meglio facciamo una sorta di outing di massa, fratelli e compagni, e gridiamolo... LE FESTIVITA' SONO UN'ENORME ROTTURA DI COGLIONI! Intendiamoci, noi non ce l'abbiamo con chi vive il Natale religiosamente con chi approfitta per riposarsi qualche giorno o riallacciare rapporti familiari. Ce l'abbiamo con quanti hanno trasformato tutto ciò in un gigantesco ambaradan della bontà esibita (quindi in un certo grado ipocrita e forzata), della felicità per forza, della convivialità ad ogni costo, del consumare e godere, del lusso, per effetto del quale chi è magari solo, un po' depresso, poco abbiente, di fronte a questa gigantesca recita si sente proprio uno stronzo. Il lavoro si dice nobiliti l'uomo (nella giusta dose è vero) ma è palese che le festività ne determinino una regressione, l'obnubilamento della coscienza. Quale popolo civile già condannato ad una TV spazzatura, buona solo ad allevare i berluscloni del futuro, si ciuccerebbe 15 giorni di riassunto spazzaturiero, film lacrimosi o decerebrati, notiziari che basterebbe prendere quello dell'anno prima e mandarlo in onda non se ne accorgerebbe nessuno? Quale popolo civile s'ingozzerebbe come un maiale provocando ondate di visite ai pronto soccorso, per festive cacarelle e/o diversi strambuglioni, alternandosi con le altre fave dei botti? C'è un film indimenticabile (una volta era tra quelli di Natale in tv ora non più, era troppo intelligente e parlava della Milano (figuriamoci) dei poveri), diretto da De Sica e scritto dall'indimenticabile Cesare Zavattini che terminava "verso un paese dove buongiorno voglia dire buon giorno". Il parallelo va bene solo per la sincerità e la mancanza di formale ipocrisia nell'augurio, perché in questo paese è il caso di augurare "Buone Feste" significando soprattutto "buoni giorni di lavoro" e con l'aria che tira augurare lavoro non è poco.
Albero di natale