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A Sciambere La "rapina"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 30 luglio 2003

Non siamo specialisti di “nera”, i colleghi lo sanno che affrontiamo la necessità di scriverne (e leggerne) con pochissimo entusiasmo, e forse ieri siamo stati poco attenti ai particolari della rapina cavese, ma oggi rileggendo le più puntuali cronache vergate da altri una domanda ci è sorta spontanea: “Che cazzo di rapinatori erano quelli che hanno agito a Cavo?” Già perché la scelta dell’obiettivo, le modalità esecutive, insomma l’intero “colpo” analizzato in dettaglio pare un incrocio assurdo tra esercizio di alta professionalità criminale e ridicolo dilettantismo degno dell’attribuzione del “premio fava lessa” (categoria contra-legem). Iniziamo dalla scelta dell’obiettivo: l’ufficio postale di Cavo: e che minchia pensavano di trovare i due giovanotti in un periferico ufficio postale, qualche milione di euro? Se fossero arrivati 10 minuti prima il bottino della rapina sarebbe stato di 1600 euro, tanto valeva scippare un professore all’uscita di banca il 27. Non male per rischiare una paccata d’anni di carcere e pure una raffica di mitraglietta a mezza vita. Poi la località prescelta: Cavo ad una delle estremità dell’isola, con solo due direttrici di fuga da tenere per molti chilometri , quindi con parecchie probabilità di essere piccionati. Eppure questi due torzoli pare disponessero di armi piuttosto pesanti, hanno rubato, il giorno prima in località le Ghiaie a Portoferraio una moto (il cui proprietario non aveva però ancora denunciato la sparizione), un mezzo che valeva molti più soldi di quelli che hanno rapinato. Ed ancora i due disponevano di una precisa pianificazione del colpo e di un altro mezzo sul quale si sono allontanati, lasciando la moto non a bordo strada, ma ben occultata in un casolare abbandonato, in mezzo ad altri casolari abbandonati, dove, crediamo per bravura investigativa ma anche con una certa fortuna, è stata trovata pochissimo tempo dopo da una pattuglia della Polizia. Ed altro particolare i “ladri di polli”, non hanno dimenticato di togliere molto opportunamente dai caschi il rivestimento che poteva trattenere loro tracce personali come capelli etc. comportamento decisamente scaltro. Insomma questa “rapina” ha comportato una tale mole di rischi e fatiche per i due autori che si può dire che se il crimine per loro ha pagato, sono proprio sotto i minimi sindacali. L’unico risultato che possono dire di aver raggiunto è stato il distogliere temporaneamente dai loro compiti alcuni Carabinieri, che erano impegnati in delicatissime indagini atrove, come altre Forze dell’Ordine. Ma noi conosciamo i Carabinieri e siamo sicuri che quando li prenderanno (se li prenderanno) metteranno in conto anche “il disturbo”.


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