L'idea di una autostrada costiera prende corpo alla fine degli anni '50, grazie alle straordinarie intuizioni e alla chiarezza morale dell'ing. Mario Bruni. Mezzo secolo dopo, l'Aurelia degli anni 2000, la grande arteria europea costiera destinata a unire le regioni del Mediterraneo occidentale, è ancora incompiuta. Per questo, la decisione del CIPE, presa giovedì 18 dicembre 2008, di dare il via alla costruzione della autostrada tirrenica, appare di quelle che potrebbero segnare una svolta storica. Sono fra quelli che si sono spesi in prima persona, in questi anni, nel tentativo di raccontare la verità al Paese e specialmente ai Toscani, su quali siano stati i costi del “non fare”, per oltre trent'anni, da quando l'autostrada A12 fu fermata a Rosignano. Abbiamo scaricato traffico e inquinamento sull’Autosole. Abbiamo dilapidato denaro pubblico nella costruzione di quell’insicuro surrogato che è la variante Aurelia fino a Grosseto (e negli ancora più goffi e pericolosi tentativi di adeguare la vecchia statale a sud di Grosseto). Abbiamo privato di opportunità e di qualità di vita tutta la Toscana meridionale e la Tuscia laziale. Mi permetto di ricordare, anche perché sono stato in quegli anni, come sindaco di Grosseto, un osservatore privilegiato, che il governo Berlusconi, con la legge obiettivo del 2001, era in grado di sbloccare la situazione e che oggi, alla fine del 2008, forse avremmo già partecipato a più di una inaugurazione. Il governatore Martini, quando rivendica, intervistato dal Tirreno, il merito di aver tenuto una posizione “ferma”, fra quelli che lui definisce gli opposti estremisti dell'allora ministro Pietro Lunardi e degli ambientalisti, fa un po' di propaganda ma anche una mezza ammissione. Ferma, anzi fermissima, la regione, sotto la guida di Martini, lo è stata, sì, ma nel sacrificare la Tirrenica e altri possibili miglioramenti delle infrastrutture locali al sacro fuoco dell'antiberlusconismo. La Toscana è stata ostaggio, per cinque lunghissimi anni, della lotta senza quartiere al governo Berlusconi. Nel biennio 2006-2008, poi, al governo andarono Prodi, Amato e Di Pietro. Riconosciamo loro di aver tentato di smuovere la fermezza di Martini, sul tema della Tirrenica, ma invano. La maggioranza era troppo impegnata ad allargarsi a Rifondazione Comunista. Per anni, pochi oligarchi hanno condizionato il processo decisionale e ignorato la volontà delle comunità locali, proprio mentre popolazioni, associazioni, istituzioni, imprese hanno, sempre più fortemente, chiesto il completamento dell'opera. La Toscana è diventata, per la Tirrenica, una “Val di Susa” al contrario. Ricordo che nel febbraio 2007, quando era ormai stato reso noto il progetto “a costo zero” presentato dalla SAT, insieme agli esponenti del centrodestra e ai nostri alleati civici e locali, scendemmo convintamente in strada, a Grosseto, a manifestare insieme ai sindacati e alle categorie in favore dell'autostrada. L'imbarazzo non fu certo nostro, ma degli esponenti della vecchia sinistra toscana, paralizzata dalle sue risse interne e avvelenata da settarismi ed estremismi. Intanto, anche alimentato da storie interminabili come questa della Tirrenica, il tarlo lavora dentro la testa dei Toscani: non sarà ora di cambiare?
Alessandro Antichi AN