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Controcopertina: Porto Azzurro e le società partecipate (per modo di dire)

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 20 dicembre 2008

Sin dalle sua costituzione, dai banchi dell'opposizione, i nostri consiglieri che si sono via via alternati, hanno sempre espresso dubbi e perplessità sulla necessità e sulla gestione di una società a partecipazione interamente pubblica. Il fenomeno della gestione dei servizi attraverso questo tipo di società è una peculiarità italiana: l'ente pubblico, il comune nel nostro caso, costituisce una società con capitale di sua proprietà a cui verranno affidati servizi attraverso una convenzione tra la società e lo stesso ente, la gestione della stessa dovrà rispettare le sole norme del diritto privato e sarà affidata ad un consiglio di amministrazione nominato dal Sindaco. Un modo di gestire la “cosa pubblica” un po' anomalo anche secondo la logica, il comune affida praticamente a sé stesso un servizio se pur si tratta di due persone giuridiche diverse, con due rappresentanti legali diversi e con due bilanci diversi. E se ci sono perdite nella gestione della società? In ogni società saranno i soci a farne fronte e in questo caso sarà l'ente pubblico, con i “nostri soldi” cioè noi. Così è andata sino ad oggi per la D'Alarcon s.r.l. e per le tante altre società italiane di proprietà dei vari enti, di qualsiasi colore politico. In solo colpo si eludeva la gara ad evidenza pubblica, spesso si offriva un servizio antieconomico per lo stesso comune, si violavano i principi di libera concorrenza e libera circolazione di capitali e servizi sanciti dall'Unione Europea, si gestiva in forma privata una capitale pubblico e quindi senza alcun obbligo giuridico di passare dall'ufficio di collocamento o di stabilire un regolamento applicabile per le assunzioni. E’ proprio traendo spunto da queste argomentazioni che abbiamo sempre mosso le nostre critiche. Certo è che in molti casi l'amministrazione comunale faceva la sua parte nell'attirare le nostre perplessità: “questa pensa che la società sia il suo braccio più lungo e che “scendendo le scale” (la sede della società si trova al piano di sotto, ndr) si possa far fare alla società quello che non si riesce, a volte per problemi burocratici, a fare come amministrazione. In altri casi la gestione della società non si può certo dire che sia stata all'altezza, tanto che il precedente consiglio di amministrazione è stato sostituito in blocco per aver chiuso il bilancio in perdita per tre esercizi consecutivi (l. finanziaria 2006). Non c'è mai stata nessuna opposizione nel merito della qualità del servizio offerto o delle assunzioni di personale. A nostro parere l'importo che il comune riconosceva alla società D'Alarcon s.r.l. doveva esser prima quantificato dagli uffici tecnici comunali e non come succedeva sino a qualche tempo fa (la gestione attuale è decisamente migliore) in cui la società gestiva il servizio con un importo che poi risultava insufficiente ma che veniva reintegrato in occasione delle perdite di esercizio da parte del comune. E sulle assunzioni ci chiedevamo solamente con quale criterio si assumeva Tizio piuttosto che Caio? Chi stabiliva che Tizio aveva più “bisogno” o più competenze di Caio se non vi era un regolamento prestabilito? Come faceva il cittadino a sapere che la società procedeva alle assunzioni se non vi era la necessaria pubblicità? È recentemente intervenuto il governo, che (più che le nostre di critiche) ha finalmente recepito quelle dell'Unione Europea per quanto di sua competenza, con il d.l. 112/08 trasformato in l. 133/08 (si, la stessa legge che taglia risorse all'università): si elimina la possibilità dell'affidamento diretto di servizi a rilevanza economica a società a partecipazione pubblica e obbliga le stesse a procedere alle assunzioni solo attraverso l'ufficio di collocamento. Niente da eccepire, tanto di cappello. Ora siamo in attesa dei regolamenti attuativi che dovranno uscire entro fine gennaio ed è perciò che in occasione dell'ultimo consiglio abbiamo proceduto con le proroghe alla società, alle quali ci siamo inevitabilmente astenuti. Solo in quel momento potremmo capire quali soluzioni si prospettano per il futuro della società ma sopratutto dei suoi dipendenti. Auspichiamo che tali regolamenti tengano in considerazione la situazione di numerosi lavoratori di queste società (molti dei quali come nella D'Alarcon s.r.l. a tempo indeterminato) che una volta che la società perderà il servizio...traete voi le conseguenza. Nella “follia cesoria” del Ministro Brunetta, proponente del provvedimento, non vorremmo che oltre coloro che sono stati assunti per “contare i lampioni” (in questi casi a mio parere vi sono gravi responsabilità degli amministratori) ci rimettessero anche i lavoratori “che lavorano veramente”. Non ci resta che aspettare e godere di questa “rivincita” che rischia di esser più amara che mai. Colgo l'occasione per augurare a nome di tutto il coordinamento del circolo del PD di Porto Azzurro, i migliori auguri di buone feste alla Vostra redazione e ai Vostri lettori.


porto azzurro panorama da mare

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