Fa bene Legambiente a tenere vivo il dibattito e il confronto sui parchi. E fa bene Tozzi a vivacizzarlo anche con critiche alla associazione di Federparchi che sta preparando il suo congresso anche se talvolta sembrano un po’ ingenerose. Ma ci sono tempi in qui bisogna darsi una mossa e questo è senza ombra di dubbio uno di quei momenti come anche l’intervista a Niccoletti mette bene a fuoco. Quello che forse finora non è emerso con sufficiente chiarezza è che la vicenda dei parchi è solo un aspetto per quanto importante di una vicenda istituzionale che si sta trascinando nella maniera più intrigata, confusa e allarmante. I tagli non riguardano certo solo i parchi. L’efficacia delle gestioni e la competenza degli amministratori non riguarda certamente solo gli enti parco. I parchi a differenza di altre istituzioni hanno semmai meno personale rispetto alle loro esigenze di funzionamento. Li non abbondano i fannulloni, scarseggiano i tecnici, spesso i direttori. Non si stratta ovviamente di stendere alcun velo pietoso in nome del fatto che non siamo soli a dover vedere le nostre bucce. Più semplicemente si tratta di ricondurre anche il nostro dibattito nell’ambito di quella più generale discussione istituzionale, perché mai come in questo momento tutto si tiene. Se per i parchi circolano cervellotiche idee non è che siano migliori quelle che riguardano le province o le comunità montane o i piccoli comuni e ora anche le aree metropolitane. Non è vero che si tratta soltanto o principalmente di soldi perché se le funzioni istituzionali si incasinano ulteriormente non avremo risparmi ma altri sprechi. E’ parsimonioso un sistema istituzionale che funziona al meglio. E ora il sistema -parchi inclusi- non funziona al meglio e neppure in misura passabile. Detto questo anche per ricordare che noi toscani abbiamo una opportunità in più per poterlo fare con la discussione iniziata sulla nuova legge regionale sui parchi che non sembra per la verità eccitare molto neppure gli addetti ai lavori, vanno aggiunte alcune annotazioni sul piano nazionale. Quando si parla di parchi e specialmente di aree protette marine (di cui la vicenda della Meloria è una caso esemplare nella sua scandalosità, ma anche l’Arcipelago Toscano non scherza))si dice -e lo ha fatto anche nell’incontro romano di Legambiente l’on D’Ali presidente della commissione ambiente del Senato- che la legge 394 è vecchia e dopo 17 anni quasi 18 sarebbe bene metterci mano. Stupisce che un parlamentare con la sua responsabilità ignori che dal 98 –dieci anni fa- la Legge Bassanini aveva di fatto azzerato l’assetto nazionale ministeriale previsto dalla legge quadro perché fosse ‘riodinato’ -dice la legge- per adeguarlo alle riforme della pubblica amministrazione che prendevano allora avvio. Il tutto -diceva la legge- sentite le regioni, ma la legge 426 pochi mesi dopo corresse e scrisse d’intesa. Gli risulta all’on D’Ali che in 10 anni non è stato fatto nulla? Come fa dunque, e non solo lui a onor del vero, a parlare di legge quadro da cambiare quando lo è già stata eccome e grazie all’inerzia del ministero ma anche del parlamento tutto è rimasto lettera morta senza alcun riordino. Perché sia chiaro cosa significa va ricordato che oggi il ministero non ha il comitato stato regioni, non ha piano triennale, non ha la Consulta tecnica, non ha predisposto la Carta della natura, insomma non ha alcuna cabina di pilotaggio effettiva. In compenso pretende di scegliere lui i direttori dei parchi e far comunicare da una capo gabinetto che decreti che hanno compito il loro lunghissimo giro e ricevtuo le firme necssarie saranno rinviati per l’ennesima volta. E se non bastasse per le aree protette marine che vanno a rotoli, il ministero decide di volta in volta di gestirle (con due palanche) come più gli aggrada in barba alla legge quadro; lì con un comune, là con una provincia o l’universita, altrove con un consorzio che cambia magari in corso d’opera. Quando D’Ali dice che gli enti parco andrebbero rivisti per taluni aspetti dice una cosa che si può discutere per sburocratizzare intanto i controlli ministeriali asfissianti e se intanto non si continua ad ignorarli abusivamente per le aree marine. Avvii finalmente il parlamento una indagine seria su questi punti e non si limiti ogni tanto a visitare qualche parco di cui non resta traccia di sorta. Chieda al governo perché dopo 10 anni una legge di 7 anni più giovane della 394 è rimasta totalmente ignorata e inattuata. Se non lo fanno il parlamento e il governo chi deve farlo, le Fondazioni?.
Parco cartina