Il Parco dell'Arcipelago Toscano è stato un po' il protagonista del convegno nazionale di Legambiente "I parchi che vogliamo" che si è tenuto a Roma con successo che è il sintomo di una rinnovata attenzione, dovuta al fatto che negli ultimi mesi le aree protette sono state al centro di un'animata discussione e di proposte che non vanno nella direzione auspicata di un rilancio del sistema e sempre più di frequente si continua a mettere in discussione il ruolo politico e, in molti casi, persino la loro utilità strategica. Dopo l'introduzione del responsabile nazionale aree protette di Legambiente, Antonio Nicoletti, è infatti toccato all'elbano Umberto Mazzantini aprire il dibattito con un intervento che ha evidenziato la singolarità di un parco nazionale come quello dell'Arcipelago. Mazzantini, che di Legambiente è responsabile nazionale per le isole minori, ha anche parlato delle difficoltà delle aree protette e ha detto che per il rilancio dei parchi occorre rivedere la legge 394/91, rendendo più snello ed operativo il direttivo, anche attraverso una riduzione del numero dei suoi componenti, con nomine basate su reali capacità e conoscenze e non sulla lottizzazione politica, e dall'altra parte un rafforzamento della Comunità del Parco, facendola diventare davvero uno degli organi di governo del parco che rappresenti tutta la società dell'area protetta e non solo le amministrazioni locali. Poco dopo, l'intervento del presidente del parco dell'Arcipelago toscano, Mario Tozzi ha dato una vera e propria sferzata polemica al dibattito, partendo dal fatto che le Cinque Terre vengono troppo spesso presentate come esempio da seguire per le altre aree protette italiane. Ma per Tozzi la situazione delle Cinque Terre, è molto difficile e da emulare da parte degli altri parchi, visto anche che quel livello qualitativo e gestionale non può essere probabilmente raggiunto in parchi con situazioni ambientali, economiche e culturali del tutto diverse e con un territorio molto più vasto ed articolato amministrativamente. Il richiamo di Tozzi non è piaciuto proprio al presidente del parco delle Cinque Terre, Franco Bonanini, che ha polemizzato con Tozzi e con una visione conservazionistica e "elitaria" delle aree protette e ha detto che salvare i terrazzamenti e la viticoltura delle Cinque terre significa anche salvare un patrimonio paesaggistico ed ambientale. Lo scontro dialettico è nato probabilmente da un equivoco di interpretazione che i due presidenti hanno chiarito subito dopo. «Bonanini e Tozzi, che non si conoscevano – dice Mazzantini - si sono spiegati e credo che da questo possa nascere una collaborazione più stretta tra i due Parchi, che tra l'altro sono già "gemellati" insieme a quello della Maddalena. Io stesso ho poi parlato con Bonanini, che conosco da anni, che mi ha rinnovato l'invito a visitare le Cinque Terre ed a collaborare». Tozzi ha anche posto un tema che ha percorso tutto il dibattito: parchi "caciottificio" (cioè impegnati soprattutto nella promozione di prodotti tipici, oppure parchi che assolvano in primo luogo il compito sempre più urgente per il quale vengono creati in tutto il mondo: la difesa della biodiversità? Ma quello che ha segnato la discussione è stato soprattutto l'attacco di Tozzi a Federparchi, l'associazione delle aree protette italiane, accusata di essere "stanca" e di non reagire con la dovuta energia davanti agli attacchi della politica al sistema delle aree protette. Tozzi ha chiesto una radicale riforma dell'associazione delle aree protette italiane. Ha risposto il presidente di Federparchi Matteo Fusilli che ha confermato la sua intenzione di non ricandidarsi al prossimo congresso ed ha sottolineato il ruolo "istituzionale" di Federparchi, che secondo lui deve continuare a rappresentare enti che sono diretti da uomini di destra, centro e sinistra, senza fughe in avanti. Anzi, Fusilli ha rivendicato a Federparchi il merito di avere, con questa visione unitaria, fatto comprendere l'importanza dei parchi anche a forze politiche che prima si dimostravano ostili o disinteressate. Ma è evidente che la necessità di un rilancio dei parchi e della loro federazione è molto sentita in un momento di difficoltà e con finanziamenti in costante calo. Il "caso" Arcipelago e la sua storia contrastata e gli interventi di Tozzi e Mazzantini sono tornati anche nelle parole del ministro ombra dell'ambiente del Pd, Ermete Realacci, che ha evidenziato come la crisi dei parchi dipenda da una mancanza di politica delle aree protette a livello nazionale che, caso unico in Europa, l'Italia non ha più da almeno 10 anni. Il presidente della commissione ambiente del Senato, Antonio D'Alì (AN), ha cercato di smorzare le polemiche degli ultimi mesi ed ha riconosciuto l'importanza dei parchi, ma ha anche detto che la loro crisi dipende dalla stanchezza di una legge che ormai ha quasi 18 anni e che mantiene tutto il suo valore ambientale ma va rivista nelle sue parti più squisitamente politico-amministrative. Gli ha risposto il capogruppo del Pd, in commissione ambiente, Roberto Della Seta, che ha stroncato le proposte di fondazioni e ticket di ingresso del ministro Stefania Prestigiacomo, ribadito l'importanza dei parchi, proprio in un momento di crisi economica, come laboratori di quella rivoluzione verde invocata anche da Obama e dall'Europa e che ha parlato di una "manutenzione" della legge 394. Della Seta, riprendendo l'intervento di Mazzantini, ha detto che probabilmente vanno rivisti composizione, ruoli e rapporti del direttivo e della comunità del parco che, in troppi casi, invece di essere gli organi di un medesimo ente che collaborano per il suo successo sembrano organismi conflittuali e troppo piegati sulla politica contingente e localistica, invece che sugli interessi del parco, della difesa della biodiversità e dell'economia sostenibile e innovativa. Il direttore della direzione protezione natura del ministero dell'ambiente, Aldo Cosentino, non ha negato le difficoltà ma ha anche evidenziato il grande successo della legge quadro 394/91 per l'istituzione dei parchi ed il calo delle conflittualità con le comunità locali che, salvo ormai rari casi, accettano le aree protette. Cosentino, proprio mentre si preparerebbe il passaggio delle riserve dello stato gestite dal Corpo forestale ai parchi nazionali (Montecristo compresa), ha annunciato che il suo dipartimento non rinnoverà la convenzione con il Corpo forestale dello stato per i contributi ai Cta dei parchi.
montecristo scia