"Sarebbe impensabile e grave suddividere i nostri beni culturali in beni di serie A, B o C, come di fatto prevede invece l'ultima bozza del nuovo Codice sui Beni culturali". Duro il commento del presidente di Legambiente, Ermete Realacci, che presenta un'interrogazione sul codice per i Beni culturali e Paesaggistici ormai in fase di avanzata elaborazione. "Per la salvaguardia del nostro patrimonio culturale, di fronte alla selezione che minaccia il patrimonio italiano - prosegue Realacci - chiediamo pertanto al Ministro d'attenersi a quanto previsto dalla Costituzione". L'articolo 9 della Costituzione, più volte ricordato in merito alla vicenda dal Presidente della Repubblica Ciampi, recita infatti che la Repubblica "tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione", senza suddividere i beni culturali tra quelli "d'interesse artistico, storico archeologico o demoetnoantropologico particolarmente importante" e gli altri, da tutelare con eventuali successivi decreti, come invece fa il nuovo codice. "I nostri beni culturali vanno tutelati nel loro insieme, con un unico decreto - insiste Realacci. Altrimenti si rischia di rendere facilissima la messa in vendita di quelli la cui importanza non viene sancita da un esplicito ulteriore decreto". In altre parole, evitiamo che il nostro patrimonio artistico, storico e naturale diventi vendibile per il semplice fatto che ne decade la tutela.Ecco perché Legambiente chiede anche al ministro Urbani, con urgenza, "d'istituire un tavolo di lavoro con tutte le associazioni ambientaliste riconosciute sul nuovo Codice per elaborare un testo che tuteli in modo chiaro e definitivo il nostro patrimonio culturale, monumentale, storico, ambientale e artistico".