Chissà se a parlarne continuamente, con gli occasionali compagni di viaggio delle mie traversate da pendolare, sarà arrivato qualche fischio negli orecchi del Presidente Antonini. Mi riferisco alla possibilità che una cordata locale acquisti la Toremar, affinché non solo continui a navigare nel canale collegando l'Elba al continente, ma lo faccia in un'ottica di miglioramento del servizio che possa giovare sia alle esigenze economico-commerciali dell'azienda che all'intero sistema Elba. E' da un po' infatti che, nelle chiacchiere che si fanno a ruota libera per fare passare più velocemente quell'oretta di traversata, si fantasticava su questa prospettiva, cercando di immaginare i non pochi vantaggi che ne potrebbero derivare. E mi compiaccio, e non poco, che il Presidente della più importante associazione di categoria isolana abbia, evidentemente, ragionato in modo analogo. Una Toremar elbana, con alle spalle, in quanto soci, i rappresentanti del tessuto produttivo locale (imprenditori ed associazioni di categoria) e quelli della cittadinanza (i Comuni) significherebbe coinvolgere direttamente nella definizione delle strategie aziendali e nella gestione coloro che meglio conoscono la clientela ed il mercato, e, persino, sono in grado, in una certa misura, di governarli. Immagino ad esempio, tra i soci, i tour operator locali, i quali effettuano annualmente importanti investimenti nella promozione della nostra offerta turistica, pubblicando cataloghi che vanno nelle agenzie di tutto il mondo, che si gioverebbero sicuramente di poter contare su una compagnia di navigazione di cui sono, quota parte, proprietari. Immagino gli albergatori, i quali potrebbero promuovere un'offerta all inclusive, proponendo ai clienti di viaggiare sulle “loro” navi. Ma immagino anche i Comuni, che porterebbero “dentro” le legittime istanze dei residenti, cercando di far convergere, tra l'altro, le politiche della compagnia con quelle degli altri soggetti di cui fanno parte (l'Autorità portuale, tra tutti). E immagino ancora i benefici in termini di ricadute sull'occupazione locale che potrebbe portare una Toremar elbana: non solo a bordo potremmo sperare di rivedere un po' più gente dell'Isola (non me ne voglia il personale imbarcato non elbano. E' solo una considerazione sulla realtà di un buon e bel lavoro, come quello dei marittimi, che mi piacerebbe rimanesse nella tradizione delle nostra famiglie), ma anche a terra ci sarebbe spazio per le attività amministrative e commerciali oggi espletate altrove. Quindi un personalissimo plauso all'iniziativa del Presidente Antonini (con il rammarico d'altra parte che i nostri rappresentanti politici, un'altra volta, abbiano perso l'occasione di fare da apripista verso la soluzione di una questione importante) e, se mi è consentito dalla mia umile posizione di cittadino nonché lavoratore pendolare, un rilancio: coinvolgere nella cordata anche i semplici cittadini, con una quota di azionariato popolare che possa permettere a tutti di essere, per un pezzetto, armatori della compagnia di navigazione “di bandiera”.
Oglasa in uscita torre passanante toremar