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Controcopertina: Un insetto "alieno" potrebbe distruggere le piante di fico dell'Elba

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 30 novembre 2008

Si tratta di un coleottero curculionide del genere Aclees, con distribuzione asiatica, che attacca prevalentemente le piante appartenenti al genere Ficus, compreso il nostro classico fico coltivato (Ficus carica L.). Sette esemplari di questo coleottero sono stati rinvenuti da Leonardo Forbicioni e Giuliano Frangini, due cittadini elbani, impegnati da molti anni nell'osservazione e nello studio delle specie appartenenti alla flora ed alla fauna dell'Isola d'Elba. Nei primi giorni del mese di novembre, Forbicioni ricevette tre esemplari identici di un coleottero curculionide da Frangini, che era a conoscenza della passione dell’amico per l’entomologia. Da un primo esame Forbicioni non riuscì a collocare la specie tra quelle conosciute e comunemente rinvenute sull'isola. Per questo motivo, ancora più incuriosito, egli cercò di giungere ad una determinazione, quantomeno a livello di genere. Cominciò quindi ad utilizzare gli strumenti classici della scienza, fino a quando approdò su internet, l’ultima spiaggia rimasta, inviando un’immagine su un forum naturalistico specializzato con la speranza che qualcuno, fra gli studiosi che lo frequentavano, conoscesse l'insetto. Non trovando risposta, era sempre più convinto di essere di fronte a qualcosa di alieno rispetto all' entomofauna italiana. Finalmente, dopo alcuni giorni arrivò il responso proprio dalla rete. Maurizio Pavesi, entomologo del Museo di Storia Naturale di Milano, con l'aiuto di un collega e grazie alle collezioni di confronto dell'Istituto, aveva riconosciuto l'insetto come appartenente al genere Aclees, e trovato una segnalazione per la Toscana pubblicata tre anni fa su una rivista specializzata, dove la specie veniva identificata come Aclees cribratus. Successivamente, i Professori Enzo Colonnelli e Massimo Meregalli, entrambientomologi di fama e specialisti in particolare di curculionidi, hanno corretto la determinazione in Aclees sp.; si tratta cioè di una specie al momento non identificata, fra le numerose conosciute nell'area di diffusione del genere, specie che peraltro non risulta essere presente in nessuna delle collezioni dei Musei europei. I professori Colonnelli e Meregalli hanno posto l'accento sul fatto che si tratta di un genere sul quale le conoscenze sono imprecise e lacunose, con scarso materiale a disposizione, molte specie descritte in modo insufficiente e probabilmente molte altre ancora da descrivere. Va aggiunto che l'esatta patria di origine del nostro “nemico nasuto” , spesso fondamentale per risolvere casi difficili come questo, è al momento totalmente sconosciuta. Di qualunque specie si tratti esattamente, la diffusione di questo insetto, appartenente ad una famiglia di coleotteri detti volgarmente “punteruoli” per il caratteristico rostro di cui sono provvisti, sembrerebbe al momento limitata alla Toscana, forse a causa di una involontaria importazione da qualche vivaista unitamente alle classiche piante di Ficus ornamentali. Questo alieno, una volta giunto a destinazione, si è quindi cominciato a riprodurre ai danni del fico coltivato, passando inizialmente inosservato. Le sue larve sono infatti xilofaghe, si nutrono cioè di legno, scavando gallerie all'interno della pianta, in particolare nella parte sotterraneaa, aggredendola e distruggendola, rimanendo invisibili fino a che l'adulto non fuoriesce dalla pianta, quando ormai il danno è completato e irreparabile. Tuttavia, anche se scoperto, questo piccolo coleottero dalla testa appuntita sembrerebbe resistere a tutte le misure di prevenzione comunemente usate dai vivaisti, e per tale motivo lo si potrebbe considerare quasi “invincibile”. La gravità del pericolo è evidente: il mite clima insulare, particolarmente favorevole per la crescita del fico, lo è con ogni probabilità anche per la proliferazione di questo coleottero, che in breve tempo potrebbe raggiungere una popolazione sufficientemente numerosa da costituire un serio flagello. La nostra bellissima isola sarebbe quindi anch'essa in serio pericolo, e d’altra parte la sua diffusione per ora limitata non deve in alcun modo portare a sottovalutare il rischio che si profila; ricordiamo che un altro coleottero xilofago, il famigerato “tarlo asiatico” (Anoplophora chinensis), ha potuto diffondersi in Italia in quanto inizialmente ignorato, causando danni enormi e la distruzione forzata di migliaia di alberi. Il nostro coleottero è infatti non solo un ottimo volatore, ma capace per di più di sfruttare l’intenso traffico di veicoli e merci che quotidianamente attraversa il nostro Paese, e lo stesso canale di Piombino, per farsi “dare un passaggio” e giungere così anche a grande distanza dal luogo di origine. Per tale motivo Forbicioni ha subito provveduto ad informare il Servizio Fitosanitario della Regione Toscana, fornendo le preziose e dettagliate notizie raccolte in merito a questo sfortunato ritrovamento; se l’intervento sarà appropriato e tempestivo, possiamo sperare che almeno questa nuova minaccia di invasione sia bloccata sul nascere.


curculionide insetto fico

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