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Controcopertina - Franco Cambi: Forse ho capito male. Spiegatevi meglio!

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 25 novembre 2008

Diceva Andreotti che a pensare male si fa peccato ma, purtroppo, spesso, si coglie nel segno. Dopo avere letto gli ultimi contributi e interviste sul tema del Comune unico, ho capito che quello del cittadino e dell’elettore non è un ruolo difficile. E’ semplicemente un ruolo inutile. Intanto nessun candidato elbano e nessun partito inserirà la questione nel suo programma elettorale. Poi il dibattito si è spostato dal “Comune unico” all’ “Unione dei Comuni”. Ebbene, la differenza non è semplicemente nominalistica e formale. Il Comune unico è qualcosa che nasce dalla fusione degli otto Comuni esistenti e rappresenta una formula matura, coesa e compartecipata del governo, della amministrazione e della gestione dell’Elba. E’ (sarebbe) una vera amministrazione, espressa dai cittadini elbani. Come si vede, occorrono poche e semplici parole per definirlo. L’”Unione” è un organismo aggiunto, teoricamente sovrapposto agli otto comuni (che quindi continuerebbero ad esistere). E’ stato detto (Elbareport del 21 novembre): “…L’Unione dei Comuni deve essere espressione ed emanazione diretta dei Comuni dell’Arcipelago. La Conferenza dei Sindaci deve esprimere il Presidente e la Giunta, collegando alle nomine la proposizione di un preciso programma di governo. La gestione deve essere istituzionale e non politica e quindi il Presidente e la Giunta debbono necessariamente essere rappresentativi delle maggioranze che reggono i vari comuni… Pur sperando che tutti i comuni ne sostengano la nascita, è giusto lasciare ai sindaci la possibilità di scegliere liberamente senza compromettere il progetto complessivo. Il nuovo Ente … dovrebbe essere costituito da almeno il 50% dei Comuni dell’Arcipelago, a condizione che rappresentino la maggioranza della popolazione delle Isole.” Come si vede, servono molte più parole, perifrasi e parafrasi. Questo non mi pare un programma elettorale intelligibile ma mi pare, piuttosto, l’apertura di una nuova fase di incertezza e di confusione. Invece di lavorare per portare a maturazione la coesione dell’isola maggiore, si vanno a cercare impegni ben più gravosi e impensabili (l’Unione dei Comuni dell’Arcipelago). Per questo, credo che i cittadini isolani debbano porre alcuni semplici domande alle controparti politiche: 1. Può funzionare una Unione ostaggio, fin dalla sua nascita, dei diversi Sindaci? 2. Se Presidente e Giunta dell’Unione (ennesimi organi di governo) sono espressi dalla Conferenza dei Sindaci, quale è il peso reale dell’elettorato? 3. E’ vero che i Sindaci conservano la possibilità di scegliere liberamente? 4. Quanto può contare un ennesimo Organo sostenuto da “almeno” il 50% dei Comuni dell’Arcipelago e da questi, c’è da scommetterlo, tenuto perennemente sotto scacco? 5. Che cosa significa “gestione istituzionale e non politica”? La tragica verità, io credo, sperando di essere smentito, è che, probabilmente, tutto questo serve proprio per dare “ai cittadini la sensazione che si sta lavorando per la soluzione dei loro problemi”. Una sensazione, appunto, e poco più. Dopodichè, credo, sempre sperando di essere smentito, che l’ “Unione” servirà semplicemente per allontanare, per un altro bel po’ di tempo, la effettiva realizzazione della semplificazione amministrativa. Mi pare che la distanza fra cittadini e politica muova verso significativi e ulteriori incrementi.


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