I parchi sono un caposaldo della conservazione della natura oltre che un insostituibile presidio territoriale contro il consumo del suolo che interessa in modo evidente il nostro Paese. I parchi sono poi educazione ambientale, sviluppo sostenibile, identità territoriale, prodotti tipici, ospitalità e cultura. Eppure, ciò nonostante, spesso vengono presentati come una grande bacheca dove si trovano animali e piante, dove ammirare boschi, montagne, cascate. I parchi non sono né vogliono essere "cartoline". Sono si sicuramente belli, ma una bellezza dinamica in costante evoluzione. Sono una realtà complessa e speciale! Il ruolo attivo delle aree protette è irrinunciabile ed insostituibile per la conservazione della biodiversità che non è solo l'insieme delle specie viventi, ma qualcosa di più complesso, a livello di patrimonio genetico di ogni singola specie od ecosistema: i parchi sono un fondo di garanzia per il benessere delle generazioni presenti e future. E' così ovunque nel mondo, è così anche in Italia. E' necessario far conoscere i grandi benefici che le aree protette apportano all'umanità. Le aree protette possono e devono portare un significativo contributo alla lotta contro la povertà e allo sviluppo sostenibile, alla ricerca del giusto equilibrio tra la necessità di sfruttare le risorse naturali in modo da migliorare la vita e lo sviluppo economico dell'uomo e l'ambizione di vivere in armonia con la natura. E' innegabile la funzione di garanzia ambientale che le aree protette svolgono sia all'interno che all'esterno dei loro confini. Nonostante queste evidenze, il valore delle aree protette non è ancora correttamente considerato. Si tende a ritenere suscettibile di valutazione economica solo le entrate provenienti dal turismo, dalle attività estrattive o dei prodotti della terra. Nessuno valuta i servizi ambientali che i parchi garantiscono come, ad esempio, lo scambio di anidride carbonica dei boschi o la capacità di rigenerare le falde di acqua pura. Così come l'essenziale funzione svolta nella mitigazione degli effetti dei mutamenti climatici. Essendo però difficile quantificare il valore economico, sociale, ambientale e culturale di queste aree si tende generalmente a sottovalutarlo o a negarlo. Se si riuscisse a quantificare correttamente il valore della Natura, se si percepisse la stretta correlazione della funzione di tutela dei parchi con la nostra quotidianità, sarebbero certamente più significativi ì sostegni e gli investimenti anche del nostro Paese verso questi importanti propulsori delle economie locali e nazionali. La necessità di creare e gestire aree protette è ribadita con chiarezza dall'articolo 8 della Convenzione Internazionale sulla Biodiversità e dall'Obiettivo 7 del Millennium Development. Il 12% per cento della superficie del nostro Pianeta è tutelata, anche se non tutti gli ecosistemi sono tutelati in modo adeguato e molte aree sono protette solo sulla carta. Nel nostro Paese circa l'11% del territorio è tutelato come area protetta e si arriva a quasi il 20% tenendo conto delle aree protette della Rete Natura 2000. Si tratta di una percentuale di territorio nazionale importante che offre la possibilità di programmare forme di sviluppo durevoli, potenzialmente più efficaci di quelle tradizionali. Non l'economia del mordi e fuggi, della predazione delle risorse naturali bensì l'economia della fruizione compatibile che lascia inalterato il territorio. E' questo un ruolo che i parchi possono e vogliono giocare, nel nome di un interesse pubblico, chiedono pertanto di essere messi nelle condizioni di poterlo fare. La tutela della natura non può però arrestarsi ai confini del parco che non può certo diventare un'isola assediata dall'urbanizzazione. E' dunque urgente la definizione dei valori naturali su scala nazionale e con le dovute declinazioni a livello regionale e locale per l'adozione di specifici piani di azione di cui si tenga conto nella pianificazione territoriale a partire da una rete ecologica nazionale la cui costruzione deve essere imperniata sui parchi. Se dunque da un lato é necessario verificare il funzionamento delle aree protette in termini di conservazione della biodiversità, di offerta dei servizi e di impatto socio economico sul territorio, da un altro è opportuno inserire i parchi una strategia territoriale più ampia dove il riferimento dei valori ambientali e paesaggistici caratterizza e condiziona i piani e i progetti. Oggi si parla di riformare il modello di gestione dei parchi e, nel contempo, si mette in discussione il loro ruolo e si tagliano pesantemente le risorse loro attribuite. Si parla di riforme o di innovazioni, ma non è ancora sufficientemente chiaro che queste possono esistere solo all'interno di un percorso di definizione/ridefinizione della strategia nazionale per la conservazione delle biodiversità e di una corretta gestione territoriale che riesca a saldare, come previsto dalla legge, i piani dei parchi ai piani paesaggistici. Dobbiamo riaffermare i parchi come valore e patrimonio collettivo. Perché ciò possa avvenire occorre "sfatare" il mito dei vincoli oppressivi chiarendo che questi proteggono beni pubblici delicatissimi e che in moltissimi parchi la vincolistica è presente indipendentemente dall'istituzione dell'Ente stesso e che anzi è proprio l'Ente con gli strumenti attribuitigli dalla legge che può modulare ed attenuare questa vincolistica. Premesso tutto questo, i sottoscrittori del presente documento vogliono ribadire con forza il valore delle aree protette per la conservazione del patrimonio naturale e per il benessere umano. Chiedono poi che si riconoscano i benefici delle aree protette anche al di fuori delle stesse e si garantisca la difesa dei territori protetti dagli attacchi ispirati a logiche diverse da quelle su cui si basa la funzione dei parchi (anche attraverso la creazione di un sistema di aree contigue). Riconosciuto questo valore, anche con i necessari strumenti di tipo normativo, devono essere definite le risorse da investire non solo a sostegno del sistema, ma anche per innescare un processo virtuoso di gestione e valorizzazione delle aree protette nel nome dello sviluppo sostenibile. Si tratta di garantire stabilità gestionale e smetterla di trattare gli Enti gestori come enti strattonati dalla maggioranza di turno. E' urgente garantire alle Aree Protette continuità amministrativa, ruolo scientifico e possibilità di pianificazione a medio e lungo periodo.
Panorama da Capo di Fonza