In questo periodo di campagna elettorale continuo a scrivere perché desidero partecipare. So che rischio di venire a noia o forse sono criticato e compatito. Non faccio parte di nessuna nomenklatura politica né locale e tanto meno nazionale se per nomenklatura intendesi “professione politico a vita” che in Italia è una enorme schiera. Faccio parte della società civile termine con il quale non si capisce bene cosa si intenda dire: per me non è quell’area ultimamente definita antipolitica. Antipolitica:altro termine di difficile interpretazione. Proprio durante una delle tante campagne elettorali feci una scelta di campo e votai centro-destra. Alle ultime elezioni politiche sono stato rappresentante di lista di FI-PDL che Berlusconi ha chiamato”eroe della libertà”. Tutto questo per “etichettarmi”e per la gioia di coloro che amano la trasparenza:oggi, come ieri,sono necessarie etichette. Circa dieci anni fa fui tra i fondatori all’Elba di quello che da un lato fu chiamato-sempre etichette - ”movimento assistenza destra elbana” e dall’altro ”movimento di opinione” che fu usato e strangolato,morto e seppellito. Tipica morte di chi non conta niente o di chi disturba: se va bene c’è isolamento ed emarginazione,se va male c’è estinzione. Ricoprivo un ruolo prestigioso e sopratutto ben pagato: vice-segretario. Eravamo fuori dai partiti o almeno credevamo di esserlo. Credevamo di essere interpreti dei sentimenti della maggioranza degli elbani quando affermavamo che il parco per nascere doveva avere il consenso degli elbani e criticavamo la scelta di tutelare il territorio con lo strumento amministrativo parco: fummo subito etichettati antiparco. Pensavamo che più della tutela con vincoli,già molto presenti con norme e leggi, il nostro territorio aveva necessità di essere valorizzato. Valorizzazione ad esempio del suo patrimonio culturale abbandonato a sé stesso, al degrado, con la nascita di una fondazione. Una fondazione con risorse economiche era per noi meglio del parco: una fondazione sorse ad opera di Marcello Pacini. Mi pare si chiamò”Progetto Elba” ma poi non se ne è più saputo nulla. Ora nel programma politico del PDL è prevista la trasformazione di un parco in fondazione. Credevamo di interpretare il sentimento della maggioranza degli elbani quando dicevamo che chiudere il carcere a Pianosa senza un progetto alternativo era un disastro.Il disastro è accaduto e chi allora scelse la chiusura ora ne richiede la riapertura. Eravamo contrari alla chiusura della USL n. 26 dell’arcipelago perché paventavamo ciò che poi è sistematicamente accaduto. Gli addetti ai lavori ci fanno sapere che la sanità elbana è in continuo depotenziamento. Sappiamo che senza o con insufficienti risorse economiche non si va molto lontano. Perciò proponevamo l’arcipelago o l’Elba come zona ad amministrazione speciale autonoma,una specie di zona franca con la quale poter far rimanere sul territorio molti dei proventi economici del turismo che pare prendano la via del “continente”. Sarebbero stati usati per la valorizzazione non solo del territorio ma anche per la nascita di infrastrutture che sono carenti.Non dicevamo niente di nuovo perché nella storia dell’isola la zona franca era stata presente. Come la nostra,molte zone di confine (vedi Livigno) godono di un trattamento fiscale particolare. Insomma la scomparsa della cassa per il mezzogiorno che tanto aiuto ha dato all’Elba sarebbe stata in qualche modo colmata. Fummo dileggiati e denigrati come egoisti che volevano ancora di più isolare l’Elba. Ora pare che alleanza nazionale sia favorevole ad una zona franca. Proponevamo lo sviluppo dell’attività agricola come attività economica compatibile col territorio e col turismo. Così si sarebbe diversificata l’economia che è solo legata al turismo. Non dicevamo niente di nuovo perchè la storia della nostra terra porta forti impronte agricole. Poiché le leggi forestali toscane non sono di aiuto al ripristino dei vecchi campi agricoli tutti boscati,chiedevamo una modifica per l’arcipelago e la nascita di un parco agricolo con vocazione esclusiva alla valorizzazione dell’agricoltura. La comunità montana poiché non riusciva ad espletare in pieno i propri còmpiti istituzionali dicevamo che doveva diventare organo elettivo in caso contrario era meglio la chiusura. Per il sistema dei rifiuti ,così critico, la storia del Buraccio è stato l’inizio. Chiedevamo assunzione di responsabilità da parte di coloro che ne hanno per il fallimento del Buraccio e che si trovano fuori dall’Elba: tutto inutile. Ho scritto queste righe non per fare una rievocazione del”movimento assistenza destra elbana” quanto per indicare che i problemi di dieci anni fa sono gli stessi di oggi. I soliti irrisolti problemi. Aggravati ora anche dalla grave crisi economica in atto. All’area politica di cui faccio parte chiedo di indicare come intende far rialzare l’Elba. Alle forze politiche chiedo un confronto politico sui problemi reali che interessano gli elbani.
vigna acquabona