I rifiuti sono un grande problema: ambientale, economico, sociale, etico. Sono il simbolo della parte peggiore dell’umanità, non soltanto perché sono quello che non vogliamo, quello che si scarta, che si butta, che è rotto, brutto, maleodorante e, qualche volta, tossico ma anche perché sono fonte di guadagno per la criminalità organizzata, Saviano con Gomorra ce lo ha raccontato bene. I rifiuti sono spesso il prodotto del consumismo sfrenato del comprare sempre di più e buttare quello che abbiamo, anche se magari è ancora buono, per non rimanere indietro, per essere sempre primi. I rifiuti non li vuole nessuno: prendiamo una caramella, la scartiamo e gettiamo le nostra cartaccia nel giardino del vicino - questo è l’atteggiamento e, contemporaneamente, non vogliamo rinunciare a nessuna caramella: ce ne mangiamo tantissime e scartiamo e buttiamo, sempre di più. Poi cosa succederà? Lo scenario del film in proiezione nei cinema in questi giorni “Wall-e” è senz’altro apolicalittico, ma emblematico. Wall-e è l'ultimo robot rimasto sulla terra dopo che gli umani l'hanno abbandonata perchè invasa dalla spazzatura. Si sono dimenticati di spegnerlo e lui, da 700 anni, continua a fare quello per cui è stato costruito: comprimere e ammassare rifiuti. Gli umani sono volati nello spazio su un’astronave e sono tutti obesi perché non si muovono più, viaggiano su navicelle e non si parlano più, comunicano tramite degli schermi e continuano a mangiare e bere, non hanno imparato niente. Intanto sulla terra si vedono montagne orribili, grattacieli di rifiuti e ancora le insegne luminose dei centri commerciali che una volta invitavano a comprare e consumare. In questa giornata non pretendiamo certo di risolvere il problema dei rifiuti nel mondo ma ritengo che parlarne sia importante e, ancora di più, parlarne insieme. E’ utile sapere bene quali siano i costi ambientali e sociali dei rifiuti. E’ importante chiedersi se tutto ciò che si compra ci serva davvero. E’ fondamentale che le Istituzioni: la Provincia, i Comuni, le Autorità Portuali, insieme alle aziende locali di gestione dei rifiuti, con le imprese e le loro associazioni, con le cooperative e le organizzazioni di volontariato, facciano qualcosa di concreto, prendano degli impegni. I protocolli di intesa sono assunzioni di responsabilità scritti su una carta, ma a questi poi seguono azioni, comportamenti, modi di agire che, in tema di rifiuti, forse sono difficilmente misurabili a breve termine ma contribuiscono a rendere migliore (o almeno non peggiore) questo luogo in cui viviamo e che sarà abitato dai nostri figli. La Provincia di Livorno è, ad oggi, autosufficiente nello smaltimento ma, quando si parla di rifiuti, il territorio si allarga perché purtroppo non tutti sono autosufficienti come noi e allora, per un effetto a catena causato da altre città, come Firenze che non ha discariche, potremmo trovarci in difficoltà anche noi. A questo punto sono convinto che due debbano essere le strade da percorrere: una, di natura politica, di impegno affinché anche Firenze, come tutte le città Toscane, si attrezzi per far fronte allo smaltimento dei propri rifiuti; l’altra, culturale ed etica, che promuova la diffusione di buone pratiche e la sensibilizzazione dei cittadini sul tema dei rifiuti e del consumismo e questo possiamo farlo noi, a partire da oggi, in modo incisivo, insieme. Oggi firmano un protocollo di intesa promosso dalla Provincia, tutti i Comuni livornesi, le aziende di gestione rifiuti, gli operatori del turismo e le Autorità Portuali, i commercianti della piccola media e grande distribuzione, gli artigiani, i piccoli imprenditori e le loro associazioni di categoria, le associazioni di volontariato e le cooperative ambientaliste. Un protocollo in cui la Provincia si pone come coordinatore della campagna di sensibilizzazione e fornisce i materiali informativi e didattici. Nell’accordo sono definite 4 linee di azione, per ognuna delle quali vengono stabiliti quali dei soggetti firmatari sono coinvolti: per tutti è previsto l’impegno a utilizzare i propri canali di informazione diretta (affissioni negli uffici, esposizione materiale) e indiretta (pubblicazione sui propri organi di informazione: web, giornali, lettere, ecc) per diffondere i contenuti dell’iniziativa. Alcuni soggetti, inoltre, potranno valorizzare i materiali didattici e informativi predisposti per la campagna nelle proprie iniziative di educazione e informazione. Le quattro linee sono: 1. riduzione degli imballaggi 2. allungamento della vita dei beni 3. modalità di gestione della raccolta e trattamento dei rifiuti urbani finalizzata alla prevenzione 4. riduzione della produzione dei rifiuti nella pubblica amministrazione e negli uffici (e nelle scuole). Per conoscere meglio i contenuti delle quattro linee di azione e come si concretizzano, passo la parola ai qualificati relatori che ci illustreranno quali devono essere i nostri comportamenti per consumare meno non peggiorando, anzi qualificando, il nostro stile di vita.
cassonetto a Portoferraio