Accordi, proclami, annunci, occasioni epocali: tanti discorsi sempre smentiti dalla realtà. Ormai è la strada presa dagli amministratori piombinesi, oltretutto volutamente sordi ad ogni avvertimento, critica e proposta diversa. Si è cominciato con l’Accordo sui fanghi di Bagnoli del quale ben poco è rimasto: il prolungamento della 398 è tornato collegato all’autostrada -come quattro anni fa- senza bisogno dei fanghi di Bagnoli; l’Accordo per le “bonifiche e la reindustrializzazione” che doveva essere sottoscritto entro l’aprile 08, non esiste; idem per l’Accordo per lo smaltimento dei rifiuti, anch’esso previsto entro l’aprile 08; Comune e Autorità Portuale di Piombino hanno adottato un atto di pianificazione, in variante al Piano Strutturale, dei cui discutibili contenuti tutti sono a conoscenza. Intanto l’emergenza napoletana, su cui quell’Accordo era stato costruito, è stata cancellata dal Governo. Nel porto di Napoli sono cominciati i lavori per la Darsena, che potrebbe accogliere i fanghi di Bagnoli. Si dovrebbe allora prendere atto che il progetto “fanghi di Bagnoli” è fallito e finalmente affrontare i problemi veri di Piombino, cioè le bonifiche della zona industriale ed i rifiuti continuamente prodotti. Invece ecco che spunta un nuovo Accordo di programma (per le bonifiche del Sin di Piombino), di nuovo sbandierato come occasione per far arrivare soldi. Prevede che, al posto delle bonifiche, si realizzi solo una messa in sicurezza di tutta l’area portuale e industriale con palancole (lamiere conficcate nei fondali del porto fino a 40 metri) sulla base di uno studio peraltro contestato dalle stesse amministrazioni locali che ora si apprestano a firmare (!). Costo complessivo dell’operazione 204 milioni di euro. Che dire? Non è l’Accordo previsto dall’APQ del 2007 perché prevede la sola sottoscrizione dei soggetti pubblici. Le imprese private che, per legge, devono sostenere quota parte dei costi di bonifica, non sono chiamate a sottoscrivere l’Accordo. Dunque esso non crea i presupposti per far partire l’operazione fanghi di Bagnoli, ma purtroppo rappresenta un passo avanti verso la riesumazione dell’Accordo sui fanghi di Bagnoli: l’ennesima operazione furbesca dei nostri amministratori comunali. Nel frattempo naturalmente si dice che ci saranno soldi aggiuntivi, ma di nuovo in questo Accordo soldi veri non ci sono. La copertura dei 204 milioni è così prevista: dalla vendita dei volumi delle vasche per refluimento di altri rifiuti, oltre quelli già ipotecati per Bagnoli (51 ml/euro), da transazioni con le imprese responsabili dell’inquinamento (81,3 ml/euuo), da risorse del Ministero dell’Ambiente (72 ml/euro). Si venderanno vasche che non ci sono e che sono legate alla vicenda di Bagnoli, di cui nessuno può realmente ipotizzare gli sbocchi. Si prevede di ricavare somme dalle transazioni con le imprese private quando nessuno sa ancora se queste transazioni si faranno e quanto realmente le imprese dovranno versare. Comunque occorreranno anni per avere qualche euro dai privati. Si prevede di utilizzare “risorse programmatiche” del Ministero che, tradotto, significa risorse non disponibili. Con quello che viene chiamato Accordo di programma per le bonifiche, a Piombino non si può realizzare neppure un metro lineare di bonifica. Niente. Del resto per le bonifiche previste non esistono progetti. Sarebbe ora che il Comune facesse bene la sua parte, senza subire la perenne subalternità a qualcun altro, per tutelare il nostro diritto ad avere la bonifica del SIN, senza ricatti e per creare le condizioni reali per le quali, con Accordi chiari e garantiti tra pubblici e privati, si renda possibile avviare le bonifiche e consentire alle imprese d’investire nel SIN. Quello che abbiamo davanti è altra cosa, aggravata dal fatto che segue un Accordo confuso e non applicato come quello di Bagnoli a cui si rimanda per finanziare in parte anche questo, con la vendita di vasche che ancora non ci sono. Ancora una volta il ricatto: senza i fanghi di Bagnoli né porto né bonifiche per Piombino. Non è venuta l’ora di dire basta?
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