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Controcopertina: Apostoli, anime belle e comuni unici

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 12 novembre 2008

Sono stato un apostolo (arguta definizione di Sergio: 11 novembre 2006) e mi sono confermato anima bella nel 2008 (altra definizione del Direttore) a dispetto della mia laicità e del mio insofferente anticlericalismo. Scrivo per dire, molto semplicemente, che condivido e sottoscrivo ogni sillaba della risposta data da Sergio a Lorenzo Marchetti. Il fatto è che qui bisogna muoversi, bisogna andare avanti, superare questo assetto amministrativo frammentato, perché non c’è più tempo. Bisogna spiegare ai cittadini elbani che, con quello che sta succedendo nel mondo a vari livelli, lo stato di crisi crescente e incombente non potrà più trovare soluzioni locali, soluzioni tampone o rimedi peggiori del male. Chiedo: perché gli anni passano e le uniche soluzioni che la politica trova sono l’aumento delle cubature e del cemento/asfalto in generale? Perché sono andati persi i finanziamenti regionali e comunitari atti a sviluppare politiche virtuose di gestione dell’energia, dei rifiuti, delle produzioni agricole locali, delle risorse in generale? Perché non sono state fatte politiche comprensoriali efficaci nel settore dei trasporti marittimi, ora in balia della concorrenza (quella vera, come sapeva già Marx nell’Ottocento)? Sorvolo sulle questioni del patrimonio culturale, l’unico per il quale ho qualche competenza, nel quale non si investe in maniera strategica dalla fine degli anni ’80. Il futuro dell’Elba, e dei luoghi affini, potrà esserci solo se si esce dalla perversa logica della rendita (nella quale uno scopo deve essere raggiunto senza curarsi delle ricadute negative sulle risorse, sul paesaggio e sulle comunità umane) e si approda alla logica di un cauto profitto, nel quale l’uomo è globalmente responsabile e consapevole di quello che fa: arriva in un luogo, ne utilizza le risorse per vivere e, quando lo lascia, lo lascia magari anche migliore di come era prima. Sì, è lì il nostro futuro: nel costruire meglio le case (coibentate) per ridurre i consumi (anche quelli dei condizionatori in estate); nell’essere capaci di avere produzioni locali (un pomodoro nato in Puglia, smistato a Bologna, impacchettato a Verona e mangiato a Longone non può costare meno di un pomodoro nato nella piana di Mola); nel capire che, se custodiremo quest’isola con giudizio, se perseguiremo una razionalità che non è soltanto dei fini ma anche dei mezzi, forse nessuno diventerà ricco sfondato ma certamente potrà esserci un benessere diffuso, solido e duraturo. Tutto questo sembra semplice e banale buonsenso. Nei prossimi giorni mi piacerebbe leggere di candidati sindaci che mettono la questione della unificazione amministrativa nel loro programma elettorale. Il loro prossimo mandato dovrà essere di reale costruzione di un’Elba effettivamente unita e nel 2012/2013 si dovrà votare un solo sindaco dell’Elba e una sola amministrazione. Diversamente, gli stessi candidati si assumeranno una pesantissima responsabilità verso le comunità e i luoghi che saranno chiamati ad amministrare e ancor più verso le generazioni elbane del futuro. Dimenticare le beghe locali, mettere a fuoco i veri problemi del comprensorio e portarli a sintesi e infine individuare le soluzioni. Questo va fatto nei prossimi mesi. E questo, per riprendere Sergio Rossi, sarebbe un’autentica rivoluzione. Alla fine, meglio essere ricordati come l’ultimo e bravo sindaco di Rio Elba che come uno dei tanti. Oppure, e perdonate l’amara ironia, spieghino i candidati alla gente, che in otto, invece che in uno, si gestiscono meglio i rifiuti, le strade, le scuole, i trasporti, si è più ascoltati in Provincia e in regione, al Ministero dei Trasporti e a quello della Sanità, che si trasmette un’immagine coesa e coerente dell’Elba, che si invogliano le imprese a investire e così via. Di quello che si può fare per l’identità culturale (per la quale posso garantire il mio impegno) parlerò un’altra volta. Cari saluti a tutti.


Piano di Mola

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