All’Elba si stanno confrontando due conservatorismi che stanno scompaginando pure gli assetti politici. Tant’è che su alcuni temi nascono alleanze fino a ieri inimmaginabili, ricordiamo quella sul no al water front portoferraiese, o quelle sul “dare i numeri” in merito alla continuità territoriale e alla semplificazione istituzionale. Taluni fanno come l’Asino di Buridano che non seppe scegliere e morì di fame e di sete, altri ancora come Ronzicone che si fissò su un manico d’ombrello. Di fronte alla crisi strutturale che sta vivendo l’economia isolana occorrono, al contrario, proposte davvero innovative. Il mio partito, il PD, queste idee le ha elaborate, ma sta dimostrando troppa timidezza nel farle diventare patrimonio di tutti i cittadini, forse perché queste si scontrano con i due conservatorismi? E’ bene tenere presente, invece, come dopo il secondo conflitto mondiale, scomparsa quell'economia legata all'industria siderurgica e di fronte alla decadenza dell’agricoltura, gli elbani seppero risorgere creando un sistema produttivo, quello del turismo e del suo indotto, capace di mettere a reddito la peculiarità del nostro territorio. Ci fu, inoltre, la forte capacità di ottenere una legge speciale (Ente Valorizzazione Elba), l’ingresso nella Cassa per il Mezzogiorno, la legge 169 sui servizi marittimi. Oggi, di fronte alla globalizzazione e alla difficile situazione economica delle famiglie italiane, bisogna fare altrettanto. Occorre partire da un organismo unitario dei comuni e ottenere una legge nazionale che riconosca la specificità delle isole minori. Su questi due argomenti, in particolare, c’è chi cerca di coprire le soluzioni possibili con il consueto nero di seppia. Questi, però, sono i due strumenti indispensabili ricreare quel benessere a cui aspiriamo tutti noi cittadini elbani. Lorenzo Marchetti Caro Lorenzo Ti ricordi quando, magari con convinzioni diverse, scandivamo insieme (nel senso di proprio io e te) lo slogan "turismo non basta"? Anche allora ci davano dei conservatori dei "nemici dello sviluppo turistico" e quindi nemici tout-court del destino elbano. E invece avevamo ragione, anche la più forte delle monoeconomie porta in sé le potenzialità della sua crisi. Faccio questo ragionamento all'indomani di una stagione turistica negativa e prima di una stagione turistica (temo e non solo per modo dire) con tutti i prodromi per risultare disastrosa. E se caro Lorenzo il conservatorismo fosse al momento rappresentato proprio dallo "sviluppismo ad libitum" del quale, mi pare ti sei fatto sacerdote? Caro Lorenzo un buon politico deve interpretare i segni del suo tempo e capire cosa produrranno 5, 10 ed anche più anni dopo, le sue scelte. Nel mezzo di una crisi finanziaria che diverrà una crisi economica strutturale, come si fa a pensare di bruciare territorio e coste per costruire all'Elba nuove seconde e terze case, impegnarsi allo spasimo non per la razionalizzazione ma per lo sviluppo di una portualità turistica con annessa nuova rete commerciale, senza alcuna sicurezza che il mercato dei prossimi 5/10 anni e oltre sviluppi una domanda adeguata a tali offerte? Intanto palesemente già al mercato gli stiamo andando in quel posto, non ci vuole un premio Nobel per l'economia per capire che, accettando (secondo me per difetto) il dato delle 22.000 seconde case (leggi case turistiche) all'Elba, che rimangono già in buona parte sfitte o inutilizzate, OGNI NUOVA CASA CHE SI COSTRUISCE ALL'ELBA DIMINUISCE IL VALORE DEL PATRIMONIO ABITATIVO ESISTENTE. Quanto credi che attenderà il mercato dopo lo scoppio della bolla finanziaria, a determinare lo scoppio della sottostante bolla cementizia? Quante risorse potrà (e dovrà) destinare un paese ridotto a tagliare sulla scuola, sulla ricerca, sulla giustizia, sui trasporti collettivi, indirizzare a sostegno della nautica da diporto? Il contrario di un atteggiamento conservatore è un atteggiamento evolutivo o come si diceva una volta rivoluzionario. E rivoluzionario nel caso di specie all'Elba sarebbe accorciare le filiere, a partire da quella energetica (virtuoso, almeno su questo fronte il comune di Rio Marina) investendo sull'eolico, sul fotovoltaico, e sul solare termico, continuando con quella idrica investendo sulla conservazione, il risparmio, la depurazione e la doppia circuitazione delle acque, rivoluzionario sarebbe favorire la rimessa a coltura delle aree agricole elbane che potrebbero produrre ottime derrate ortofrutticole come hanno fatto per secoli, incentivare la pastorizia. L'alternativa è obbligare gli elbani ad una raccolta differenziata spinta, bandire contenitori in plastica per le bevande, incentivare investendo sulla rete distributiva l'uso di veicoli a trazione meno impattante, investire sui trasporti collettivi. Tutte azioni che in luogo che indebolire rafforzerebbero la nostra offerta turistica. In sintesi è CAMBIARE IL NOSTRO MODELLO DI SVILUPPO verso quello che qualcuno ha definito (felicemente) DECREMENTO FELICE Altrimenti possiamo continuare a cacare case vuote e alluvionande nei piani e porticcioli con alle spalle altre case e negozi (vuoti o che svuoteranno quelli limitrofi) sulle coste, quando ormai che QUESTO turismo non basta lo ha capito pure il gatto. Pensi, Lorenzo che io sia in cattiva compagnia, perché su alcune questioni come il Water-Front portoferraiese (al contrario che sulle AMP) mi ritrovo a condividere quello che afferma Arcipelago Libero? Mi pare che fosse Mao Dze Dong (o Mao Tze Tung rivoluzionario per eccellenza, come lo chiamavamo in altri tempi sinofili) ad affermare "Non è importante di che colore è il gatto, l'importante è che acchiappi i topi" ed intorno al cosidetto "sviluppo portuale" di Portoferraio mi par di vedere un furtivo circolare di parecchi voraci tarponi. Quanto alla semplificazione istituzionale: atteso che la Provincia dell'Elba è una proposta che può essere commentata adeguatamente solo dal Trio Medusa (quello delle Iene) e visto che il comprensorio lo stanno per superare pure in Val di Cornia (dove si va verso quell'Unione dei Comuni che all'Elba è stata impedita dai miopi egoismi strapaesani di qualche "cacique"), l'unica strada che rimane aperta è quella del comune unico, che ci si arrivi per fusioni progressive o (come sarebbe preferibile) tutti insieme, dopo un pronunciamento popolare) mi pare in fondo la stessa questione del colore del gatto. In ultimo fissarsi sugli ombrelli è sicuramente cosa disdicevole e sciocca ma controllarli, specie, memori delle vignette di Altan, per controllare dove va a finire la punta, è pratica correttamente prudenziale.
Gatto Nero