La situazione che attraversa la Comunità Montana non è certo fra le più favorevoli per consentirci di prestare la dovuta attenzione, così come vorremmo, a problemi complessi e di grande rilevanza sociale come quelli che ci apprestiamo a discutere stamani grazie all’impegno e all’iniziativa del Comune di Portoferraio ed in particolare dell’assessore Cosetta Pellegrini. Ciò nonostante siamo qui per rappresentare, come abbiamo cercato di fare in questi anni, una volontà unitaria che non può essere dispersa e che, anche per le ragioni che stanno al centro di questo incontro, appare importante salvaguardare e sviluppare, con la consapevolezza che soltanto attraverso una rete coordinata e diffusa, con obiettivi e finalità comuni, è possibile raggiungere risultati migliori e dare risposte più efficaci e puntuali ai bisogni e alle esigenze che emergono dal territorio. Il rapporto fra istituzioni e volontariato si inserisce in questo quadro come elemento essenziale e imprescindibile Ed è qui che va riconosciuto il merito della Caritas che è quello di occuparsi della povertà ogni giorno, senza aspettare che assuma quegli aspetti da prima pagina che svegliano poi, magari per poche ore, un’ opinione pubblica spesso assopita ed assente. Un esempio e una testimonianza concreta ci vengono dall’opera svolta dal compianto Don Mario, che assieme ad altri, tanto ha fatto per la nostra città, e che in questa sede mi si consenta di ricordarlo, certo di interpretare i sentimenti di tutti, con grande affetto e gratitudine. L’ultimo Rapporto sulla povertà e l’ esclusione sociale in Italia, presentato il 15 ottobre scorso, appunto da Caritas Italia e Fondazione Zancan di Padova ( a ridosso del 17 ottobre, giornata mondiale di lotta alla povertà, ), ci dice che il 13% della popolazione italiana è costretto a sopravvivere con meno di metà del reddito medio nazionale, ossia con meno di 500-600 euro al mese. Ora, è vero che in Toscana si sta un po’ meglio che in altre Regioni e che all’Elba il processo di riconversione economica che tumultuosamente si è affermato dalla fine degli anni cinquanta ad oggi ha creato un diffuso benessere, ma è pur vero che soprattutto negli ultimi tempi, anche a causa di una crisi che coinvolge tutto il paese e che colpisce settori particolarmente fragili come il nostro, qual è il turismo, si avverte una preoccupante inversione di tendenza che tende ad allargare quelle limitate fasce di indigenza fin qui registrate e che si caratterizza attraverso elementi quali la scarsità di lavoro ed alti affitti abitativi, con aumenti dei generi di prima necessità a parità di retribuzioni, che può rivelarsi insostenibile per una parte non marginale di popolazione. Il peso della crisi sta gravando sempre di più sui salari e sugli stipendi fissi, sui pensionati, sui giovani precari o in cerca di prima occupazione e non trascura la piccola impresa, l’artigiano, il commerciante, con un progressivo impoverimento delle classi medie Ben vengano, pertanto, iniziative come questa, se l’obiettivo è quello di creare le condizioni per conoscere meglio la realtà in cui viviamo e per strutturare un Osservatorio permanente che ci consenta di prevenire, per quanto possibile, le situazioni di disagio più o meno estremo, in ogni caso degne di attenzione. Una iniziativa opportuna e ancor più apprezzabile se oltre all’impegno finalizzato ad una maggiore conoscenza dello stato attuale delle cose, intende misurarsi sul terreno concreto di una progettualità che sappia dare risposte adeguate alle domande della società e delle sue molteplici rappresentazioni. Risposte in termini di servizi, di gestione del territorio, di strumenti di comunicazione nel rapporto fra cittadini e istituzioni, di politiche di integrazione tra i servizi sociali e quelli sanitari, di strutture efficienti nel rapporto fra prevenzione, assistenza e, quando è necessario, di riabilitazione. Non sarà facile, occorre dirlo, perché ancora una volta, come periodicamente accade, si scaricano sugli enti locali le conseguenze della crisi, operando tagli pesanti sulla spesa corrente e sugli investimenti, riducendo gli spazi di autonomia impositiva, ponendo vincoli alla programmazione e penalizzando, di fatto, le fasce più deboli ed esposte della popolazione. E’ di questi giorni il provvedimento governativo del taglio sul Fondo sociale destinato alle Regioni che prevede una riduzione di 300 milioni di euro sul 2008 e di un ulteriore 30% per gli anni 2009 -2010. Alla Toscana vengono a mancare 18 milioni di euro nell’anno in corso, un taglio che si ripercuoterà direttamente sulle risorse dei Comuni, con il rischio, reale, di determinare debiti fuori bilancio, considerato che ormai è praticamente impossibile razionalizzare o ridurre i costi su fondi di fatto già erogati e spesi. Dalle cifre fornite dall’Uncem risulta che per l’Elba si riscontra una ricaduta negativa pari a 145 mila euro sui 650 assegnati, il 21% in meno di risorse che colpisce tutti i comuni dell’isola e che da domani renderà più arduo progettare e costruire quelle reti di sicurezza sociale necessarie ad affrontare le situazioni ritenute più a rischio, per gli anziani come per gli adolescenti, per tutti coloro che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, per le famiglie che ancora non hanno una casa, per coloro che presi dalla depressione e dalla solitudine pensano di togliersi la vita e, purtroppo, anche qui da noi, qualche volta ci riescono, per chi non sa opporre resistenza all’aggressione della droga e poi non sa più come uscirne. Per tutto questo, a noi uomini e donne che abbiamo responsabilità istituzionali, pur nelle difficoltà di una politica che tende a ridurre le prestazioni sociali e i servizi pubblici, compete il dovere di stare più attenti a ciò che ci accade intorno, e non solo a chi ci chiede aiuto, ma anche alla domanda inespressa per dignità o insufficienti relazioni. Attenzione dobbiamo porre anche a chi, per varie ragioni, scende in piazza e protesta, a chi ancora ha la capacità di indignarsi e chiede giustizia, un lavoro sicuro e più umano, un futuro migliore. Nel nostro microcosmo insulare io credo che non dovremmo perdere di vista alcuni macro-obiettivi, la bussola su cui orientare il nostro impegno e il nostro agire quotidiano, quali la promozione della coesione sociale, tesa a costruire una società solidale, aperta e capace di scambiare con l’esterno, per evitare ogni chiusura neorazzista e sviluppare invece politiche di accoglienza per gli immigrati, come portatori di nuove risorse umane e culturali. E ciò senza rinunciare alla propria identità, che deve essere coltivata non per isolarsi nei propri confini, ma per costruire sistemi territoriali aperti, che parlino il linguaggio della modernità nelle relazioni umane, nel tessuto sociale, nell’uso della tecnologia, nell’economia. Abbiamo il dovere, intanto, di mettere insieme tutte le risorse disponibili, quelle finanziarie come quelle umane, che sono poi le più importanti. Se è vero che la situazione è difficile io credo che a maggior ragione dobbiamo ancor più perseverare nella ricerca di strade diverse, anche innovative, da aggiungere a quelle fin qui perseguite, per far sentire, a chi si trova in difficoltà, che non è abbandonato a sé stesso. Ci sono esperienze interessanti che possono essere adattate alla nostra realtà; dal prestito d’ onore con garanzia degli enti locali, alla riduzione dei costi delle bollette energetiche grazie all’ avvio di produzione da fonti rinnovabili contrattate dai Comuni, dal riutilizzo di materiali usati in mercatini gestiti dal volontariato, alla realizzazione di orti familiari, tanto per citarne alcune. Sono convinto che la decisione di rendere permanente la nostra attenzione con l’ istituzione di uno specifico Osservatorio, o qualcosa di simile, potrebbe aiutare la realizzazione di questi e altri obiettivi condivisi . Per concludere voglio dire che se di fronte a questa emergenza ci si pone con spirito solidale e concreto e con la filosofia che anche una piccola cosa può esser grandissima per chi la riceve, riusciremo certamente a fare molto, così come già molto è stato fatto in questi anni per l’impegno e l’azione intelligente portata avanti da Cosetta, che voglio nuovamente ringraziare, unitamente alla Caritas, per avermi dato l’opportunità di partecipare e di intervenire all’incontro di oggi.
alessi danilo