A mezzanotte, quando ci avviciniamo, buona parte degli “occupanti” sta seduta fuori dell’edificio del Grigolo, nel cuore antico ferajese; il corpo di guardia funziona, ci aprono a distanza il cancello di ferro solo dopo che ci siamo fatti riconoscere. Al momento della nostra visita sono circa una ventina i ragazzi che presidiano il “Foresi”: hanno contrattato con la presidenza una occupazione parziale: possono fruire dell’Aula Magna dell’Istituto, oggi le lezioni, per chi voleva seguirle, si sono svolte regolarmente “.. ma solo una minoranza di studenti – ci dicono – ha fatto lezione: due o tre per classe..”. Dentro si sono organizzati per passare la notte con sacchi a pelo generi di conforto e qualche chitarra ma chi pensasse (vagheggiandola o con sacro terrore) ad una archeologica rivisitazione sessantottina sarebbe stupito: ci troviamo al cospetto di ragazzi tranquilli e gentili, una delegazione del classico, dello scientifico e del professionale, a forte maggioranza maschile da cui sarebbe lecito aspettarsi pure un po’ di casino, un drappello che più che occupare la scuola sembra custodirla. Le idee però le hanno piuttosto chiare: “Stiamo manifestando contro i provvedimenti della Gelmini – dice Sergio – che non colpiscono inaccettabilmente solo le elementari, ma prevedono anche tagli all’università ed alla ricerca. Abbiamo scelto questa forma di lotta, così come si è fatto a Livorno a Pisa e alla Normale, domani (martedì) in mattinata si terranno ancora le lezioni, nel pomeriggio e a sera continueremo ad esserci ed a discutere sui temi della scuola”. Non si sentono isolati, né dagli altri studenti isolani né da quello che accade oltre il canale, sembrano avere la consapevolezza di dovere funzionare da traino per chi ancora si sta organizzando, per chi incomincia a riflettere su problemi seri quali sono la scuola ed un futuro anche loro, ma non solo loro. Per uno solo sono già calate le tenebre: dorme scomodamente ma pesantemente su due sedie. Facciamo qualche domanda per cercare di capire chi sono questi ragazzi, scopriamo che alcuni di loro ha fatto la stagione: uno ha fatto il bagnino, un altro dice “.. sono tre anni che lavoro” e c’è nel tono un misto di invidia per i coetanei che si sono goduti l’estate a pieno, e anche d’orgoglio”. La stagione l’ha fatta pure un altro ragazzo i cui tratti somatici tradiscono l’origine sudamericana. E’ in Italia da quando aveva sei anni, è arrivato qui dalle marche, frequenta il professionale alberghiero di cui dice semplicemente “E’ una scuola che funziona”. Ma in piccolo gli occupanti sono emblematici delle mille strade per cui sono arrivati all’Elba, loro o le loro famiglie: Niccolò sembra un altro “riferimento” nel gruppo, suo padre viene dal meridione, la madre di un peperino di quarta ginnasio è argentina. Le ragazze si tengono a distanza dall’intervista sul “sagrato” del tempio scolastico e dall’obbiettivo della digitale. Ma alla fine spunta una morona, che con un tono che non ammette repliche, convoca i compagni d’occupazione per le pulizie, è normale: quando ci sono da fare cose concrete le ragazze diventano automaticamente leader. Quasi tutti i ragazzi si alzano e la seguono (mugugnando ma la seguono) qualcuno approfitta della nostra uscita per sgattaiolarci dietro e prendersi una breve licenza in una novembrina notturna Mortoferraio. Usciamo in via Carlo Bini con l’impressione di aver incontrato un gruppo di giovani vivace e che “pensa positivo”, non è poco.
occupazione foresi 2008 1
occupazione foresi 2008 2
occupazione foresi 2008 3