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A Sciambere valligiano

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 04 novembre 2008

Maurizio Tavanti valligiano della locale Val di Di Denari ha mandato una magnifica lettera pubblicata da Rpubblica che riproponiamo ai nostri lettori: Mi ha colpito, tra le varie voci che da destra si sono levate per legittimare i tagli all'Università, il discorso di un parlamentare che riferiva, con sarcasmo e quasi con indignazione, che in Italia si spendono soldi per studiare l'asino dell'Amiata e che ci si può laureare in Acquacoltura. Cosa abbia inteso l'onorevole per Acquacoltura è difficile ipotizzare, forse qualche rito pagano in concorrenza col culto del Sacro Po, forse qualche subdola (subacquea?) forma di cultura sovversiva, magari di sinistra. Chissà? Ma l'asino dell'Amiata è più interessante, tanto che in seguito anche altri, sempre "onorevoli", l'hanno citato. Il senatore deve appartenere a quel tipo di solidi sapientoni che più o meno un secolo fa decisero che non bisognava continuare le ricerche cominciate da due studiosi italiani sulle proprietà di alcune muffe. Così, diverso tempo dopo, a scoprire la penicillina ci arrivò Fleming. Con delicatezza bisognerebbe informare il bravo uomo politico che somme imponenti di denaro sono state spese per studiare addirittura un insignificante moscerino della frutta, tal Drosophila. Senza quello sciocco insetto però molti risultati importantissimi sulla genetica, sul diabete, sul cancro, sull'Alzheimer e tant'altro ancora probabilmente non sarebbero stati ad oggi raggiunti. Il fatto è che l'asino dell'Amiata appartiene alle biodiversità e rappresenta quindi una ricchezza, il somaro di Montecitorio fa parte delle miserie quotidiane e non accenna mai, purtroppo, ad avvicinarsi all'estinzione. Maurizio Tavanti Sai che m'è venuto a mente Maurizio? che un tempo lontano c'era una legge (credo non ripresa dal T.U.E.L.) che prevedeva che i consiglieri comunali eletti, prima della proclamazione, se sprovvisti di titolo di studio, dovevano sostenere davanti al segretario comunale una prova di alfabetizzazione, dimostrando di saper leggere e scrivere, prova che se non superata li faceva decadere. E mi è venuta in mente la campagna di quiz di cultura generale posti ai nostri parlamentari dalle Iene, che ci fece toccare con mano che decine e decine di eletti dal popolo ai più alti sogli erano (e sono) più ignoranti della mitica "capra dello Scaglieri" Orbene a fronte di tutto ciò, delle puttanate delle ministre (dico nel senso delle castronerie, malpensanti!), di quelle sparate a raffica su tutti i possibili media dai maggiorenti di ogni livello, nonché della dilagante incultura penso che non sarebbe male ripristinare una "prova d'ingresso" indipendente dai titoli, per tutti gli eletti dal popolo. Penso ad un testo di difficoltà ovviamente proporzionale all'importanza della carica, e se sarebbe opportuno tornare a chiedere ad un consigliere comunale di dimostrare se sa scrivere leggere, e soprattutto capire quello che ha letto, a chi aspira ad entrare in parlamento si dovrebbe chiedere di ripetere dei test di difficoltà pari almeno l'esame di terza media. Secondo me a subentrare sarebbero in parecchi. In alternativa si potrebbero organizzare dei corsi di recupero per parlamentari utilizzando il personale docente della scuola dell'obbligo che il Maestro Unico renderà superflui come i peli ascellari, così tutti vivrebbero felici e contenti.


strada val di denari

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