Osservazione al Piano Strutturale del Comune di Capoliveri Il Piano Strutturale del Comune di Capoliveri si basa su un’ampia indagine sul territorio e sulle sue risorse non riscontrabile in altri Piani Strutturali dei Comuni elbani, fa previsioni di limitato sviluppo urbanistico (15.000 mc.) ed introduce novità apprezzabili, con idee condivisibili nei campi della protezione dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. Il limite del Piano Strutturale è però quello di intervenire su un territorio che ha subito l’aggressione di un forte, esteso ed incontrollato abusivismo edilizio che, dagli anni ’70 in poi, ha pesantemente segnato il territorio capoliverese e continua a condizionarne le scelte in campo urbanistico ed ambientale, tanto che lo stesso Piano esclude i condoni degli anni 80 dai vincoli di pericolosità idraulica, essendo evidentemente quella ancora una pratica aperta in un Comune che ha ancora funzionante un “ufficio condoni”. L’abusivismo edilizio è stato così diffuso, generalizzato e capillare, colpendo aree costiere, agricole, archeologiche e di grande interesse ambientale, che il Comune di Capoliveri è uno dei Comuni italiani con la più alta percentuale di richieste di condoni edilizi per abitante. A questo si sono aggiunte Varianti Urbanistiche, anche recenti, i cui adempimenti rispetto alla valutazione degli effetti sulle risorse del territorio risultano spesso generici o assenti e che prevedono una ulteriore forte espansione edilizia sulla quale il Piano Strutturale non interviene con proposte di revisione. Comunque, prendiamo atto con piacere di una inversione di tendenza, del riconoscimento del limite raggiunto (e superato in estate) nello sfruttamento delle risorse, anche se nel piano sembra mancare una più attenta analisi del consumo idrico e dello smaltimenti dei Rifiuti Solidi Urbani. Inoltre, il Piano Strutturale propone un modello di uso delle risorse ambientali e turistiche (spiagge, mare, strutture ricettive) che, nonostante un’analisi corposa svolta anche su base comprensoriale elbana, non tiene conto che tali previsioni, in gran parte condivisibili, verranno vanificate dalle enormi previsioni edificatorie, di sviluppo turistico alberghiero e di seconde case, di incremento abitativo che fanno i confinanti comuni di Porto Azzurro, Portoferraio e Campo nell’Elba con i loro Piani Strutturali. E’ inevitabile che le previsioni dei comuni limitrofi, se realizzate, andranno fortemente ad incidere sul patrimonio ambientale di Capoliveri, scaricando sulle spiagge, il mare, il territorio in genere, una pressione turistico/abitativa che non troverà sfogo in spiagge e coste giunte ormai alla saturazione. Cosa che già oggi accade con un forte pendolarismo balneare dagli altri comuni elbani verso le spiagge capoliveresi. Infatti, manca un quadro di indirizzi strategici a livello elbano, capace di rendere certa e coerente l’azione dei Comuni in presenza di risorse territoriali ed ambientali di grande valore e fragilità, la cui perdita significherebbe rinunciare ai valori peculiari su cui si basa l’economia turistica dell’isola d’Elba. La frammentazione amministrativa e l’incapacità di mettere in campo politiche comprensoriali, hanno portato a gravi ritardi nell’applicazione di norme regionali sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Queste difficoltà sono ancora più rilevanti rispetto alla disciplina della fascia costiera. E’ scritto nella relazione presentata da Dipartimento delle Politiche Territoriali e Ambientali - Area Pianificazione del Territorio – alla recente conferenza sulle politiche territoriali ed ambientali dell’Isola d’Elba: “Il PIT e la direttiva oltre a contenere prescrizioni di cautela e di rispetto nei confronti dei valori ambientali costituiti dalle coste, dalle spiagge e dell’ecosistema connesso, prevede che siano definiti appositi programmi strategici per la tutela e la valorizzazione delle risorse dell’arcipelago (art 69 PIT). Un’iniziativa di questo tipo non è stata presa né a livello locale ne è prevista dal PTC provinciale che è stato approvato anteriormente al PIT e non è ancora stato adeguato ad esso. La situazione è resa più complessa dal fatto che la maggioranza dei comuni elbani per l’approvazione del Piano Strutturale ha scelto di seguire la procedura dell’art. 25 della 5/95 anziché quella dell’accordo di pianificazione previsto dall’art. 36 (…) La Regione ritiene in conclusione utile definire un quadro programmatico entro cui orientare ed equilibrare le attività comunali ed intende formalizzare, assieme alla Provincia, che in tal modo acquisirà elementi importanti per l’adeguamento del proprio PTC, un percorso per consolidate Atti di Programmazione Strategica. Questi Atti sono previsti dal PRS 2002 allo scopo di permettere la lettura integrata, a livello locale, fra gli aspetti economici, sociali, finanziari e gli aspetti di governo del territorio individuati come strategici alla scala territoriale adeguata, per consolidare uno snodo fra gli strumenti di Programmazione e di Pianificazione generale e gli strumenti di pianificazione territoriale e di attuazione settoriale a livello locale. Con questa iniziativa si intende assicurare la necessaria coerenza fra i Piani di governo del territorio di enti che appartengono ad un unico sistema territoriale locale (STL “Arcipelago livomese” individuato dal PIT e confermato dal PTC) e la loro piena rispondenza alle disposizioni della LR 595 al PIT ed al PTC. Ciò potrà avvenire attraverso i seguenti atti strategici: - definizione dei punti relativi ad una intesa formale tra la Regione, la Provincia, la Comunità Montana, i Comuni, le autorità d’Ambito ed il Parco per consolidare gli obbiettivi e le azioni strategiche di coordinamento sovracomunale relative all’uso delle risorse territoriali ed ambientali in un quadro di sostenibilità complessiva, quale supporto per gli atti di pianificazione territoriale e di settore; - adeguamento contestuale del PTC provinciale e dei Piani comunali al PIT regionale relativamente al sistema territoriale “Elba”, in particolare per le questioni della fascia costiera, per le azioni sovracomunali riguardo la tutela delle risorse essenziali del territorio ed il potenziamento dei sistemi infrastrutturali di carattere comprensoriale, per le verifiche relative agli effetti ambientali e dei livelli di pericolosità idraulica e geologica; - valutazione dei tempi e delle modalità operative e procedurali necessari per rimuovere le misure cautelari assunte a norma della LR 5/95 e contestualmente riattivare la formazione dei Piani strutturali in itinere in un quadro di certezze consolidate da atti di program strategica a scala territoriale, attraverso il ricorso all’art. 36 L.R. 5795 “accordi di pianificazione e conferenze dei servizi”, riconsiderando il quadro delle scadenze fissate dall’intesa prevista dalla LR 7/01 in coerenza con le sopravvenute esigenze, così da non penalizzare l’attività comunale per le parti che si valuteranno già adeguate” Invitiamo l’Amministrazione Comunale di Capoliveri ad accogliere queste proposte, a farsi promotrice di un accordo di pianificazione comprensoriale, sulla base del Capo IV – Coordinamento delle procedure. Art. 36 – Accordi di Pianificazione, della Legge Regionale 5/95 Norme per il governo del territorio, ed a richiedere, comunque, forme di coordinamento comprensoriali o con i Comuni confinanti sui Regolamenti Urbanistici che dovranno essere approvati in seguito ai Piani Strutturali. Di seguito, per meglio analizzare le proposte del Piano Strutturale, ci riferiremo al titolo V – STRATEGIE E AZIONI D’AREA, proponendo osservazioni generali e puntuali per alcuni Sub-Sistemi ed Unità Territoriali Organiche Elementari (UTOE). Pericolosità idraulica Si invita l’Amministrazione Comunale a rivedere e riclassificare la pericolosità idraulica dei vari fossi e corsi d’acqua del Comune sulla base della recente delibera regionale e di quanto contenuto nel Piano del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, Allegato 1 Parte I Sintesi degli studi conoscitivi “Pericolosità idraulica I corsi d’acqua più significativi dell’arcipelago sono ubicati essenzialmente nell’Isola d’Elba ed hanno tutti un carattere spiccatamente torrentizio, con bacini idrografici di estensione modesta e permeabilità sostanzialmente bassa. Conseguentemente i tempi di corrivazione sono estremamente brevi e rendono i corsi d’acqua elbani intrinsecamente soggetti a fenomeni di piena improvvisi e volta estremamente intensi (fiash floods). Tali piene possono determinare situazioni di elevata pericolosità idrogeologica in corrispondenza delle pianure alluvionali costiere, laddove il tracciato dei corsi d’acqua risulta estremamente condizionato dall’attività antropica e privo di fasce di pertinenza fluviale tali da garantire il normale deflusso delle piene. In tali aree di pianura costiera sono altresì ubicati i principali insediamenti abitativi, le principali attività produttive, le strutture e le infrastrutture turistico-ricettive, per cui all’elevata pericolosità si associa una condizione generalizzata di rischio idraulico. Il Comitato Tecnico di Bacino “Toscana Costa” della Regione Toscana ha individuato, nell’ambito dell’applicazione della Legge n.167 del 3/8/1998, le aree a pericolosità di inondazione elevata e molto elevata. Tali aree sono localizzate in corrispondenza delle seguenti pianure costiere: (…)• Pianura di Mola: ampia area a pericolosità idraulica molto elevata lungo il Fosso Mola. (…) Altre zone a pericolosità molto elevata sono ubicate presso i centri abitati diLacona(Fosso del Pino),Spiaggia del Lido(Fosso Valdana),Pareti-Morcone (Fosso del Pontimento, Fosso di Fosco). Inoltre il nubifragio del 4 settembre 2002 ha evidenziato nuove ed ulteriori aree di pericolosità : Lacona - è violentemente esondato il Fosso del Caubbio sul lato ovest, inondando un campeggio (terza volta che succede a Lacona negli ultimi anni) e trascinando in mare strutture, camper e roulotte. Gravemente danneggiata anche la strada per Margidore. Danni anche sulla spiaggia del Lido. Straccoligno - Un Comitato di cittadini e LEGAMBIENTE avevano combattuto - con denunce pubbliche, una raccolta di centinaia di firme ed esposti - contro la realizzazione di una strada che, per raggiungere una villa sulla spiaggia, restringeva fortemente il fosso di Straccoligno. Il Comune di Capoliveri ed il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano non hanno tenuto in nessun conto le proteste di cittadini e LEGAMBIENTE ed hanno autorizzato (ed il Comune realizzato) l’invasione del fosso e la costruzione della strada sulla spiaggia. Il nubifragio del 4 settembre ha spazzato via la strada ed i massi di contenimento e provocato voragini nel manto stradale. Il Comune ha cercato immediatamente di ripristinare la strada, ma un successivo acquazzone si è di nuovo portato via tutto. Naregno - La spiaggia è stata devastata ed anche gli esercizi alberghieri e commerciali hanno pagato duramente la massiccia cementificazione di questa baia, dove persino il fosso esondato era stato trasformato in una strada asfaltata con tanto di cartelli di direzione obbligatoria per chi voglia uscire da Naregno. Anche il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno indica come a rischio elevato gran parte del territorio elbano. In materia di difesa idrogeologica, l’evento del 4 settembre 2002 ha mostrato una preoccupante fragilità del territorio elbano e capoliverese che richiede approfonditi accertamenti e concrete ed innovative azioni di recupero di efficienza del sistema idraulico. Per questo, la Giunta regionale ha approvato la n. 1054 del 30.09.2002 che contiene precise misure cautelari a norma dell’art. 12 della LR 5/95, previste in occasione di calamità naturali. Sotto il profilo della pianificazione del territorio, questo comporta la necessità di rivalutare i livelli di pericolosità e di previsioni urbanistiche contenuti nei Piani Strutturali, anche per prendere atto delle modifiche fisiche dei corsi d’acqua e delle zone limitrofe provocate dal nubifragio. Solo così si potranno salvaguardare aree indispensabili per garantire una corretta dinamica fluviale e per i necessari interventi per aumentare i tempi di corrivazione. Sono questi gli elementi da definire in coerenza con il Piano di Bacino in via di approvazione. Infatti, gli aspetti di criticità, il sistema delle infrastrutture e delle reti tecnologiche di servizi del ciclo delle acque e dei rifiuti, non sono gestibili dal singolo comune. Alla luce di quanto sopra scritto, si chiede di rivedere le previsioni nelle UTOE interessate dalle recenti esondazioni e di rimandare ogni eventuale intervento solo a quando verranno realizzate le necessarie opere di difesa idraulica, di rinaturalizzazione e sistemazione dei fossi e di recupero dei versanti. Realizzazione di parcheggi e servizi Il Piano Strutturale assume, con le varie proposte (campi boe, sevizi, parcheggi, ecc.), anche il ruolo di un pre-piano spiagge, con previsioni preoccupanti che lasciano trasparire un uso intensivo degli arenili con la realizzazione di varie strutture che sembrano prefigurare una ulteriore privatizzazione delle coste. Il Piano strutturale richiama, praticamente per ogni UTOE, la necessità di realizzare nuovi parcheggi e servizi, in particolar modo in vicinanza delle spiagge. Così facendo si avvicinerebbe agli arenili proprio quella pressione che il Piano vorrebbe allontanare, si degrada ulteriormente una costa già fortemente urbanizzata, spesso in maniera abusiva, si creano a ridosso degli arenili nuovi attraenti di traffico e si intaccano ulteriormente luoghi di grande valore paesaggistico. Non condividiamo questa scelta; invitiamo l’Amministrazione Comunale a realizzare parcheggi di basso impatto ambientale - evitando di asfaltare ed impermeabilizzare altre aree - e a non realizzarli nelle immediate vicinanze delle spiagge, così come, invece, si evince dalla lettura delle Strategie di Azione d’Area che riguardano praticamente tutti gli arenili. Campeggi La prevista trasformazione di tutti i campeggi in villaggi turistici pone seri problemi: 1) occorre una delocalizzazione di alcune strutture poste in aree a rischio idraulico; 2) occorre una più puntuale definizione dell’impatto ambientale della trasformazione dei campeggi, particolarmente quelli ricadenti nella fascia costiera, con la loro trasformazione in villaggi e con conseguente cementificazione del territorio. 3) è necessario determinare nel Piano Strutturale, in quale percentuale potrà avvenire la trasformazione in villaggio delle tende, mantenendo, soprattutto per i campeggi lungo la costa ed in aree protette e vincolate, la percentuale nei minimi termini consentiti e relegando le strutture nelle zone di minor impatto paesaggistico ed ambientale. Residence e case vacanze Il Piano dice che “al fine di promuovere il passaggio di queste strutture ricettive a strutture alberghiere sono ammessi, ferma restando la ricettività esistente, l’ampliamento delle superfici delle unità abitative e dei servizi”. Ma non è così che si favorisce il passaggio verso la creazione di nuove strutture alberghiere; per ottenere questo risultato bisogna legare espressamente la possibilità di ampliamenti ad una reale e certa realizzazione di una struttura alberghiera. In questa maniera si introduce invece un ampliamento dell’offerta alberghiera della quale, a detta dell’Associazione Albergatori Elbani e per quanto si legge nello stesso Piano Strutturale, non si riscontra una reale necessità. Forse sarebbe meglio pensare ad una riqualificazione delle strutture legandola ad un turismo diverso da quello alberghiero (bed and breakfast, agriturismo e turismo agricolo/ambientale ecc), all’emersione dal mercato in nero degli affitti estivi, alla creazione di un’offerta turistica alternativa che sfrutta tradizionalmente la ricezione extra-alberghiera (trekking, mountain bike, ecc.). Quindi l’ampliamento delle superfici deve essere limitato, favorendo le sole ristrutturazioni che realizzino davvero miglioramenti qualitativi e non quantitativi della ricezione e servizi volti al miglioramento strutturale e del risparmio idrico ed energetico Campi boe, approdi, Parco Marino Il Piano Strutturale propone la realizzazione di campi boe praticamente davanti a tutte le spiagge più frequentate, ma anche la realizzazione di due approdi turistici: quello “storico” di Mola, previsto dal Piano dei Porti e degli approdi Turistici della Regione Toscana, e uno a Margidore, “ove è presente una piccola diga frangi flutto”, non previsto dal Piano dei Porti e degli approdi Turistici della Regione Toscana e per il quale il Piano Strutturale non fornisce dati e previsioni sulla natura dell’approdo e sulla quantità di imbarcazioni che dovrebbe contenere. E’ evidente che la realizzazione di queste strutture non è in sintonia con la richiesta del Comune di Capoliveri di istituire un’Area Marina Protetta in gran parte della costa capoliverese. LEGAMBIENTE chiede che venga stralciata dal Piano Strutturale ogni previsione di approdi turistici non contenuta nel Piano dei Porti e degli approdi Turistici della Regione Toscana (Margidore) e chiede che nel Piano Strutturale si specifichino meglio la quantità di imbarcazioni previste per ogni UTOE e l’ubicazione e la natura di ogni campo boe, alcuni dei quali sembrano francamente inutili e pensati solo per risolvere piccoli problemi specifici. Inoltre, se si andrà alla realizzazione di campi boe in un’area marina della quale lo stesso Piano richiede la protezione, non si può pensare alla realizzazione di un così esteso e puntiforme intervento utilizzando le tecniche tradizionali (corpi morti e catenarie); si invita l’Amministrazione Comunale a realizzare i campi boe solo dove è veramente dimostrabile la necessità, a realizzarli con tecniche moderne e di basso impatto (perni a vite, ecc.) e a prevedere la realizzazione solo se saranno assicurati i necessari servizi per impedire qualsiasi forma di inquinamento, scarico a mare di liquami ed oli, ecc. che non possono essere tollerati in un’Area Marina Protetta. Per l’Approdo Turistico di Mola, LEGAMBENTE conferma l’accettazione di una struttura inserita nel Piano Regionale dei Porti e degli Approdi Turistici, invita l’Amministrazione a realizzare le necessarie strutture con le moderne tecniche che possono assicurare la minimizzazione dell’impatto ambientale su una zona che comprende la vicina Zona Umida, una estesa prateria di posidonia e che lo stesso Comune chiede di inserire in un’Area Marina Protetta; per questo è necessario legare la realizzazione dell’Approdo Turistico ad un accurata Valutazione dell’impatto ambientale che preveda, oltre che ai necessari modelli matematici basati sullo studio delle correnti, anche prove in vasca e simulazioni virtuali. Il Piano ipotizza anche servizi nautici pubblici per i collegamenti costieri, anche per questi bisognerà pensare ad imbarcazioni con accorgimenti tecnologici per la riduzione dell’impatto ambientale sull’Area Marina Protetta, ma anche alla realizzazione di pontili di attracco nelle varie spiagge che non sembrano contemplati dal Piano e che creerebbero problemi per la balneazione. Per la delicatezza dei problemi di tipo ambientale e strutturale che si potrebbero porre, ci sembra che queste problematiche vadano meglio definite nel Piano Strutturale e più in generale in un rapporto di concertazione con gli altri Enti e non certo rimandate alla redazione del Regolamento Edilizio che in gran parte non si potrà occupare di questioni inerenti il mare ed il suo utilizzo. Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, Mola e dune di Lacona Prendiamo atto con piacere che il Piano Strutturale riconosce la necessità ed i vincoli del Parco Nazionale, ma riteniamo “utile stabilire una salvaguardia generale che limiti la possibilità di intervenire su immobili esistenti con le metodologie del restauro, della manutenzione ordinaria e straordinaria, della ristrutturazione edilizia D1 o leggera, rinviando al Parco la specifica normativa di intervento su tali aree” in attesa dell’approvazione del Piano del Parco, così come indicato dalla Provincia di Livorno nella Delibera 130 del 1/10/2001 e dallo stesso Ente Parco nelle prescrizioni al Piano Strutturale di Portoferraio che prima il Comune di Portoferraio e successivamente quelli di Marciana Marina e Marciana che hanno accolto le osservazioni in tal senso di LEGAMBIENTE, hanno recepito. Il Piano Strutturale propone una serie di cinque “Parchi” all’interno del territorio del Parco Nazionale (Parco Naturalistico e Parco Minerario), anche con suggestioni interessanti, ma che vanno definiti nel Piano del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano attraverso la zonizzazione ed il regolamento. E’ anche confortante il riconoscimento di due aree naturali di grande interesse, Mola e dune di Lacona, che negli anni passati sono stati oggetto di abusivismo, distruzione dell’ambiente, degrado ed abbandono. Invitiamo il Comune di Capoliveri ad inserire, oltre alle misure di salvaguardia già presenti e vigilate dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, anche progetti di recupero e difesa delle dune di Lacona (barriere antierosione ed anticalpestio, camminamenti, salvaguardia della flora dunale, ecc.) che altrimenti rischiano seriamente che l’attuale degrado divenga irreversibile; lo stesso vale per la zona umida costiera dulciacquicola di Mola (Sito di Interesse Regionale B07 IT5150101 ai sensi della L.R. 56/2000) dove è già in atto un progetto di recupero del PNAT ma che andrà nel futuro meglio preservata e fatta conoscere, anche con iniziative di osservazione dell’avifauna, iniziative per la fruizione sostenibile e controllata dell’area marina ed in difesa delle praterie di posidonia, ecc. Ville “testimonial” Le motivazioni con cui si va alla previsione di 12 grandi ville da 1.200 mc. l’una, paiono assolutamente inconsistenti dal punto di vista urbanistico e dettate esclusivamente dalla volontà di attirare i cosiddetti VIP, dando loro in cambio il paesaggio e l’ambiente di Capoliveri. E’ singolare che gli unici obblighi che si richiedono per queste ville da superVIP siano “l’autosufficienza nel rifornimento idrico ed il trattamento dei rifiuti liquidi e solidi”, cose che ci paiono facilmente realizzabili da chi ha rilevantissime risorse economiche. Forse sarebbe meglio legare la realizzazione delle ville per ricconi alla bioarchitettura ed al risparmio energetico, alla minimizzazione dell’impatto di queste grandi strutture private sul paesaggio. Comunque, questa è una previsione che non ci trova per niente d’accordo e che invita alla realizzazione di grandi edifici che sono vincolati solo ad avere un lotto di superficie non minore di 8.000 mq., il tutto in siti di enorme valore paesaggistico e con presenze archeologiche diffuse. Una previsione che non risponde a nessuna reale necessità abitativa, venata di classismo, in netta contraddizione con la Legge Regionale 5/95, Norme per il governo del territorio, art.,5 comma 5 che prescrive: “Nuovi impegni del suolo a fini insediativi e infrastrutturali sono di norma consentiti quando non sussistono alternative al riuso e riorganizzazione degli insediamenti e infrastrutture esistenti. Devono comunque concorrere alla riqualificazione dei sistemi insediativi e degli assetti territoriali nel loro insieme ed alla prevenzione e recupero del degrado ambientale”. Tutela dei beni archeologici Il Comune di Capoliveri ha un patrimonio storico-culturale enorme, con oltre 30 emergenze censite, molte delle quali all’interno o nelle immediate vicinanze dei centri abitati (vedi cartografia allegata al Piano del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano) tra questi sono da segnalare per l’assoluta necessità di salvaguardia e valorizzazione (ma in parte già compromessi): PALEOLITICO: Fosso del Pino di Lacona; Caubbio; Capo di Bove; Laconella; Lacona o Madonna di Lacona; Capoliveri. NEOLITICO: Grotta e Vallone di Calamita; Lacona; Capoliveri. PERIODO ETRUSCO: Profico; Zuccale e Barabarca; Colle Reciso. Sono inoltre presenti numerosi accumuli di scorie nella penisola di Calamita e nella costa di Lido e Lacona. NECROPOLI ROMANE: Caubbio e Profico (dati tratti da “L’Elba delle origini” di Michelangelo Zecchini, Accademia Lucchese di Scienze, Lettere e Arti, 2001) Alcune delle aree interessate dai siti archeologici sono comprese in UTOE dove il Piano Strutturale prevede nuove costruzioni ed ampliamenti. Si invita ad inserire nel Piano Strutturale norme di salvaguardia e tutela per i beni archeologici e storici del Comune ben più efficaci e puntuali, in particolare per la Necropoli del Profico, un sito etrusco-romano (inizi III sec. a.c. / I sec. d.c.) con numerose tombe a piccolo tumulo di bozzette di tufo. Non poche tombe sono state sconvolte da lavori agricoli alla fine degli anni ‘60 ed i materiali sono andati in gran parte dispersi. Nell’area ci sono ancora numerose tombe intatte. Non si conoscono progetti e vincoli attualmente in corso. A questo proposito, si suggerisce di inserire nel Piano Strutturale e nel Regolamento Urbanistico le seguenti disposizioni: “Chiunque, pubblico o privato, in regime di DIA o autorizzazione o concessione, debba incidere il sottosuolo dei centri storici o delle aree censite quali emergenze archeologiche, onde evitare la possibile dispersione o distruzione di dati storico-archeologici importanti o determinanti per la ricostruzione della storia di Capoliveri, è tenuto ad incaricare un archeologo di sua fiducia e di comprovata esperienza con la qualifica di docente universitario o ricercatore CNR o direttore di scavo su concessione ministeriale o professionista con specializzazione post laurea o professionista laureato con almeno 3 anni di tirocinio presso Istituti scientifici o professionista laureato operante presso cooperativa archeologica riconosciuta da Soprintendenza per i Beni Archeologici. L’archeologo incaricato si assumerà la responsabilità del controllo degli scavi. Ove da questi ultimi emergano cose di interesse storico-archeologico di cui all’art. 2 del Decreto Legislativo 29 ottobre 1999 n. 490, l’archeologo incaricato dovrà farne denuncia entro ventiquattro ore al Soprintendente o al Sindaco ovvero all’Autorità di pubblica sicurezza, ai sensi dell’art. 87, 1 del suddetto D. Lgs., per i provvedimenti del caso”. Quindi, per tutto quanto sopra scritto, si richiede una revisione delle previsioni contenute nel Piano Strutturale sulla base delle nostre osservazioni. Per LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano Il Presidente Gian Lorenzo Anselmi