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Giovanni Fratini: la corretta ma impervia via del Comune Unico

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 01 novembre 2008

Ho seguito con un certo interesse il dibattito di questi ultimi giorni sul tema, spesso ricorrente, del Comune unico. Appartengo alla categoria degli scettici. In linea teorica sono d’accordo. Potremmo risparmiare un bel po’ di danaro pubblico; garantire una Amministrazione unitaria della nostra isola e confrontarci con la Provincia, la Regione e il Governo nazionale con maggiore credibilità ed autorevolezza. Ma, come l’On.Pino Lucchesi, credo che il Comune dell’Elba sia, se non una chimera, una ipotesi, per certi aspetti attraente, ma ancora difficile da realizzare. Eppure, secondo Marco Mantovani, e non è il solo, gli elbani vorrebbero, già oggi, “un solo Sindaco e una Giunta”; sarebbero quelli che lui chiama “i politici”, con evidente significato dispregiativo, a non volerlo, vogliosi, come sempre, di mantenere in piedi quanti più Enti possibile per appagare la loro insaziabile sete di potere. Del Comune unico, se la memoria non mi tradisce, se ne parla almeno da trent’anni e forse anche più, senza concludere nulla. Perché? Solo perché “i politici” si sono sempre ostinati a conservare le loro “poltrone” o perché, come ritengo più vicino al vero, sono gli stessi elbani che, in maggioranza, ancora non lo accettano? Gli amministratori locali non sono strane creature venute da mondi lontani; in genere conoscono bene e condividono i convincimenti, i bisogni e le aspettative dei cittadini che li eleggono, anche perché sono loro stessi “cittadini” prima di diventare “politici”. Dunque chi raccoglie il consenso popolare non rappresenta solo se stesso, ma è molto verosimile che sia espressione del comune sentire almeno della maggioranza dei suoi elettori. Non ho mai visto un candidato vincente per aver manifestato apertamente, in campagna elettorale, la volontà di “sotterrare” la propria Amministrazione comunale. Il prossimo anno ci saranno le elezioni amministrative in cinque Comuni. Dubito che ci sarà un candidato alla carica di Sindaco che metterà al primo punto del suo programma l’unificazione degli otto Comuni. Credo che persista ancora, per ragioni storiche, ambientali ed economiche, un forte attaccamento non solo alla propria identità municipale, ma anche alla frazione o alla località dove si è nati e cresciuti. Continuo a pensare, quindi, non ostante il penoso “naufragio” di questi giorni, che sarebbe utile salvaguardare una identità istituzionale sovracomunale, costituire una nuova Comunità, la Comunità dell’arcipelago toscano, capace di gestire importanti funzioni comunali; di far sentire la voce di tutti i Comuni in settori essenziali per la vita delle popolazioni che vi abitano come l’istruzione, la sanità e i trasporti pubblici; di elaborare programmi e progetti non limitati a questo o quel singolo Comune, ma che coinvolgano tutta la realtà insulare, che poi è il modo migliore per attirare significativi finanziamenti regionali, statali e comunitari. Ed un simile Ente, sono convinto, potrebbe anche favorire quel processo di crescita culturale e civica senza il quale sarà molto difficile passare da otto ad un solo Comune. Detto tutto questo, poiché non faccio parte della categoria delle persone che ritengono di essere depositari della verità, non rinuncio, anzi mi dichiaro disponibile a mettere in moto, insieme ad altri, il procedimento per la indizione di un referendum popolare. Non può essere certo l’On.Lucchesi a farsene promotore, come ha proposto (scherzosamente o sul serio?) Marco Mantovani. Come arrivare ad un referendum ce lo dice la legge regionale n°62 del 2007. L’eventuale fusione degli otto Comuni in uno è materia di competenza della Regione che la esercita con un provvedimento legislativo.Occorre dunque presentare al Consiglio regionale una proposta di legge. Possono farlo la Giunta della Regione o un Consigliere regionale. L’art.74 dello Statuto regionale attribuisce l’iniziativa legislativa anche a tre Comuni, a ciascun Consiglio provinciale e direttamente agli elettori. In sostanza se nessuno dei Soggetti istituzionali dovesse attivarsi per colpa della “politica”, possono farlo gli stessi cittadini-elettori. Certo questa iniziativa popolare deve essere incoraggiata e soprattutto ben organizzata da qualcuno. Anche perché il disegno di legge per la costituzione del Comune unico deve essere sottoscritto da 5000 elettori. Occorre perciò formare un Comitato promotore che si accolli l’onere di informare i cittadini con obiettività sugli aspetti positivi della eventuale esistenza di un solo Comune e su quelli negativi. Sui pro e sui contro. Farei volentieri parte del Comitato. Il Consiglio regionale, ricevuta la proposta di legge, deve esprimere un parere. Se il parere è favorevole ( e non vedo come possa non esserlo di fronte ad una iniziativa che, se ha ragione Mantovani, potrebbe essere sostenuta da più di 5000 elettori), lo stesso Consiglio, prima di procedere alla approvazione della legge per la disciplina dei tempi e delle procedure da seguire per la nascita del Comune elbano, deve deliberare l’indizione di un referendum che ci dirà, finalmente, quale è il vero pensiero della gente. Questo è il da farsi. Diversamente rischiamo di continuare a “chiacchierare” per altri trent’anni.


fratini giovanni

fratini giovanni