Giovedì 23 il Capo del Governo, aveva minacciato l’ intervento della polizia nelle Scuole e nelle Università. Lo stesso giorno il Ministro Brunetta , in una intervista pubblicata dal giornale Libero, ribadiva lo stesso concetto. Venerdì 24 il Capo del Governo smentiva quanto detto il giorno precedente ed aggiungeva di non capire le proteste all’ Università, poiché i provvedimenti non riguardavano gli Atenei. Sono sfuggiti i provvedimenti governativi varati con il decreto legge del 18 giugno 2008, convertito il 6 agosto nella Legge. 133/ 2008, relativamente ai quali erano piovute molte critiche e rilievi compresi quelli della Conferenza dei Rettori e del Consiglio Universitario Nazionale. I punti salienti della L. 133 sono due. Il primo riguarda la riduzione dei fondi destinati alla Università ( in cinque anni , fino al 2013, poco meno di quattro miliardi di euro), mediante riduzione del fondo ordinario, e bloccando il turn-over al 20 %. Nella recente pubblicazione: “ Uno sguardo all’ educazione 2008: indicatori dell’ OCSE “, si rileva che gli investimenti economici per l’ Università in Italia sono lo 0,9 % del PIL, inferiori a Estonia, Polonia, Turchia,e molti altri. Gli Stati Uniti investono lo 2, 9 %; la media OCSE è dello 1, 5 % e quella UE del 1, 3 %. In Italia per ogni singolo studente si spendono 8.026 dollari per anno, contro la media OCSE di 11. 521 dollari anno. Non ci meravigliamo quindi se nessuna Università italiana compare fra le prime cento al Mondo. Ci sarebbe da meravigliarsi del contrario. Vi sono però Dipartimenti universitari ed Istituti CNR , collocati ai primi posti nei settori della fisica, matematica, biologia. E vi sono realtà per cui ricercatori italiani, coordinatori di programmi europei di eccellenza , che raccolgono fondi e competenze internazionali, vedono bloccata la loro partecipazione ai comitati di gestione poichè mancano finanziamenti da parte dell’ Italia. Le conseguenze sono quelle note ed arcinote: si chiama “ fuga dei cervelli”. Il secondo punto consiste nella trasformazione delle Università in fondazioni su modelli statunitensi e giapponesi. Nel sistema universitario italiano già esistono Università private ed Università pubbliche, e in molte di queste ultime già siedono nei consigli di amministrazione rappresentanti di enti e società esterne . Ma la trasformazione in fondazioni senza fissare a priori delle regole precise, fra l’ altro in un tessuto di cultura imprenditoriale ben diverso da quello statunitense o giapponese, pone delle serie perplessità in merito all’ ammontare delle tasse universitarie( il cui tetto è oggi fissato per legge) e al condizionamento che la didattica universitaria e la ricerca di base, liberi per dettato costituzionale e per un minimo di sentire sociale, verrebbero ad avere . E’ indubbio che il sistema italiano della università e della ricerca necessita di interventi in grado di verificare e valorizzare i meriti di docenti e discenti; di governare il proliferare di insegnamenti , corsi di laurea, sedi periferiche distaccate. Frutto di errori e miopie della classe politica e di distorte gestioni da parte di quella docente. Ma non è certamente con i contenuti della L. 133 / 08 che possiamo pensare di partecipare con dignità alla società delle conoscenze ; di contenere la fuga dei cervelli e di aprire alla speranza il futuro dei giovani. Studenti, ricercatori e docenti stanno manifestando, affinché l’ opinione pubblica partecipi ai problemi della Scuola e della Università. Le manifestazioni sono pacifici cortei, pacifiche occupazioni e tante pacifiche lezioni in piazza. Non ci sono picchetti ; la scelta di partecipare riguarda la scienza e la coscienza di ciascuno.E’ un’ onda pacifica che si muove. Non ci sono violenze, non ci sono strumentalizzazioni partitiche; c’ è solo, per i giovani, la speranza di un domani più sicuro per programmare il proprio futuro e per tutti, il futuro del Paese. C’è il rischio di provocazioni in grado di innescare violenze, che le forze dell’ ordine dovranno prevenire, proteggendo i propri figli, fratelli ed amici. Nella coscienza e nella dignità di chi detiene il potere assumersi queste responsabilità. Responsabilità, queste si, davvero storiche.
tanelli giuseppe