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Il sindaco Peria ancora sulla progettualità portuale

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 26 ottobre 2008

L’8 ottobre, l’ex assessore De Michieli Vitturi, intervenendo su una polemica relativa al nuovo banchinamento Molo Massimo-Alto Fondale, estende la stessa ad altre questioni ed improvvisamente tira fuori una frase in cui parla di un bozzetto del 2004 relativo all’area del futuro porto turistico dei cantieri, nel quale secondo lui –cito testualmente- “c’era già dentro qualcosa che non avrebbe dovuto esserci: il progetto Esaom con 4 anni di anticipo”. Seguono tre punti esclamativi ed una richiesta di chiarimento su questo “mistero”, così lo definisce. La questione viene ripresa qualche giorno dopo (il 16 ottobre) da Daniele Palmieri, che si ricorda quella carta e dice: “ho trovato anch’io, come De Michieli Vitturi, in questa [nuova idea dell’assetto portuale] molte somiglianze con la carta vista nel 2004” e prosegue “l’urbanistica è cosa delicata, gli interessi in gioco sono troppi”. Mi sono così trovato, devo dire in maniera del tutto inattesa, a dover ricostruire una vicenda di quattro anni fa, per potermi difendere da insinuazioni pesanti. Ho già spiegato che tutto il lavoro fatto per dare a Portoferraio un distretto della nautica discende dal regolamento urbanistico e dall’avvio del procedimento del giugno 2007 approvati anche da Rifondazione e che esso è stato oggetto di mille discussioni e confronti, in conferenze pubbliche, in riunioni con le altre Istituzioni, con tutti i consiglieri di maggioranza e con le forze politiche. Le linee portanti di questo lavoro sono state spiegate nel giugno scorso ai Comuni elbani, alla Provincia, all’Autorità Portuale, alle categorie economiche, ai sindacati. E’ un lavoro complesso, difficile, importantissimo per il futuro di questa città e assolutamente trasparente. Ma si sa, la calunnia è un venticello. Ci vuole poco a creare una polemica, a delegittimare un percorso, a sporcare un quadro. Quelle frasi di due ex assessori, ad esempio, sono già diventate una mozione di Rifondazione Comunista, siamo già approdati ad un ambito diverso, in cui ti ritrovi immerso in interminabili discussioni, di cui a volte non capisci neanche il senso. Dopo ricerche, telefonate e chiarimenti vari, finalmente le carte escono da un vecchio archivio comunale impolverato. A questo punto scopro che ricordavo male. La “Proposta di attracco navi da crociera con briccole località Il Grigolo” (così si intitola la carta) non l’ha predisposta l’Autorità Portuale (tantomeno l’ho richiesta io, caro Renato). Essa reca infatti in alto la scritta Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Ufficio del Genio Civile OO. MM – Roma. Qualche telefonata e ricostruisco. Probabilmente un funzionario zelante di fronte ad una richiesta del Comune di allargare la competenza dell’Autorità Portuale fino al Grigolo, per realizzare il nuovo accosto delle navi da crociera, fa una simulazione complessiva in cui verifica anche l’ipotesi di estensione dell’area di competenza verso i cantieri. Per capire le eventuali sovrapposizioni di progetti pubblici con progetti privati di sviluppo della nautica, riporta anche una sorta di rendering del progetto Esaom, presentato verso la fine della legislatura passata e quindi conosciuto. Quando guardo quella planimetria mi viene da ridere. Il porto pescherecci è disposto al contrario di come lo abbiamo immaginato nella nostra pianificazione, anzi è previsto dove noi ubichiamo il nuovo mercato del pesce. L’albergo su Viale Tesei non c’è, non c’è la grande piscina pubblica, non c’è la zona espositiva dei prodotti nautici. Al loro posto uno strano fabbricato, forse commerciale, che sembra avere sul tetto un eliporto. Tutta l’area industriale è organizzata in maniera diversa dalle nostre. Dove noi immaginiamo l’artigianato a supporto del cantiere, i servizi ed un distributore carburante c’è un grande supermercato. Dietro l’area della nautica minore, dove noi pensiamo di insediare il terziario e l’artigianale c’è il residenziale, dove loro immaginano il residenziale turistico noi immaginiamo un’area di parcheggio ed il nuovo deposito carburanti. La diga del porto, differente per forma, ubicazione, bocca d’ingresso, non ha ponte mobile. Noi al massimo abbiamo ipotizzato 500 posti barca, disposti perpendicolarmente a Viale Tesei. In quella planimetria ce ne sono oltre 800, disposti obliquamente al viale. Come dicono i miei tecnici, si è verificata un’ipotesi quasi impossibile: che partendo da un quadro normativo comune, il piano strutturale del 2002, riferendosi peraltro ad un’area che non consente molti voli pindarici, sono state immaginate due visioni dello sviluppo e della pianificazione sostanzialmente diverse. La planimetria ovviamente la renderò pubblica. A questo punto, però, facciamo un’ipotesi paradossale: se i due progetti, quello pubblico e quello privato, fossero stati coincidenti o molto simili, cosa avrebbe voluto dire per qualcuno? Che cosa si sarebbe cercato di provare? Perché questo è il punto. Il punto è che nel mio servizio per questa città io sento il dovere, prima ancora che il diritto, di riservarmi la possibilità di parlare con chiunque, di discutere di qualsiasi argomento, di recepire le idee di chiunque, se tutelano l’interesse pubblico, senza che qualcuno provi il giorno dopo ad insinuare chissà cosa. Il punto è che non riconosco a nessuno il diritto di limitare questa possibilità, di spargere la melma che troppo spesso ha insozzato il dibattito politico del nostro paese, perché parlare, discutere, confrontarmi, scegliere è un mio dovere di sindaco. Ma non è solo questo il punto. Il punto fondamentale è che dobbiamo immaginare un futuro diverso per Portoferraio, in cui i nostri figli possano avere possibilità migliori delle attuali. Rispetto a questa discussione, che include la nautica e non solo, non la si può buttare in corner, non ce la si può cavare con uno sfoggio di presunta superiorità morale, con qualche battutina che elimina la discussione di merito. Bisogna dire come la si pensa. Bisogna dire se le imprese sono una ricchezza per questo territorio o solo una variabile della lotta di classe; bisogna dire se un porto è un’occasione di sviluppo o solo inutile cemento. Bisogna assumersi le proprie responsabilità, dire alla città qual è la propria idea di futuro e se un progetto non lo si condivide, proporne uno alternativo. Il punto è che solo se questo sarà il livello della discussione, nel rispetto reciproco, questo paese potrà crescere, andare avanti, potrà maturare rapporti diversi, vedrà aumentare la dignità ed il decoro delle proprie istituzioni e forse tutti noi potremo se non essere amici, perché non sempre l’amicizia nasce e soprattutto quando l’amicizia si perde è difficile che ritorni, almeno trattarci come persone che si rispettano.


peria sindaco

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