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La gioia di un gran disegno

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 23 luglio 2003

Coloro che nei giorni scorsi si sono stupiti per il sorgere improvviso di una scultura sul molo mediceo di Portoferraio, devono assolutamente visitare la mostra alla galleria Demidoff, per capire il senso dell’operazione. Rimarranno affascinati da una rete di legami fra arte, storia e immaginario e, quando la statua verrà rimossa, ne piangeranno la mancanza. Infatti la scultura, come le altre esposte a San Martino, è di proprietà del suo autore Ivan Theimer e tutte sono modelli di opere commissionategli da enti pubblici di varie parti d’Europa. Nella mostra sulla memoria dei percorsi napoleonici non appare nessuna immagine dell’imperatore dei Francesi, ma ognuno dei pezzi esposti ha qualcosa che ricorda il grande corso, che nella sala principale della villa soprastante la galleria Demidoff, sede dell’esposizione, volle affrescati cammelli, palme e piramidi, a ricordare, nel momento dell’esilio, la sua campagna in Egitto. E l’Egitto è uno dei luoghi più esplicitamente evocati fra quelli dei percorsi, come dalla foresta di obelischi che poggiano su tartarughe e al posto dei geroglifici hanno immagini di salamandre, serpenti, conchiglie, uva raffigurate realisticamente, eppure cariche di valori simbolici che gettano le loro radici nelle antiche civiltà del Mediterraneo, attraversano il medio evo e il rinascimento per portare fino a noi un messaggio di segni misteriosi. Il tema dell’obelisco, testimonia Roberta Martinelli, coordinatrice della mostra, è caro allo scultore dai tempi della sua infanzia, ad Omoluc in Moravia, dove sorgevano due obelischi costruiti da un architetto italiano fra il 1600 e il 1700. C’è un filo che lega lo scultore e l’imperatore, a cominciare dal luogo in cui nel 1944 Ivan Theimer è nato, Olomuc, appunto, nei pressi di Austerlitz, per finire con la celebrazione degli ideali rivoluzionari, che Napoleone credette di poter esportare nel mondo e che Theimer fu invitato a rappresentare con un monumento nel bicentenario della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino dall’allora sindaco di Parigi Jacques Chirac. E fanno pensare al carattere del personaggio le immagini maschili dai muscoli in tensione, Ercoli che sorreggono grandi pesi e che rappresentano l’uomo e la sua energia contro il destino. Uno di questi, che tiene in mano un obelisco, è quello che ha trovato temporanea collocazione sul molo mediceo a Portoferraio. Un altro tiene invece tra le mani una tartaruga che lotta con una scimmia: ancora animali simbolo. Ma i lavori di questo pittore e scultore, che usa gli strumenti tecnici ed iconografici della più grande tradizione classica e rinascimentale per creare un suo linguaggio moderno, non hanno certo solo un carattere celebrativo, anzi forse si adattano ad evocare proprio un Napoleone come quello elbano, sconfitto, in esilio, che soffre di nostalgia. Da qui forse la citazione manzoniana del titolo “la gioia di un gran disegno”, tratta dal “Cinque maggio”, disegno a cui peraltro il corso non aveva rinunciato neppure nel suo primo esilio. Non manca l’ironia, negli strani cappelli dei bambini a forma di barchetta di carta o di scodella, ma sempre istoriati con immagini simboliche. Mentre una calma contemplazione è la cifra degli acquerelli, dove le piramidi evocano le vette di marmo delle Apuane, ed accanto altri luoghi napoleonici: i paesaggi della Corsica ed alcune piccole spiagge, frequentate da pochi beati bagnanti, che alla fine del percorso fanno venire la voglia di imitarli.


theimer tarta

theimer tarta

theimer obelisco

theimer obelisco

theimer foresta obelisco

theimer foresta obelisco