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Dotiamo l'Elba del maxi-serbatoio ai piedi del Capanne

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 23 luglio 2003

Con l’arrivo della stagione turistica sono riemersi i consueti problemi e disagi relativi all’approvvigionamento idrico: andirivieni continuo delle bettoline (con i costi che ne conseguono), razionamento dell’acqua, zone che rimangono all’asciutto per giorni, strutture ricettive che si vedono costrette a ricorrere al servizio delle autobotti private per far fronte alle necessità della propria clientela. Il tutto con l’incubo che, un giorno, questo esile e bucherellato cordone ombelicale idrico (la condotta sottomarina) che ci lega al continente si frantumi in mille pezzi (cosa possibile, in base alle più recenti analisi), magari in piena stagione turistica, mettendo in ginocchio l’economia dell’isola. Dobbiamo pure aggiungere che nutriamo seri e (purtroppo) fondati dubbi sul livello qualitativo della poca acqua che arriva ai nostri rubinetti. E’ noto che, già dall’anno passato, le scriventi associazioni si sono fatte sostenitrici del progetto ideato in proposito da Marcello Meneghin. Tale progetto, che consentirebbe di rendere l’Elba autosufficiente sul piano dell’approvvigionamento idrico e ci garantirebbe pure un’acqua di ottimo livello qualitativo, prevede la costruzione di serbatoi sotterranei alla base del Monte Capanne; in questi serbatoi verrebbe raccolta l’acqua piovana che cade nel versante marcianese e che ora finisce quasi interamente in mare. Come già abbiamo avuto modo di illustrare in altre occasioni, il progetto presenterebbe una serie di vantaggi: intanto, non avrebbe alcun impatto ambientale (a differenza di altre proposte avanzate, come quella dei desalinizzatori); potrebbe autofinarziarsi con il granito (di ottima qualità) estratto nel corso dei lavori; i lavori stessi potrebbero essere realizzati in più tranche; il grande quantitativo di acqua accumulato permetterebbe di far fronte agli altissimi consumi concentrati nei due o tre mesi estivi (mentre i desalinizzatori producono una quantità costante di acqua potabile, per tutto l’anno); infine, permetterebbe di risolvere un grosso problema legato alla tropicalizzazione del clima: si sa che in occasione di violenti acquazzoni l’acqua, anziché essere assorbita dalle falde acquifere, si disperde in gran parte in mare; ebbene, con i depositi sotterranei l’acqua non andrebbe perduta, perché finirebbe direttamente nei serbatoi. Naturalmente, il progetto è stato presentato alla Comunità Montana la quale, grazie soprattutto all’interessamento dell’assessore alle risorse idriche, Pietro Galletti, ha approvato una delibera di intenti, con cui si è sostanzialmente riconosciuta la validità del progetto stesso ed è stato individuato un percorso che dovrebbe condurre alla sua realizzazione. A questa delibera, però, non hanno fatto seguito gli atti che dovrebbero definire, con maggiore concretezza, l’intera operazione e, soprattutto, non è stato ancora assunto alcun impegno economico. Le scriventi categorie, considerata la gravità della situazione relativa all’approvvigionamento idrico e considerato che il progetto Meneghin consentirebbe di rendere finalmente l’Elba autosufficiente sotto questo profilo, chiedono che si proceda quanto prima all’adozione degli atti necessari alla sua esecuzione.


ruscello marciana

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