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Peria: a proposito di Gattaia e di banchinamento

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 07 ottobre 2008

Sulla vicenda della Gattaia è necessario fare un po’ di chiarezza, anche in ordine ad alcune dichiarazioni di Pino Lucchesi e Luigi Lanera riportate dalla stampa. In primo luogo è bene precisare che riaprire continuamente il confronto su questioni già ampiamente acquisite non aiuta il dibattito. La Gattaia non può essere demolita. Esistono atti della Soprintendenza, antichi e recenti, che dicono che questa possibilità non esiste. L’alternativa è di lasciarla nel degrado in cui versa da sempre, o di progettare il suo recupero, dandole una funzione, un ruolo a vantaggio della città, una qualità architettonica adeguata. Chi vuole la sua demolizione e non discute di questi aspetti svolge un esercizio sterile, che non porta da nessuna parte. Lanera dice: l’A.P.T. mandiamola al Coppedè. E’ bene che chi sostiene questa ipotesi sappia che una simile idea richiederebbe, fra ricollocazione degli occupanti, progettazione del recupero, finanziamento dello stesso, realizzazione materiale dei lavori e quant’altro, 4-5 anni di tempo. Possiamo aspettare tanto per avere una sede della nostra agenzia della promozione turistica che sia anche un biglietto da visita per il turista? E se concentriamo tutti gli sforzi, anche finanziari, sul Coppedè, della Gattaia cosa facciamo, quando l’avremo recuperata, quando potremo usarla per il rilancio del Centro Storico, per quanti anni resterà ancora nell’attuale degrado? Tutte le idee sono legittime, ma non si può non rimarcare che il Comune e la Provincia hanno fatto la migliore scelta possibile in rapporto alle circostanze, hanno trovato un percorso rapido e virtuoso per realizzare gli investimenti, hanno immaginato una gestione fondamentale per il rilancio della città, hanno costruito un rapporto fatto di solide e proficue intese istituzionali, hanno lavorato per l’interesse pubblico. E che, ad oggi, non sono note soluzioni migliori. Qualche considerazione anche sul porto. Il banchinamento tra Molo Massimo ed Alto Fondale non è una colata di cemento. E’ un’opera indispensabile per integrare centro ed area portuale, creando i necessari collegamenti ed una adeguata passeggiata a mare con piante di alto fusto, panchine, camminamenti pedonali e ciclabili. Questa opera non serve a creare nuove aree di stoccaggio per le auto. Quelle presenti all’Alto Fondale sono già sufficienti. Essa serve a creare una viabilità che non esiste –a meno che non si consideri sufficiente l’attuale senso unico-, a razionalizzare le corsie di preimbarco, a conferire ad un’area degradata un assetto urbanistico ed architettonico che la faccia diventare il naturale prolungamento del centro e che crei un cordone ombelicale indispensabile quando, in un domani imminente, l’area portuale sarà sede del sistema dei parcheggi di scambio. Serve anche a rendere più luminosa, con i nuovi lampioni, quell’area; e più visitabile e gradevole, soprattutto la sera. Serve a rompere la cesura fra città vecchia e città nuova, a far capire che la bellezza del centro si prolunga verso l’esterno. L’alternativa qual è? Un prolungamento a mò di diga del Molo Gallo, come ventilato dai sostenitori del progetto alternativo? Con un magnifico distributore carburanti a pochi metri dal Museo della Linguella. E’ questa la visione della Portoferraio del futuro? Una considerazione va poi rivolta a chi, come Lanera, è convinto di poter posizionare 250 yacht in Calata Depositi dall’oggi al domani. Si informi. Si accorgerà che quell’area nel Piano Regolatore vigente ha tutt’altra destinazione e che per poter fare quello che dice lui occorre una variante, i cui tempi medi sono stimabili in 3-5 anni, fatti salve gli ulteriori atti urbanistici di dettaglio. E che prima della variante andrà sottoscritto accordo di pianificazione con Autorità Portuale e Regione. Si ricordi poi degli standard a terra che sono necessari in base al P.I.T. e verifichi se attualmente esistono o no. L’attuale Giunta vede come possibile un prolungamento dell’approdo della Darsena, ma questa ipotesi è perseguibile soltanto attraverso un percorso serio con l’Autorità Portuale, la Regione ed il Ministero, non attraverso soluzioni pasticciate, concretamente improponibili. Quando poi si fanno queste scelte, quando cioè si tolgono una nave traghetto e tutte le navi da crociera dall’Alto Fondale, come vorrebbe Lanera, non basta che vi siano degli atti urbanistici legittimi, bisogna che vi sia la fattibilità economica e sociale di una simile scelta, perché quella nave traghetto e quelle 80 navi da crociera portano ricchezza e lavoro per molti mesi dell’anno e non solo in alta stagione. Non diciamo che non sia possibile, diciamo che senza adeguate valutazioni ed analisi si rischia di fare un danno gigantesco. In conclusione un appello: che, per favore, in questa città non si sia sempre contro. Portoferraio ha bisogno di crescere, di scegliere, di decidere, di fare. Non si può sempre e solo dire no. Rischiamo altrimenti di cadere nella sindrome di Peter Pan, di autocondannarci a non diventare mai grandi.


Portoferraio 2008 11 Gattaia lato est

Portoferraio 2008 11 Gattaia lato est