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I cacciatori "pasturano" i cinghiali

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 22 luglio 2003

Continua, come negli anni passati, l’assurda pratica dei cacciatori di nutrire con grandi quantità di cibo interi branchi di cinghiali. Ancora una volta, le associazioni venatorie dimostrano di non aver alcun interesse a ridurre la popolazione del cinghiale all’Isola d’Elba e non ritengono degne di attenzione le denunce dei coltivatori e dei cittadini danneggiati dagli ungulati. Il tutto mentre non è stato mantenuto l’impegno di ridurre, in modo significativo, la popolazione del cinghiale in conseguenza del quale, il Ministero dell’Ambiente ha consentito che venissero effettuate braccate nell’Area Protetta: da una parte i cacciatori abbattono i suini selvatici dentro il Parco, dall’altra nutrono gli stessi ungulati fuori dal Parco. E’ incredibile che si spendano in questa maniera soldi pubblici che potrebbero essere destinati a risarcire i danni all’agricoltura e ad una più oculata gestione dell’intera fauna. Nutrire in maniera sistematica e massiccia gruppi di cinghiali, significa abbassare, di molto, il tasso di mortalità naturale, forse non è un caso che questo accada proprio in coincidenza di un’estate eccezionalmente siccitosa come quella in corso: è scientificamente provato che altrimenti la mortalità dei piccoli di cinghiale supererebbe il 50%. Inoltre, il cibo sparso fuori dall’Area Protetta è una ghiotta alternativa a quello usato come esca nelle trappole del Parco, diminuendo così l’efficacia delle catture. I foraggiamenti sono del tutto inutili per impedire il nomadismo dei cinghiali: in un territorio, come quello elbano, contraddistinto da aree agricole frammiste a zone abitate è impensabile controllare i movimenti e le abitudini alimentari di animali che possono effettuare in una notte spostamenti di decine di km. E’ folle impegnare notevoli risorse economiche e umane per ridurre la popolazione e poi impedire che la selezione naturale limiti l’espansione demografica dei cinghiali. Legambiente rivolge un appello alla Provincia di Livorno e all’A.T.C. affinchè , nell’interesse dei cittadini, non venga finanziata, ma vietata, la realizzazione di mangiatoie che sono una delle cause dell’esplosione demografica del cinghiale all’Isola d’Elba. Nel frattempo, dati incontestabili indicano che la popolazione è del tutto fuori controllo: rispetto alla passata stagione estiva (nonostante che nel periodo ottobre 2002 – marzo 2003 sono stati abbattuti circa il doppio di ungulati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) sono in aumento le segnalazioni di danni, le catture con le trappole e gli abbattimenti della Polizia Provinciale. Gli Enti preposti alla gestione della Fauna devono progettare interventi efficaci, rifuggendo dalla tentazione di cercare consensi presso le Associazioni Venatorie. Legambiente chiede al Commissario del Parco che vengano attivati, da subito, corsi per abbattitori rivolti al Corpo Forestale dello Stato , così da permettere all’Ente Parco di intervenire in maniera autonoma e incisiva sulla popolazione. Infatti, è dimostrato dai risultati degli interventi effettuati con la Polizia Provinciale che la soluzione all’emergenza cinghiali esiste: abbattimenti alla cerca e all’aspetto che si sono rivelati più efficaci e molto meno dannosi per la piccola fauna delle tradizionali braccate. Inoltre, sarebbe necessario che il Parco verificasse, con uno studio specifico, l’impatto devastante degli ungulati sulla flora endemica e sulla piccola fauna; infatti alcuni rilievi preliminari fanno presupporre come gravissimo il danno ecologico, tale da configurare un vero e proprio disastro ambientale. Provincia e Parco superino, nell’interesse dei cittadini e dell’ambiente, i contrasti politici e definiscano un piano di azioni coordinate per risolvere l’emergenza cinghiali e un accordo immediato per estendere all’Area Protetta gli interventi di abbattimento effettuati dalla Polizia Provinciale.


cinghiali bosco

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