Giorni fa è stato avviato un dibattito sulle inopportune lodi a Mussolini; tento di contribuire. Dalla Costituzione e da altre leggi attuative, si deduce che si possa cadere nell'apologia del fascismo se "pubblicamente si esaltano esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche". E questo è stato fatto dalle pagine di Elbareport, ma senza dubbio anche in mille altri luoghi d'Italia. Ora Mussolini si dice sia stato un certo esponente di rilievo del fascismo. Se qualcuno loda le sue capacità di manager, la sua conduzione politico-economica dello Stivale, durante il ventennio, può cadere nell'apologia? Pare. Ad un fine giurista la risposta certa. Ma non rivendico la denuncia di chi fa tali affermazioni, credo nella massima libertà d'espressione, compresa quella che sto criticando. Certo se ci sono leggi che vietano di osannare Mussolini, bisogna rispettarle e farle rispettare, oppure si cambino le leggi. Il direttore, Sergio Rossi, su questo argomento ha già tagliato la testa al toro. Mi è venuto però di ribadire con qualche riflessione bonaria, perché trovo incredibile che ancora oggi si tenti di parlar bene di certi aspetti del fascismo. Davvero curioso, per dirla col sorriso, glorificare il duce per la sua gestione del paese Italia, e poi sbrigarsela dicendo "certo poi ne ha combinate..."o qualcosa del genere. Un po' come dire, con le dovute proporzioni, che la Cianciulli era un'eccellente numismatica, si fa per dire, però peccato che abbia saponificato diverse persone. Può avere poco senso dire bene, in qualunque modo, di chi è stato condannato dalla storia. Al limite si può avere pietà, perdonare. Il perdono, per chi riesce a darlo, è una bella cosa, ma di solito lo si può fare per casi singoli, personali, non quando c'è di mezzo una nazione e qualcosa di più. E guarda caso l'onorevole Fini, saggiamente, anche per sperare di avere un crescente ruolo nella società democratica, ha preso le distanze dal fascismo. Ha invitato quelli della destra a fare tale scelta di campo netta, alla faccia di tanti nostalgici. Ecco che mettere in evidenza talune capacità di Mussolini, a fronte dei misfatti compiuti dal dittatore o da chi per lui, risulta assurdo. E ancora un dettaglio: troppo facile farsi belli da dittatori, agli occhi di tutti i sudditi. C'è una pubblicità che esprime bene il concetto dicendo" Ti piace vincere facile?" C'è, infatti, un po' di differenza tra chi agisce in una democrazia e chi in un regime totalitario. E’ pur vero che la nostra democrazia malata, è ancora ben lontana da realizzare pienamente i principi espressi dalla Costituzione. Ma ci sono anni luce tra le azioni di un despota e un parlamento che prova ad applicare le regole e progettare il futuro, e spesso non ci riesce. Sappiamo che la sete di potere e i privilegi conseguenti, offuscano le menti di quasi tutti i politici. In ogni caso sempre meglio una democrazia e tale sentenza viene da ogni parte del mondo e ce lo ha detto anche la vita di Sandro Pertini, esemplare, forse irripetibile. Carcerato e al confino per oltre 16 anni sotto il fascismo, si batté poi nella Resistenza, contribuì a fondare la Repubblica e ancora avanti fino a diventare il primo cittadino d'Italia. A lui non piacque vincere facile. Dedicò la vita alla democrazia con un cammino di sofferenza, per poi arrivare a fare appelli al disarmo mondiale e la fratellanza tra i popoli. Ben altra storia. Quindi non si può riabilitare in alcun modo Mussolini, un tentativo maldestro che può coincidere anche con l'apologia. Il duce, come tutti i prepotenti del mondo, non poteva stare al gioco democratico e si prese il potere assoluto. Non si può riscrivere la storia, questo è successo. Per lui fu molto "gustoso" essere un dittatore e scorrazzare in lungo e in largo per l’Italia, portando poi il paese allo sfascio. Ci sono tanti che hanno giocato o giocano sulla vita del paese. Attenzione ai Mussolini del passato e del presente. Mandiamoli a casa, o, quando è il caso, in galera.
Sandro Pertini