Pianosa già nota con il lugubre appellativo di "Isola del Diavolo" diverrà a breve "L'Isola degli amori, ancorché galeotti", con la realizzazione delle "stanze dell'affettività carceraria?" La notizia parrebbe avere deciso fondamento ed a rilanciarla è l'ANSA di cui riportiamo il testo di un dispaccio: "Il Carcere di Pianosa diverra' la prima struttura detentiva italiana destinata alla sperimentazione delle cosiddette "stanze dell'affettività" ovvero luoghi dove i detenuti potranno avere momenti di intimità con i propri partner. Lo ha dichiarato stamani a Pisa il Dirigente Regionale del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria (Dap) Maria Pia Giuffrida, nel corso della presentazione del libro "Lisistrata incatenata, da le Mantellate ai giorni nostri. Mezzo secolo di sopravvivenza carceraria al femminile". Il problema della sessualità in carcere, già affrontato in molti paesi occidentali, vede l'Italia in forte ritardo dopo che, circa dieci anni or sono, l'allora Direttore Generale del Dap Michele Coiro, dette disposizione a tutti i direttori dei penitenziari, di predisporre spazi destinati a questa funzione. Il carcere di Pianosa ospita, attualmente, soltanto alcuni detenuti in regime di semilibertà, ma già nei mesi scorsi era stato annunciato, con l'esponenziale crescita della popolazione detenuta, il suo totale recupero. La Giuffrida, nell'occasione, ha auspicato anche la realizzazione, non solo in Toscana, di strutture Icam (Istituto di custodia attenuata per detenute madri) la cui prima, positiva esperienza, è stata fatta dalle detenute madri di San Vittore, trasferite, da oltre un anno in una sorta di Casa famiglia alle porte di Milano. C'è nella notizia però un'altra notizia dai riflessi maggiori, almeno per la comunità locale, la fonte giornalistica parla infatti di pieno recupero della struttura carceraria, da parte del ministero di grazia e giustizia dandolo addirittura per scontato. Le volontà ministeriali (ergo del nuovo governo) sarebbero quindi quelle di fermare ed invertire il processo di liberalizzazione dell'Isola e di conseguenza il suo uso "turistico" che si andava affermando ancorchè rapportandosi necessariamente con le esigenze di salvaguardia dettate dal suo essere inserita totalmente nel territorio del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. A questo punto la domanda che sorge è: ma quanto è compatibile (se lo è) con lo status di "area protetta" con il supposto "pieno recupero" carcerario di Pianosa? E' vero che la Giuffrida non parla di riportare i detenuti delle sezioni storiche pianosine ma è pur vero che afferma: "Com'è noto il carcere di massima sicurezza dell'isola è stato chiuso da tempo, ma continuiamo noi a gestire alcune attività, relativamente all'ordinaria manutenzione, ed una sezione di semiliberi (articolo 21) in uscita dal carcere di Porto Azzurro con alcuni agenti di polizia per il necessario controllo. Tutto ciò di intesa con l'ente parco ee con la soprintendenza regionale per i beni archeoligici in collaborazione con associazioni e coperative L'intenzione, in accordo anche con il ministero per i Beni Culturali è proprio quello di rivitalizzare Pianosa .... si tratta di un progetto concreto che ho presentato alcuni giorni fa almio capo dipartimento nell'ambito del rilancio dell'isola come non-carcere, una colonia, non penale per bambini con mamme detenute in permesso soprattutto per i periodi primaverili ed estivi ..." Solo un primo passo cioè verso i veri e propri "ricongiungimenti affettivi" dei nuclei familiari. Ma come tutto ciò potra integrarsi con i diversi progetti ed intendimenti che in molti soggetti (facciamo troppi che è meglio)nutrono su Pianosa è da verificare, abbondantemente.
Pianosa