Sembra che la sorte di un centinaio di esemplari di Pernice rossa (Alectoris rufa) elbana sia segnata. Domenica mattina 21 settembre, con l’apertura della caccia nell’area di Valle Buia Castancoli in Comune di Campo, una cinquantina di coppie superstiti concluderanno la loro esistenza da esemplari di una popolazione di elevato interesse conservazionistico, per la qualità del loro patrimonio genetico indigeno, diventando prede da carniere, nella massima legalità e in modo assolutamente regolare. La specie Pernice rossa è infatti cacciabile in Italia, il calendario venatorio provinciale di Livorno stabilisce i periodi apertura dell’attività venatoria e indica il numero massimo di capi da abbattere per singolo cacciatore. Nel documento è indicata altresì la localizzazione delle aree aperte alla caccia, stabilite di anno in anno, in base alle richieste degli istituti venatori. Tra questi i diversi ATC (Ambiti Territoriali di Caccia) che suddividono l’ambito provinciale in aree di specifica pertinenza sulle quali spetta loro valutare le condizioni per aprire nuovi territori ed eventualmente chiuderne altri, secondo piani gestionali tecnici. Sull’Elba l’ATC 10 avrà inoltrato la proposta alla Provincia per ampliare nel 2008 l’area aperta nella località Valle Buia e la richiesta deve essere stata considerata positivamente. Il problema non è la caccia aperta alla Pernice rossa, ma alle pernici rosse che sono a Valle Buia. Nella maggior parte dei casi, quando si spara alla Pernice rossa non si fa un grosso danno perché per lo più si tratta di esemplari provenienti da azioni di ripopolamento, in cui si utilizzano capi allevati in cattività o acquistati altrove. In questi casi il prelievo si attua su esemplari che non hanno significato per il quadro faunistico locale. A Valle Buia invece è un guaio! La nuova zona è stata inclusa nelle aree aperte dopo i 5 anni di rispetto perchè era stata percorsa dal fuoco, quindi l’inclusione è del tutto regolare, possono essere cacciate altre specie senza problemi, ma in quell’area le pernici rosse sono un tesoro dell’Elba. Sono Franca Zanichelli, il direttore del PNAT, non sto facendo una questione di problemi connessi alla gestione dell’area protetta o esternazioni anticaccia, sia ben chiaro, ma come zoologa, da oltre 30 anni impegnata per la riqualificazione del patrimonio naturale, mi sento in dovere di segnalare questa criticità per il quadro faunistico locale. Sono venuta a conoscenza del problema venatorio sulle pernici rosse elbane doc, grazie ad una segnalazione che mi è pervenuta solo ieri pomeriggio da altri faunisti che fanno ricerca genetica e operano a livello scientifico nazionale in stretto contatto con l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica di Bologna. Mi hanno lanciato un appello, essendo per lavoro proprio qui sul territorio, per evitare di annientare questo prezioso patrimonio per la conservazione. Ora cosa si può fare? E’ tardi per fare qualche azione concreta sul piano delle eccezioni alle regole adotatte, quindi mi appello semplicemente al mondo venatorio che andrà a Valle Buia da domenica in poi a cacciare. Per cortesia, risparmiate queste pernici, in modo da permettere di organizzare tempestivamente con alcuni specialisti una cattura di 20/30 esemplari da poterle riambientare per realizzare un’ area di mantenimento ex situ, in una situazione ecologica adatta, da qualche parte nel territorio protetto di questa isola Elba o altrove in un’altra isola. Non ci eravamo mossi per tempo per avviare questo progetto perché pensavamo che la persistenza del divieto venatorio nella loro area originale fosse al momento una condizione sicura, ma la riapertura dopo i 5 anni era sfuggita a tutti. Concludo questa nota, auspicando che l’obiettivo di mantenere questo nucleo con una marcata qualità del patrimonio genetico venga interpretato come una attività significativa di gestione faunistica e possa essere considerato come una collaborazione anche per il futuro. La pratica venatoria qui all’Elba è mantenimento della tradizione e occasione di rafforzamento della socialità tra la gente che abita questi territori. Un tempo il rapporto con la selvaggina era molto legato alla disponibilità di risorse alimentari aggiuntive, oggi l’attività è più collegata al piacere di condividere l’uso tradizionale del tempo libero. Lasciare tranquille le pernici originali di Valle Buia potrebbe essere un patto di cultura dei cacciatori per la loro terra e un’autorevole assunzione di responsabilità. Mi piacerebbe che potesse avverarsi!
Pernice Liberazione 1