Caro Direttore, In riferimento allo scambio con Martinenghi sul numero di ieri (Semiapologia del fascismo), permettimi di meravigliarmi di come un uomo esperto come te sia caduto nel facile tranello marteninghiano. L'interpretazione della modernità e dell'innovazione del fascismo è argomento di discussione decennale complesso tra storici, storiografi e sociologi e dovrebbe esulare dalla propria ideologia. Chiuderlo in uno sterile dibattito tra quello che bene e male è fortemente limitativo. La storiografia marxista per prima (con Togliatti stesso) intravedeva la natura moderna della dittatura, del tutto diversa dai regimi autoritari ottocenteschi. Il fascismo rappresenta, secondo molti studiosi, un tipico esempio di modernizzazione autoritaria superando il concetto di incompatibilità tra sviluppo e dittatura, tra la modernità, intesa come crescita sociale e sviluppo delle forze produttive e l'affermazione di un regime totalitario. E' indubbio che il periodo di innovazione del fascismo abbia dato un enorme impulso alla modernità del paese (ed in questo ha ragione Martinenghi). Ma è altrettanto vero che tali opere sono state molto spesso (anzi sempre) strumento di propaganda di un regime liberticida e totalitario, e per questi motivi, odioso. Mi meraviglio ancora di più che un profondo conoscitore della vita elbana come te, analizzi la situazione campese come se avesse vissuto fino ad adesso a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso. Tu affermi che in caso di sconfitta della destra campese alle prossime elezioni amministrative le cause sarebbero solo due: a) la destra non ha saputo fare opposizione (se fosse è vero, la colpa in questo caso sarebbe anche e soprattutto mia) b) le proposte amministrative non sono risultate credibili per la cittadinanza. Aggiungerei due punti: c) che molti uomini di destra sono passati dall'altra parte per i soliti motivi di convenienza d) che i dirigenti di partito, non conoscendo bene la realtà locale hanno continuato a sbagliare strategia e uomini. Il resto è aria fritta. Con stima. Gianluigi Palombi Caro Gianluigi Per brevità quanto alla prima parte della tua analisi rimando a quanto scrive (con molta più scienza di me) Franco Cambi in controcopertina. Aggiungo e ammetto solo che forse era una risposta tranchant e scocciata al buon Martinenghi che però mi pare eccessivamente alla caccia disperata di polemiche e conseguente visibilità, ed al quale non posso dedicare più di tanto tempo, avendo anche cose più urgenti da fare. Per quanto riguarda la situazione campese sarà pure brutale ma confermo che ho detto, aggiungendoci buona parte di quello che dici (che però davo per scontato). Vedi Gianluigi chi mi frequenta mi ha sentito ripetere fino allo spappolamento gonadico l'elogio della coerenza politica e noiosissime tirate sulla nominalità e sulla sostanzialità. Come dire: E' di sinistra chi fa cose di sinistra non chi semplicemente si proclama di sinistra. E' probabibile che la stessa cosa si possa dire per la destra che conosco un po' di meno. Temo che all'Elba manchino tanto una sinistra certa e seria quanto una destra certa e seria, e sono certo che tanto da una parte quanto dall'altra si registri una carenza di originalità e di idee, in pratica che ci sia un gap da colmare tra la cultura della classe dirigente elbana ed i compiti ai quali dovrebbe attendere. Stammi bene
Duce Piccola