Egregio direttore di Elbareport, le scrivo un po’ sorpreso non per la censura del Suo giornale alla notizia della mia candidatura – si sa che a volte si perde il pelo ma non il vizio – ma per il contenuto della vignetta satirica con la mia foto nel verde. Chi l’ha fatta si firma “ferajese” ma la frase dialettale che mi mette in bocca è sarda, non elbana. Una svista o un modo di darmi del “pastore sardo”? Per me ovviamente nessun problema, ma è una curiosità che spero Lei sia in grado di soddisfare. Cordialità, Suo Stefano Martinenghi Martinenghi carissimo In ordine: a) Della sua candidatura abbiamo letto solo su altri organi d'informazione nessuna mail in argomento mi risulta arrivata (idem dicasi per la nota di Zingoni con cui veniva entusiasticamente accolta) e di solito non pubblichiamo comunicati che non ci sono stati inviati. b) La forma idiomatica usata dalla nostra Ida è al contrario di quanto lei afferma (forse fuorviato dallo scambiare un "Aù!" per un "Aiò")non è affatto sarda ma ferajese, ed anche pura in quanto arcaica. Il raddoppiamento della delle consonanti nei sostantivi o nelle forme verbali (es robba per roba, rubbare per rubare, e nel caso viddi per vidi) era infatti abbastanza d'uso comune tra gli abitanti di Cosimopoli e contado. L'espressione "Aù ti viddi!" che anni fa ebbe molta fortuna, veniva pronunciata per sottolineare un atteggiamento contemporaneamente incredulo e canzonatorio, a commento giocoso di vanterie, esagerazioni, propositi senza senso della misura, e risultava un po' meno pesante delle similari "Aù baule!" e "Aù brodo!". c)Se anche fosse (e non è) come lei dice Ida le avrebbe fatto un complimento poichè so che come me considera il popolo sardo come fiero e nobile, e la professione del pastore come profondamente rispettabile. Sa, Martinenghi, gli elbani normalmente sentono con i sardi, come con i Corsi, i siculi una contiguità culturale, una fratellanza insulare e mediterranea, una comunanza che non provano solitamente per i rufolacervelli padani. Comunque a proposito di inesattezze le segnalo che ha preso una cantonata sull'autore del famoso "E' meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora" (personalmente sarei d'accordo con l'indimenticabile Massimo Troisi ".. nun se putesse fa' un cinquant'anne da orsacchiotto?"). La frase non fu coniata da Sua Eccellenza il Cavalier Benito Mussolini (non lo chiami Puzzone che a Campo perde voti) ma da un ignoto milite, essa fu infatti trovata scritta sulle rovine di una casa dopo la battaglia del Piave, così diceva il mio sussidiario di quinta elementare che di solito era fonte attendibile. La lascio ai suoi pressanti impegni elettorali
Martinenghi fotovignetta