Leggo –purtroppo con qualche giorno di ritardo- le dichiarazione dell’ex collega Renzo Moschini a proposito di un mio intervento sul tema, tutto politico, delle gestione dei Parchi e delle Aree protette dopo le dichiarazioni (ammettiamolo- un po’ sommarie ed improvvisate) del Ministro Prestigiacomo sull’eventuale coinvolgimento della iniziativa privata ed anche dopo l’autorevole richiamo del Prof. Giuseppe Cognetti a soluzioni vantaggiose dal punto di vista economico purché supportate da una seria analisi scientifica circa situazioni ed effetti. Ergendosi –come probabilmente è- a Gran Guardiano della sacralità ambientale dei Parchi e delle Aree protette italiane, nonché di gran conoscitore delle teorie di Bateson (Bateston nel mio intervento per un refuso, ma anche Moschini mi spaccia per Presidente di Marevivo, facendo infuriare –immagino- Rosalba Giugni per questa indebita invasione di campo), il nostro approfitta della mia scarsa dimestichezza con una materia riservata a pochi eletti, per impartirmi qualche lezione comportamentale e di stile e poi –sostanzialmente per accusare me e la mia Associazione (Mareamico, Moschini, non Marevivo) di esser passati armi e bagagli tra gli affossatori dell’Ambiente e tra gli assalitori, estivi o meno. Premesso che come Presentatore e Relatore della legge sulla Difesa del Mare (il primo serio provvedimento in materia che, purtroppo il Superministro Tremonti sta ora smontando pezzo per pezzo –altro che polemiche sui Parchi!) potrei anche sentirmi offeso da tanta improntitudine, ribadisco l’opinione che nelle dichiarazioni della Prestigiacomo potrebbe esserci del buono. Il tema, al solito, non è chi fa (direbbe il Maestro Mao) ma come si fa, con quali vincoli, con quali garanzie, con quali risorse, con quali obbiettivi. Quindi che potenzialmente –come del resto avviene in altri Paesi europei con generale soddisfazione- i “Privati” siano coinvolti nella gestione economica di Parchi ed Aree protette, non mi scandalizza più di tanto, come non mi scandalizza che alcune di queste aree siano gestite da Associazioni ambientaliste…con metodi privatistici. Anzi questa potrebbe essere davvero la proposta vincente per rilanciare zone –come l’Isola d’Elba- ad altissima potenzialità ambientale, soprattutto in periodi di crisi dei flussi turistici, come l’attuale. Da sempre sono convinto che possa tranquillamente applicarsi alla zone protette l’idea che protezione ambientale e profittabilità economica non siano temi tra loro antitetici e che la conservazione ambientale rappresenti un interesse generale, non riservato a pochi eletti. Sarei invece molto preoccupato se la tiritera di Moschini nascondesse la solita richiesta al Governo o alle Regioni, a seconda delle competenze: dateci più soldi, magari poi per disperderli in missioni all’estero, convegni, indennità, stampe patinate di improbabili opuscoli, ecc. Anche perché –con i chiari di luna attuali- c’è davvero poco da sperare. Vorrei infine spendere una parola per le ingenerose ed ingiuste polemiche che hanno fatto seguito agli interventi del Prof. Giuseppe Cognetti. Cognetti ha solo fatto proposte improntate ad equilibrio e buon senso. Difficile non essere d’accordo salvo ci sia un preordinato pregiudizio. On. Pino Lucchesi, Presidente “Mareamico” Lucchesi si incavola Pino Lucchesi ha tardato a rispondermi ma lo ha fatto senza tanti complimenti. Cercherò –non da Gran Guardiano dei parchi e spero senza improntitudine di cui con garbo mi accusa- di chiarire che a differenza di lui non vedo del buono nelle sortite del ministro. Prima però vorrei sapere perché non abbia fatto nella sua incavolata risposta alcun riferimento alle aree marine protette e alle commissioni di riserva ossia ad una gestione affidata ad una duplicazione di organi. E poiché richiama le legge sul mare che Tremonti sta smontando pezzo a pezzo trovo singolare e strano questo silenzio. E lo trovo ancor più strano visto che siamo in tempi di vacche magre e tutti sono a caccia di sprechi. Ed è ancor più strano che il buono ( poco par di capire) che lui trova nelle dichiarazioni del ministro riguardando il ruolo dei privati gli faccia dimenticare che da tempo i parchi -e non solo- propongono per le aree protette marine il coinvolgimento delle associazioni dei pescatori, come alcune regioni – vedi l’Emilia –Romagna- abbiano già coinvolto per legge nella gestione delle loro aree protette regionali le associazioni degli agricoltori. Se il ministro scopre l’acqua calda e con grave ritardo, Lucchesi che sicuramente conosce di più e meglio i parchi perché fa finta di niente? E poi, perché il privato dovrebbe impegnarsi di più se le istituzioni si stanno impegnando molto di meno e con argomenti che non reggono.
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