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La questione idrica elbana da tre punti di vista

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 27 agosto 2008

ACQUE FANTASMA Testimonianza del giornalista Romano Bartoloni con casa a Poggio da diversi lustri In questi giorni di crisi idrica, che rievocano all’Elba i tempi delle estati della grande sete, Poggio rappresenta l’estremo caso paradossale di un sistema legato in esclusiva alle disponibilità dell’acquedotto sottomarino. Il borgo di Marciana, che si affaccia sulla costa occidentale alle pendici del monte Capanne, ha risorse d’acqua alla portata di mano e capaci di soddisfare le esigenze non soltanto della propria popolazione estiva ma anche quella dei dintorni. Il paese è allacciato da diversi anni a un deposito naturale sul monte Perone, scoperto e valorizzato dall’intraprendenza dei propri abitanti. Usato per l’emergenza, oggi è stato abbandonato e le pompe elettriche di sollevamento sono fuori d’uso perché non è stato rinnovato il contratto con l’Enel. Un’antica limpida sorgente, che sgorga non lontano dalla più famosa fonte di Napoleone, non viene incanalata anche essa nell’acquedotto principale perché ancora senza un certificato sanitario di garanzia, tuttavia è sfruttato dagli operatori ecologici del Municipio per innaffiare fiori e piante della piazza del Castagneto in un abitato con i rubinetti all’asciutto. Ci si interroga se ci siano altri casi di anomalia idrica fra i paesi elbani di collina e di montagna. Per esempio,i marcianesi si chiedono e chiedono che fine abbia fatto la riserva idrica del grande deposito (si dice di ben 2500 metri cubi!) ricavato nella vicina ex cava di caolino. Non si dimentichi che fino a 60 anni fa le acque dolci di questi versanti montani raffreddavano le industrie ferriere di Portoferraio. RB DISSALATORI? NON E' PROPRIO IL CASO L'acqua dissalata - scrive Marcello Meneghin - la si dovrebbe comunque conservare in grandi serbatoi, e allora perchè non usare quella piovana che non ha costi di produzione? Mi riferisco alla nota del 24.08.2008 del turista: l'Elba ha bisogno di un dissalatore. A mio avviso è necessario ricorrere ai dissalatori nelle areedesertiche dove l'acqua manca del tutto ma pensare di utilizzarlo dove tale elemento abbonda mi sembra la cosa più irrazionale che si possa immaginare. Nel caso particolare dell'Elba i motivi sono molti. Innanzitutto le modalità di richiesta idrica elbana e quelle di produttività dei dissalatori che sono nettamente in antitesi. All'Elba si hanno consumi elevatissimi concentrati in un periodo estivo molto breve. Occorre quindi moltissima acqua per poche settimane. Proprio il contrario di ciò che fanno i dissalatori i quali producono una portata relativamente bassa per periodi molto lunghi. Una volta messo a regime il dissalatore non conviene fermarlo. Il rimedio è la costruzione di un grande serbatoio di compensazione atto ad accumulare la piccola ma duratura portata del dissalatore quando funziona per restituirla nei momenti di punta. Ma allora non è meglio raccogliere l'acqua potabile che viene dal cielo?. Da rilevare che, una volta passata l'estate, non conviene più tenere in funzione il dissalatore, essendo più che sufficenti gli esistenti acquedotti: il dissalatore resterà quindi spesso fermo con i problemi di manutenzione ed economici di una apparecchiatura costosissima ma poco utilizzata. Ma si obbietta sono in vista futuri cambiamenti climatici che possono compromettere la piovosità dell'Isola. Ripeto ancora che i consumi idrici dell'Elba sono elevati per pochi giorni ed il volume disponibile è molto molto superiore alle più pessimistiche previsioni. Il problema, in definitiva, si riduce solo alla presenza di un grande serbatoio, comunque costruito. A tal proposito faccio rilevare come sussistano fior di esperienze dirette di sistemi di accumulo di acque che piovono fuori stagione. Tra tutti segnalo la ricarica artificiale di falda che consiste nell'iniettare nel sottosuolo grandi volumi d'acqua durante tutto l'anno per raccoglierli al momento del bisogno. Segnalo anche il progetto del prof. Megale dell'Università di Pisa che, per l'Isola d'Elba, raggiungeva lo stesso risultato per via naturale realizzando un enorme bacino in materiale permeabile ed ottenuto circondando la piana di Marina di Campo con diaframmi soterranei ed infine il mio progetto dialleria/serbatoio visibile su http://altratecnica.3000.it . Tutti questi sistemi offrono, sicuramente a costi di esercizio infinitamente minori, un vantaggio che sicuramente non hanno i dissalatori e cioè il dare portate molto rilevanti concentrate in pochi giorni. Le poche ed incomplete notizie date mi sembrano sufficienti per consigliare cautela nelle decisioni di installazione dei dissalatori all'Isola d'Elba. Marcello Meneghin LA REGIONE DEVE ASSUMERE UN RUOLO DECISO PER RISOLVERE LA CRISI IDRICA Angelo Drusiani - Giornalista de Il Sole 24ore - auspica interventi di ricerca e progettuali di cui la Regione Toscana, fruendo di finanziamenti europei dovrebbe farsi carico Ciao Sergio, anch’io, come altri lettori che mi hanno preceduto, vorrei esprimere un mio parere in merito alla carenza d’acqua nella tua isola. Debbo premettere che trovo incredibile che una regione nota in tutto il mondo, per il fascino del suo territorio, consenta che una parte del territorio stesso, nel 2008, debba vivere la triste problematica legata alla fornitura idrica. Ancora più sorprendente è che a soffrirne, e non da oggi, sia un’isola, come la tua, che di falde acquifere ne ha tante: diversamente non si spiegherebbe la presenza massiccia di boschi. Di sorgenti sul versante del Monte Perone penso ve ne siano non poche, una delle quali consente ad una società di imbottigliarne il flusso, da vendere sul mercato sotto forma di acqua minerale. Proprio a Poggio mi riferisco, perché è nel paesino collinare che trascorro una parte delle mie vacanze. Ebbene, nei giorni passati si è a lungo utilizzato un sistema molto artigianale, ma efficace, per depositare acqua nei serbatoi di cui molte case, o quasi tutte, dispongono, per fronteggiare le situazioni d’emergenza. Mi fa molto male pensare che questa sorta di rassegnazione popolare induca i costruttori o gli abitanti a munirsi di un mini invaso personale, per evitare di restare all’asciutto. Io trovo difficile da capire come molta acqua delle sorgenti, oltre a quella piovana, che nel 2008 è stata generosa, se confrontata con quella degl’anni passati, debba essere dispersa, senza che si progetti la costruzione di bacini che ne consentano il recupero, soprattutto nei mesi invernali. Non volermene se cito nuovamente Poggio, ma l’acqua che esce dalla fontanella accanto allo stabilimento, naturalmente nei mesi di scarsa presenza turistica, sarebbe più opportuno finisse in qualche laghetto, pronta ad essere utilizzata nei periodi di affollamento turistico. Esistono numerose istituzioni che, a livello mondiale, si dedicano al finanziamento di opere simili e non capisco perché la Regione Toscana, intendo l’Amministrazione pubblica, in questo caso, non si faccia carico di dar vita ad uno studio di fattibilità. Le previsioni sul cambiamento del clima sono preoccupanti e non vedo perché non ci si debba attrezzare fin d’ora nella ricerca di soluzioni in materia di raccolta della acque di sorgive o piovane. Non credo che, nel corso degl’anni a venire, il problema acqua sarà molto diverso dal problema petrolio: mi auguro che i prezzi al litro non tendano ad avvicinarsi! Banca Europea per gli Investimenti o Banca Mondiale sviluppano la loro attività al fine di alleviare le problematiche che affliggono le popolazioni. In quest’ottica, l’Istituzione regionale potrebbe iniziare un percorso, per ridurre la dipendenza degl’abitanti della tua isola da forniture esterne. Non mi sorprenderebbe che uno studio accurato rilevasse una presenza d’acqua sotterranea addirittura superiore al fabbisogno locale. Io mi riferisco alla Regione, come Istituzione, come avrai notato, nelle ultime righe, cui va rivolto un caldo invito ad intervenire: spero abbia a cuore il problema dell’isola. Tu che ne pensi? Angelo Drusiani Caro Angelo – Come disse un noto umorista, in merito al che fare nella specifica situazione dell’Elba, ho poche idee, in compenso molto confuse, pure se (non fosse altro per tradizione familiare: mio padre e mio fratello hanno scavato forse qualche centinaio di pozzi “romani” all’isola, ho una pluralità di idraulici tra i congiunti) qualcosina ne dovrei sapere. Sicuramente ne sa più di me Paolo Gasparri e mi sentirei, per iniziare, di rimandare un po' tutti alle lettura del suo interessante articolo pubblicato sabato 23 agosto in Controcopertina, di mio faccio solo qualche considerazione: La vicenda degli invasi è, a quanto mi risulta piuttosto complessa mi convince “a pelle” poco la teoria del maxi-invaso (credo che niente di maxi si sposi con le dimensioni elbane) ma penso che qualcosa si potrebbe fare con la creazione di bacini di dimensioni più contenute laddove oltre le salvaguardie vigenti si tenga conto di tre aspetti: la sicurezza (tenere sopra la testa qualche migliaio di tonnellate d’acqua non è il massimo della vita) il paesaggio, l’equilibrio ambientale. Credo però che molto lo si potrebbe fare con un consumo più avvertito. In tal senso oltre alla eliminazione degli sprechi passivi (le perdite che si verificano per le condizioni di vetustà di una parte della rete) si potrebbe incidere sugli sprechi attivi con interventi di depurazione e riciclo delle acque di scarico che sono una risorsa idrica che non sappiamo sfruttare e che in paesi più civili del nostro viene invece largamente utilizzata. E’ una assurdità gettare in mare 5 litri di ottima acqua potabile per smaltire 0,2 litri di pipì e pure meno, è un’assurdità lavare con acqua buona le auto, innaffiare i giardini. Depurazione, riciclo e doppi circuiti di acqua potabile e acqua depurata (insieme a politiche tariffarie opportunamente incentivanti) potrebbero costituire una nuova sorgente. Certo si tratterebbe di una “rivoluzione idrica” che necessiterebbe di investimenti notevolissimi ma con benefici indotti su fronti diversi pure perché si dovrebbe rimettere le mani anche su un sistema fognario che in molte zone (es. Portoferraio) non brilla per funzionalità e va in tilt ad ogni acquazzone.


fosso val di denari

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Fosso della Madonnina foce

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Poggio aerea  in volo

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